Nostro figlio è gay. La storia di una famiglia qualunque
Testimonianza dei genitori di Alessandro
Noi, una famiglia come tante, con la nostra vita tra la casa e il lavoro e qualche svago il fine settimana, abbiamo un figlio bravo nello studio e nella vita, ma che ha, come tutti, un qualche problema.
In particolar modo ha sempre fatto fatica a relazionare con gli altri.
In casa raccontava pochissimo di sé, e io e mia moglie ci chiedevamo spesso da cosa potesse essere causata questa fatica e quel suo desiderio di restare sempre in casa, il che non gli permetteva di averi amici, eccetto qualche compagno di scuola. Ogni tanto chiedevamo a nostro figlio il perché di questo comportamento (per noi strano) e lui ci rispondeva sempre “non preoccupatevi, prima o poi cambierò”.
Come genitori, tuttavia, a volte il pensiero riaffiorava nella nostra mente anche perché desideravamo che potesse avere più amici con i quali uscire e divertirsi un po’ così com’era giusto per un ragazzo della sua età.Il tempo passava, ma senza alcun cambiamento. Ormai era prossimo il suo diciottesimo compleanno e dentro di noi c’era sempre questo pensiero fisso.
A volte ne discutevamo con i nostri parenti più stretti, che comunque continuavamo sempre a darci la stessa risposta di nostro figlio. Un bel giorno tornato a casa dal lavoro trovai mia moglie e mio figlio ad aspettarmi con ansia e capii subito che era accaduto qualcosa.
Chiesi subito a mia moglie il perché di tanta agitazione e lei mi rispose “Nostro figlio è riuscito a confidarmi per iscritto una cosa molto importante” e così dicendo mi diede in mano un piccolo foglio.
Diceva “Mamma, papà vi devo confidare che sono gay, ma non preoccupatevi che per me non è un problema”. Guardando mia moglie che aveva le lacrime agli occhi mentre mio figlio l’abbracciava dissi “Ma sei sicuro?”. Lui confermò.
Era da tanti anni che lo aveva capito, se ne era reso conto già dall’ultimo delle elementari, e col tempo ne aveva preso coscienza, tenendosi la cosa dentro per anni ed anni. “Sei sicuro?”. Quante volte gli abbiamo fatto questa domanda noi e i nostri parenti, dopo che l’avevamo detto anche a loro. Ma poi riflettendo abbiamo pensato “Come può non essere sicuro dopo averci riflettuto per tutti questi anni”.
Certamente se non fosse stato certo almeno in buona parte non sarebbe mai venuto a confessarcelo sapendo che avrebbe potuto darci un grosso dispiacere. Io al momento dissi “Non importa, ti accettiamo così come sei” e lo stesso aveva già detto mia moglie, e lui ne fu molto felice.
Quella sera e nei giorni successivi io e mia moglie continuammo a riflettere, ognuno per conto suo, su quanto accaduto finché una sera ne parlammo tra noi e pensando al tempo passato capimmo tanti suoi comportamenti e tante sue paure.
Decidemmo allora di dargli tutto l’aiuto possibile cominciando con l’offrirgli un ambiente famigliare sereno in cui potesse sentirsi a suo agio perché eravamo consapevoli del fatto che la società non gli avrebbe permesso di avere una vita facile. Pensiamo, infatti, che per un figlio la famiglia sia il primo posto in cui debba trovarsi bene e per noi genitori la cosa più bella è vedere un figlio sereno.
Da quel giorno le cose per lui sono cambiate, si era tolto un grosso peso ed ora si sentiva più protetto ed aiutato. Anche per noi erano finite certe preoccupazioni. Adesso nostro figlio ci racconta le sue giornate, le sue emozioni e il desiderio di conoscere qualcuno come lui per potersi confrontare ed eventualmente costruirsi un avvenire.
Ci ha confessato esplicitamente di trovarsi bene a casa sua riempiendoci di gioia, anche se dobbiamo dire che dentro di noi sono nate nuove, ma meno pesanti preoccupazioni sul suo futuro, visto che persone come lui non si trovano dietro l’angolo, non tanto perché non ci siano, ma perché stanno nascoste.
Per ovviare a questo problema abbiamo cercato di trovare qualche associazione di ragazzi omosessuali, ma senza nessun risultato, finché, tramite un consultorio famigliare consigliatoci da una persona cara di famiglia, siamo stati indirizzati a Don Domenico, un sacerdote di Milano che anni addietro aveva fondato un gruppo di ragazzi omosessuali credenti che periodicamente si ritrovano per scambiarsi delle idee e confrontarsi.
Abbiamo contattato Don Domenico, che ha invitato nostro figlio a partecipare agli incontri, e lui ovviamente ha accettato di buon grado. Così una domenica con nostro figlio siamo andati all’appuntamento, tutti quanti eccitatissimi, e almeno noi siamo rimasti stupiti di vedere così tante persone. Arrivato Don Domenico, dopo un saluto io e mia moglie pensavamo di dover andare via, ma lui con nostra grande sorpresa ci ha invitato a rimanere.
Noi contentissimi abbiamo subito accettato perché eravamo curiosi di vedere di persona l’attività del gruppo. Per noi è stata una giornata stupenda e penso che non la dimenticheremo mai, anche perché l’accoglienza di questi ragazzi è stata così grande che per un attimo ci siamo sentiti anche un po’ genitori loro.
È stato un pomeriggio di scambi di idee e di opinioni; abbiamo sentito le storie di alcuni di loro e ci ha meravigliato il fatto che tanti non siano stati accettati o accettati mal volentieri dalla famiglia, e a detta loro nostro figlio era più che fortunato ad avere dei genitori così.
A noi non è sembrato di aver fatto niente di così straordinario accettando nostro figlio per quello che è, e ci siamo chiesti come mai parecchi genitori non accettino questa condizione quando magari difendono a spada tratta figli drogati o delinquenti; come se avere un figlio omosessuale fosse la peggiore delle catastrofi e la più grande delle vergogne.
Non è colpa di nessuno se si ha un figlio omosessuale, bisogna accettarlo ed aiutarlo perché si sente diverso dagli altri e spesso spaventato dal fatto di dover affrontare un mondo che purtroppo non è ancora disposto a riconoscergli il diritto di vivere come una persona “normale”.
Genitori, svegliatevi! Siamo nel terzo millennio, è ora di abbattere i pregiudizi e di accettare anche questa realtà che fa parte della vita da quando è nato il mondo. Fatevi un esame di coscienza!
Vi siete mai chiesti “…e se fossi stato io uno di loro e mi avessero rifiutato come mi sentirei?”. Questa domanda io me la sono posta tante volte ed ogni volta mi ha dato una carica ancora maggiore per stare vicino a nostro figlio sostenendolo nel difficile cammino della vita.
* * *
Io sono la mamma di Alessandro e nonostante le difficoltà e le varie problematiche che la vita ci pone sono fiera ed orgogliosa della nostra famiglia, ma soprattutto di nostro figlio, che non cambierei con nessun altro.
P.S. Cari genitori, se in futuro vostro figlio avrà la fortuna di trovare un compagno (come è successo a nostro figlio) accettate anche lui e siate felici. Anche vostro figlio ha bisogno di dare e ricevere amore ed affetto e di costruirsi una propria vita insieme ad una persona che gli voglia bene. E ricordatevi sempre che anche un albero che non dà frutti non deve essere tagliato perché può essere un riparo per gli uccelli e con la sua ombra dona frescura a chi ne ha bisogno.