Non possiamo “trovare” Dio ma possiamo andare dove ci sta cercando
Riflessioni di padre Terrance Klein* pubblicate sul sito del settimanale gesuita America (Stati Uniti) il 29 gennaio 2020, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Lawrence non verrà in chiesa stamattina. È caduto sul ghiaccio mentre attraversava Main Street, ed è veramente messo male. Così mi venne riferito, ed era vero: Lawrence aveva un occhio nero e diverse escoriazioni violacee sul volto, sulle gambe e sulle braccia. Era come se quell’uomo di più di novant’anni fosse stato preso a pugni.
Lawrence disse con un singhiozzo: “Padre, mi sono conciato per le feste, peggio di quanto abbia fatto Hitler”. Lawrence era ufficiale medico nell’esercito, e ha partecipato all’invasione della Germania. Forse è stata l’esperienza della guerra che gli ha inculcato un forte senso della sicurezza di stare assieme agli altri, vicino ai propri compagni.
Come molti altri della sua generazione, Lawrence era sempre presente alla Messa domenicale, e alla fine era andato a vivere in una casa situata di fronte alla chiesa, in modo da poter andare a Messa tutti i giorni. Negli ultimi anni ascoltava diligentemente chi gli parlava della sua sicurezza, ma non si fermava comunque, come un amante compulsivo.
Quest’anno la festa della Presentazione al Tempio (Luca 2:22-40.) cade di domenica, e ci presenta una tenera scena tratta dal Vangelo. Nel Tempio, l’anziano Simeone prende il bambin Gesù tra le sue braccia e loda la fedeltà di Dio; gli fa eco Anna, anche lei avanti con gli anni.
Questo bambino costituisce l’entrata inaspettata e immeritata di Dio nel nostro mondo, un Dio che non può restare ingabbiato da nessuna cultura, culto o codice. Notiamo comunque come questa grande sorpresa di Dio sia portata al Tempio in maniera molto umile, in quel Tempio la cui fine è vicina. Lì, il bambino viene ricevuto da persone umili.
Se la domanda fosse: dove dobbiamo cercare Dio? allora la risposta dovrebbe essere: dove potremmo non trovarlo, soprattutto quando è Lui a venirci sempre a cercare? Ma non è una domanda da farsi: che presunzione senza limiti pensare che noi dovremmo cercare Dio!
Noi usiamo la parola “Dio” per parlare di ciò che è molto più grande di noi, troppo, perché possiamo cercarlo e trovarlo. Non possiamo cercare Dio per soddisfare la nostra curiosità: è Dio che deve trovare noi, o siamo perduti.
Sappiamo in realtà solo una cosa su noi stessi: che siamo incompleti. Aneliamo a un amante che non abbiamo mai visto. Noi stessi, le nostre storie personali, sono le domande viventi a cui dobbiamo dare una risposta. In un amante ancora nascosto scopriremo il nostro sé autentico.
Dio entra nel Tempio perché Egli entra nella Storia. L’Altissimo ha fatto una promessa al suo popolo, ed Egli è fedele. L’iniziativa è sempre sua, e così dev’essere. L’unica domanda da porsi è se ci troviamo nel novero di chi si umilia e attende Dio nel Tempio.
Il Tempio di Gerusalemme è caduto; il tempio che Cristo ha promesso di riedificare continua a incontrarsi e a riunirsi per ciò che chiamiamo Eucarestia. Quanto è importante per noi la decisione di Dio di dimorare nel nostro tempo, nelle nostre strade e nelle nostre storie? Lawrence forse doveva essere più prudente, ma non è uno stupido: sapeva bene cosa e Chi si trovava dall’altro lato della strada.
Letture bibliche consigliate: Malachia 3:1-4; Ebrei 2:14-18; Luca 2:22-40.
* Padre Terrance Klein è un sacerdote della diocesi di Dodge City, nel Kansas.
Testo originale: We cannot ‘find’ God. But we can go to the place where God is seeking us.