Non si può capire la Bibbia se non si accetta la diversità. Intervista a Thomas Römer
Intervista* al biblista Thomas Römer a cura di Carlos Osma, pubblicata sul suo blog Homoprotestantes (Spagna) nel febbraio 2018, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Thomas Römer è docente di Bibbia ebraica all’Università di Losanna e dal 2007 occupa la cattedra La Bibbia nei suoi contesti al Collège de France. Dal 2016 è membro dell’Académie des inscriptions et belles-lettres.
Lei è considerato uno dei massimi esperti della Bibbia ebraica a livello mondiale. Cosa vuole dire a chi afferma che i grandi biblisti cristiani pongono il cristianesimo a livello dell’intelletto invece che del cuore?
Non dovrebbe esserci nessun antagonismo tra “intelletto” e “cuore”. È importante comprendere storicamente la formazione dei testi che più tardi sarebbero diventati la Bibbia, in modo da rendersi conto che quei testi provengono da contesti storici concreti e che è impossibile estrarne verità atemporali. Ma questo non esclude assolutamente una lettura spirituale o religiosa.
Il Primo Testamento è un libro che molti cristiani leggono come una legge; altri lo leggono come un romanzo, però la maggioranza della popolazione non lo ritiene più molto interessante. Cosa non dovremmo perdere di vista mentre lo leggiamo, se vogliamo sapere cosa pretende (o pretendeva) di dirci?
Non esiste “Nuovo Testamento” senza “Antico Testamento”. Non dobbiamo dimenticare che i compilatori del primo non intendevano abolire il secondo. Il Nuovo Testamento fu fissato definitivamente nel IV secolo; prima, i cristiani avevano come unica Bibbia l’”Antico Testamento”. In ogni caso, non si pensò mai che gli scritti del Nuovo Testamento potessero sostituire la Bibbia ebraica.
Come interpreta il principio della Riforma “Sola Scriptura”?
Questo principio era una critica al dogma e al magistero cattolico del Papa. È un’idea importante, perché insiste sul fatto che la Bibbia, non le dottrine della Chiesa, è la base del cristianesimo. Il pericolo sta nel concepirlo come sconnesso dal contesto storico dei testi: questo può condurre, specialmente nelle Chiese protestanti, a una comprensione fondamentalista della Bibbia.
Qualche settimana fa Donald Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale d’Israele, con grande gioia di molti cristiani fondamentalisti, che in questa azione vedono il compimento delle profezie sulla fine dei tempi che, secondo loro, sono contenute nella Bibbia. Che ne pensa?
Questo mostra il pericolo costituito da un approccio disinformato e fondamentalista della Bibbia. Trump vuole compiacere gli evangelici conservatori che hanno votato per lui. Secondo la visione apocalittica di questi evangelici, Gerusalemme deve essere la capitale di una grande Israele e il Tempio deve essere ricostruito (temo che questo prima o poi accadrà). In quel momento Gesù ritornerà e gli ebrei dovranno convertirsi: chi non lo farà, sarà ucciso. Questi evangelici sono, a dire il vero, degli strani alleati dell’ala destra dell’attuale politica israeliana.
Il racconto di Sodoma e Gomorra che appare nel libro della Genesi è servito e serve tutt’ora a giustificare la discriminazione delle persone LGTBI, incluso l’assassinio. Alcuni specialisti ritengono che non sia stato interpretato correttamente. Qual era la finalità di questa leggenda?
Il racconto di Sodoma e Gomorra parla del mancato rispetto dell’ospitalità, che era un pilastro importante delle antiche società del Vicino Oriente. Quello che gli abitanti delle città vogliono fare con gli stranieri protetti da Lot è violentarli, ma questo non ha niente a che vedere con l’omosessualità: è una violenza e una mancanza di rispetto verso la dignità umana. Anche Gesù, nel Nuovo Testamento, si riferisce a Sodoma e Gomorra come esempio di mancato rispetto dell’ospitalità.
– Quando leggo Levitico 20:13 “Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro” io non riconosco il Dio di Gesù, e lei?
Il testo parla dei ruoli di genere nell’antico Vicino Oriente. Secondo quella civiltà, l’uomo è sempre attivo e la donna sempre passiva. È inconcepibile, per gli autori di Levitico 18 e 20, che un uomo possa avere un ruolo passivo in una relazione sessuale. Questi testi, inoltre, mostrano una visione ristretta della sessualità, secondo la quale il suo unico obiettivo è la procreazione. Il loro contesto è l’accettazione della poligamia e della schiavitù e la mancanza di uguaglianza tra uomini e donne. Sono testi che non possono essere trasferiti alla nostra società del XXI secolo.
Di fronte agli attacchi del letteralismo biblico, molte persone LGTBI cristiane trovano risposte in teologie come quella della liberazione, la teologia gay e lesbica o quella queer, che spesso sono criticate per l’eccessiva libertà con cui interpretano i testi biblici. Quali sono (se ce ne sono) i limiti che secondo lei una teologia non deve oltrepassare se vuole essere biblicamente fondata?
È legittimo che le persone LGBTI cristiane o ebree considerino altri testi della Bibbia, al di là di Genesi 19 e Levitico 18 e 20, infatti ce ne sono alcuni che mostrano un’altra visione della sessualità, come il Cantico dei Cantici; la storia di Davide e Gionata, per esempio, contiene dei passaggi omoerotici. Questi riferimenti biblici sono certamente validi, però non si deve dimenticare che ogni approccio teologico basato sulla Bibbia necessita di una sforzo ermeneutico: una lettura LGTBI della Bibbia non dovrebbe dimenticare che gli autori di quei testi vivevano in una società completamente diversa dalla nostra.
Nella sua tesi di dottorato Israels Väter (Padri di Israele) sostiene che il Pentateuco è un tentativo di unificazione tra due fazioni interne al giudaismo posteriore all’esilio, tra gli esiliati a Babilonia e coloro che rimasero nel Paese. Attualmente pare che ci siano profonde differenze di opinione tra i cristiani liberali e quelli fondamentalisti nell’interpretazione della Bibbia. Cosa propone per giungere a un accordo di minima tra le due posizioni?
Non ho una risposta semplice a questa domanda. A volte questo problema mi dispera. Davvero non comprendo l’ossessione di alcuni per l’orientamento sessuale. La sessualità è una parte importante della persona, che però non può ridursi a questo aspetto. Potremmo forse essere d’accordo sull’importanza dell’apertura verso il prossimo? O anche sull’astenersi dal condannare l’altro? Lo spero, ma ne sono sempre meno sicuro.
A livello personale, essere gay l’ha aiutata, è stato un handicap o non ha influito per nulla sullo studio e l’interpretazione della Bibbia?
Essere gay non mi ha aiutato nella carriera, però non ho mai nemmeno pensato che fosse uno svantaggio. Quando ho iniziato la mia carriera accademica, nel 1980, non era così facile essere apertamente gay, nemmeno in Europa, ma senza dubbio la sincerità aiuta ad essere accettati dalla maggioranza delle persone.
Per concludere: potrebbe evidenziare almeno un insegnamento, un messaggio o un’idea della Bibbia ebraica che, secondo lei, può essere rilevante per le persone LGTBI di oggi?
La Bibbia è prima di tutto una compilazione di testi molto diversi tra loro; non si può capire la Bibbia se non si accetta la diversità. Ciascun essere umano può trovare il suo posto nella Bibbia.
Grazie mille per la sua gentilezza nel rispondere alle mie domande.
* Il passo biblico è tratto dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
Testo originale: “No puedes entender la Biblia si no aceptas la diversidad”. Entrevista a Thomas Römer.