Neanche se uno risorgesse dai morti (Luca 16,19-31)
Riflessioni bibliche della pastora Joylin Galapon*
Ci sono due tipi di uomini sulla terra. Il racconto ce lo ricorda. Essi sono ben identificati. Essi si distinguono secondo i beni materiali che hanno: il loro stato sociale. Il giudizio basato sul vissuto del ricco e del povero Lazzaro è facile da capire perché chi di loro che ha vissuto bene godendo la sua ricchezza sulla terra non avrebbe più da attendere perché ha già fatto, sperimentato una vita sazia, ha già avuto il suo premio e quindi chi non l’ha avuto aspetta il suo turno. Ma c’è un dopo.
La giustizia di Dio si manifesta quando giungerà l’ora e nessuno vi scampa, vi sfugge. Egli giudicherà tutti secondo ciò che ciascuno ha fatto, ma non solo. Questo racconto del giudizio di Dio non è solo per il futuro ma serve per insegnare a tutti a far partecipare chiunque alla bontà di Dio. La sua volontà è che noi impariamo a vivere insieme condividendo i suoi doni. I figli di Dio sin dall’epoca di Abramo hanno avuto la stessa regola: ri-conoscere la fonte del bene.
I ricchi sono chiamati a condividere la loro ricchezza e altrettante di più i ricchi credenti imparino a fare del bene, dal momento che hanno la responsabilità di distribuirlo. Dio ci invita a non accumulare o godere da soli delle nostre ricchezze; cerchiamo di esperimentare la pienezza della gioia:<<Vi è più gioia nel dare che nel ricevere>>At 20,35. Ricordiamo che c’è l’unica fonte di ogni bene e questo sarà il motivo per noi di non tenere solo per noi stessi la bontà, la grazia di Dio. Che Egli ci aiuti a perseguire questo nostro compito: distribuire il pane di vita: materiale e spirituale.
Vangelo di Luca 16,19-31
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
.
* Joylin Galapon è laureata in teologia presso la Facoltà Valdese di Roma nel 2006, nel 2008 dopo due anni di prova il sinodo valdese la consacra pastora iscritta a ruolo nella chiesa metodista in Italia. Svolge il ministero pastorale a tempo pieno da sei anni nella chiesa metodista di Cremona e da cinque anni nella chiesa metodista di Piacenza.