Non potrete mai cancellare dal mio cuore l’esperienza che ho vissuto con Dio scoprendomi gay
Testimonianza di Felice sul ritiro “Quanto è bello che i fratelli vivano insieme“ del Progetto Giovani Cristiani LGBT (Napoli, 31 Ottobre/3 Novembre 2019)
“Quanto è bello che i fratelli vivano insieme“, così si intitolava il terzo ritiro del Progetto Giovani Cristiani LGBT. Nessuno ha dovuto chiedere il perché, nessuno ha dovuto esplicitarlo: non ce n’è stato bisogno, l’hanno spiegato i fatti. Quanto è bello condividere, confrontarsi, ridere, pregare, ballare, cantare insieme. Quanto è bello scoprire di non essere soli. Quanto è bello stare insieme.
E perché è così bello? Perché stare insieme, amare l’altro come un fratello, vivere chi ci sta accanto, è l’occasione più bella che abbiamo per conoscere intimamente il Signore. Dio nessuno l’ha mai visto, ma la sua presenza l’abbiamo sperimentata da sempre, perchè il Signore si fa sempre presente nell’alterità.
E mi commuove pensare che Dio, onnipotente, onniscente, perfetto, ci ha voluti liberi di amarci l’un l’altro. Si sarebbe potuto manifestare in tanti altri modi, ma ha scelto la fragile, imperfetta mediazione dei rapporti umani. Ha lasciato che fossimo noi a disvelare al prossimo il Suo volto, a scorgere il Suo sorriso in chi incrocia la nostra esistenza. Ci ha creati a sua immagine e somiglianza, perché in ognuno di noi abitasse il suo amore, la sua bontà, la sua bellezza, la sua dolcezza.
C’è stato un tempo in cui pensavo che la cosa più importante fosse raggiungere il riconoscimento del magistero, far capire a tutti che anche l’amore di un uomo per un uomo, di una donna per una donna è benedetto da Dio, farlo mettere nero su bianco su qualche documento. Ottenere giustizia.
Ad oggi invece non baratterei queste esperienze di vita, di amore, per l’approvazione altrui. Perché per me fare esperienza dell’amore di Dio è stato molto più importante del sentirmi dire “sì, hai ragione”. E se anche la chiesa istituzione dovesse continuare a considerare la mia condizione di omosessuale intrinsecamente disordinata, non potrebbe mai cancellarmi il cuore: lì è indelebilmente segnata l’esperienza di Dio che ho fatto nell’altro, proprio grazie alla mia condizione di omosessuale.
Perché attraverso l’incontro con i fratelli il Signore sta illuminando la mia vita, sta sanando le mie ferite, aiutandomi a capire che non mi ha creato per errore, ma mi ha desiderato proprio così.
Sussurrandomi dolcemente che mi ha fatto come un prodigio, che anche io, nella mia diversità, con tutti i miei irrisolti, i miei dubbi, ho diritto ad esistere. Che anche io ho la possibilità di amare ed essere amato.
Grazie Signore, è così bello vederti abitare la carne dei mie fratelli.