“Non tacciano le donne” nella chiesa
Dialogo di Katya Parente con la scrittrice Paola Lazzarini
La nostra ospite di oggi è un gradito ritorno. Con noi, per questa chiacchierata, c’è Paola Lazzarini. L’abbiamo conosciuta in qualità di presidente dell’associazione Donne per la Chiesa. Ora invece è con noi in veste di scrittrice. Da poco, infatti, ha dato alle stampe la sua ultima fatica, “Non tacciano le donne in assemblea: Agire da protagoniste nella Chiesa”.
Il titolo ribalta una famosa ingiunzione di san Paolo: lo si deve intendere come un rimprovero alla Chiesa Cattolica attuale, al suo non cooptare il gentil sesso nella sua amministrazione?
È naturalmente un gioco di parole, finalizzato a mettere a fuoco le incrostazioni patriarcali che sono (com’è ovvio) contenute anche nelle Scritture, come hanno fatto molto meglio e ben prima di me le teologhe e le esegete femministe, ma è anche un invito accorato alle donne a prendere la parola.
Il tempo del rimprovero alla Chiesa ormai mi sembra passato, il fatto che si tratti di un’istituzione che proclama pari dignità (ma non riconosce pari diritti a uomini e donne, è chiaro a tutt*) penso che mostri che siamo in un tempo nuovo: quello della presa in carico della parola e del cambiamento da parte di chi è sempre stato ai margini dei luoghi decisionali ecclesiali. Insomma… basta chiedere “permesso” e “per favore” prima di alzarsi in piedi.
Come (ri)pensare al ruolo femminile nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, il ’68 e il femminismo?
Credo che stiamo vivendo una fase di grande fermento. Il Concilio Vaticano II ha aperto le porte delle facoltà teologiche alle donne, non senza difficoltà, e questo ha dato una nuova autorevolezza nel dire le cose di Dio e della Chiesa, ma è solo in questi ultimi anni che l’impegno femminista cattolico (che era sempre stato un po’ chiuso nelle accademie) è diventato un’esperienza di base, ha coinvolto e sta coinvolgendo tante donne che vivono semplicemente la propria appartenenza alla Chiesa Cattolica nell’impegno quotidiano.
Questa uscita dalle aule per arrivare alle assemblee, ai webinar internazionali, alle celebrazioni in tante lingue, ha segnato un passo nuovo, che mi fa sperare. È anche di questo che parlo nel libro, raccontando quello che succede in altri Paesi con i quali sono in contatto: Germania, Francia, India, USA, Australia, Sud Africa, Polonia… oltre all’Italia, naturalmente.
Esistono gruppi di pressione femminili (e femministi) all’interno dell’istituzione ecclesiastica?
Come dicevo, al momento le donne si stanno organizzando, un paio d’anni fa abbiamo costituito una rete internazionale che si chiama Catholic women’s council, che cerca di portare avanti le istanze che ci stanno a cuore, ma non so se possiamo chiamarlo propriamente un gruppo di pressione, e questo perché la Chiesa Cattolica è organizzata in modo tale da poter restare quasi immune alle spinte esterne, non ha organi rappresentativi.
La struttura gerarchica, che separa i membri ordinati dal resto del Popolo di Dio, è quella che scrive i documenti, che li pone in essere, che promuove le riforme, le boccia o le convalida. Per questo, più che di pressione, possiamo pensare a questi movimenti come a contesti nei quali sperimentare già modalità nuove di fare chiesa, che poi diventano un messaggio anche alla gerarchia, un richiamo ai valori del Vangelo… se poi verremo ascoltate, non lo so.
Papa Francesco ha portato alcuni cambiamenti, in particolare aprendo i ministeri istituiti alle donne, però l’ha fatto con un motu proprio, non perché fosse stato richiesto dalle donne, non esistono gruppi di donne per chiedere lettorato e accolitato, soprattutto perché si tratta di funzioni che svolgevamo già nei fatti, quindi è stata una sua decisione, che apprezziamo, ma non propriamente un segnale di ascolto.
Come fare ad avvicinare certo cattolicesimo alle istanze femminili?
Bisogna capire cosa intendiamo per “certo cattolicesimo”: se parliamo del cattolicesimo tradizionalista, direi che è attentissimo alle istanze femminili (così come immaginate dai maschi), ma contrarissimo a quelle femministe. E non penso che ci si possa attendere qualcosa di diverso, conosciamo tutt* la forza che hanno anche in Italia le donne che portano avanti un immaginario anni ’50 della mogliettina angelo del focolare e madre di 3/4/5 figli, quelle che rappresentano questa mentalità sono portate in palmo di mano dalla gerarchia cattolica, tanto da offrire per i loro raduni anche la basilica di San Pietro.
C’è però una gran parte del popolo delle nostre parrocchie (composto in gran parte da donne) che ha solo bisogno di trovare spazi per esprimere il proprio disagio, per sentire che non sono sole: con queste è possibile fare un cammino di empowerment, ed è quello che proviamo a fare con la nostra associazione Donne per la Chiesa.
Ci sono anche uomini che ci seguono e collaborano con noi, anche qualche prete… questo fa ben sperare, perché i veri cambiamenti avverranno quando si comprenderà che la questione delle donne è una questione della Chiesa tutta. Questo sta avvenendo già in Germania, penso all’ultimo libro di suor Philippa Rath, che raccoglie cento testimonianze di esperienza di uomini di Chiesa (vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e laici di diverse generazioni e di tutta l’area di lingua tedesca) che hanno riflettuto su ciò che cambierebbe per la Chiesa, e per loro personalmente, se una donna proclamasse il Vangelo, predicasse, celebrasse l’Eucaristia, amministrasse i Sacramenti.
Possono, le donne cattoliche, prendere spunto, nella loro battaglia, anche da altre confessioni cristiane?
Certamente, innanzitutto dalle teologhe femministe del mondo protestante del passato e attuali, ma anche dalla quotidiana testimonianza che ci viene da tante pastore e dalle comunità che accompagnano. Quando qualcuno, nella Chiesa Cattolica, paventa catastrofi al solo citare l’ordinazione delle donne, viene da rispondere: “Apri gli occhi, guarda cosa accade nelle nostre Chiese sorelle, nelle quali le donne presiedono il culto e accompagnano spiritualmente la comunità: respira, va tutto bene!”.
Non si tratta di snaturare una Chiesa bimillenaria – e mi verrebbe da dire anche un po’ ancien régime -, ma di seguire lo spirito del vangelo (cfr. Luca 12:54-59). Sarebbe ora.