Nulla cambierà nelle chiese sull’omosessualità se i cristiani LGBT non faranno sentire la loro voce
Riflessioni di Darren Main* tratte dal suo libro Hearts and Minds: Talking to Christians About (Cuore e mente. Colloquio con i Cristiani sull’omosessualità), Findhorn Press Ltd., 2008, liberamente tradotte da Alberto
Molti di noi semplicemente evitano che l’argomento omosessualità entri nelle questioni religiose perché molto spesso ciò ci fa sentire a disagio. Quando il termine ha assunto un significato maggiormente positivo, è diventato anche molto più facile per noi circondarci di persone che condividono molte delle nostre convinzioni e valori riguardanti l’omosessualità.
Eppure anche in questo contesto, troverete, di tanto in tanto, che le vostre convinzioni sull’omosessualità saranno attaccate da persone appartenenti a confessioni religiose. Forse saranno i vostri genitori cristiani, o i vostro colleghi di lavoro evangelici. Forse sarà tuo fratello o un parente acquisito che farà un’affermazione indelicata nei vostri confronti. Arriveranno le tempeste e in una società democratica dobbiamo imparare a vedercela con i diversi punti di vista.
La domanda, naturalmente, non è se arriveranno le tempeste, ma piuttosto quanto saremo pronti per quando arriveranno.
Una volta che siamo ben radicati nei nostri convincimenti, i venti dell’intolleranza soffieranno, ma non dovremo più piegarci. Piuttosto che reagire usando affermazioni ignoranti e infondate, possiamo con calma sostenere la nostra causa e piantare i semi della tolleranza.
Affinché possiamo tenere la testa alta e difendere la verità, dobbiamo prima sanare noi stessi.
Ho spesso sentito che i più grandi fustigatori dei gay in giro sono all’interno della stessa comunità gay. Quante persone gay vengono picchiate o uccise ogni anno in crimini d’odio? Secondo l’FBI, nel 2004, ci sono stati 1.197 episodi di violenza basati sull’orientamento sessuale. Eppure quando si paragona quella cifra al vasto numero di persone della comunità gay che sono dedite alle droghe pesanti, oppure al numero di suicidi di persone gay, è chiaro che molte persone gay non hanno una grande considerazione di loro stesse.
Certamente molti di noi non hanno problemi con le droghe pesanti. Ma fin troppi ne hanno. In certa misura ci sentiamo inferiori agli altri e non meritevoli di essere felici.
L’omofobia interiorizzata potrà e sarà sfruttata dalla destra religiosa. Considera, ad esempio, queste parole molto “cristiane” pronunciate da Pat Robertson: “Lo sai, uno delle più grandi denominazioni improprie della nostra società è il termine ‘gay’. Si riferisce alle persone che sono coinvolte in qualcosa che conduce al suicidio, dove il tasso di malattie veneree è 11 volte superiore a quello degli altri, che sono piene di ossessioni e di sensi di vergogna e di paura e sono persone confuse e psicotiche e almeno da quanto di legge, tra le persone più afflitte della società.
Il termine gay è il caso di uso più improprio di una parola della lingua inglese. Non sono persone gaie, sono molto, molto depresse e tristi”.
L’aspetto più triste è che mentre Pat Robertson usa in modo improprio le statistiche, noi in quanto comunità LGBT dobbiamo, tuttavia, considerare seriamente le sue affermazioni – non tanto perché dice la verità, ma perché la nostra scelta su come vivere la nostra vita può essere dannosa per noi stessi e i risultati possono essere devastanti per la nostra comunità.
Quando il tasso di suicidi è tanto altro, quando i problemi come l’abuso di droga o le malattie sessualmente trasmesse sono così grandi, allora subiamo un doppio colpo.
Prima colpiamo noi stessi, e poi gli estremisti religiosi afferrano lo stesso bastone e lo usano per colpirci una seconda volta.
Mentre facevo le ricerche per questo libro, ho dovuto sopportare più opinioni negative simili a quelle di Pat Robertson di quanto ogni altra persona potrebbe sopportare. Le affermazioni provocatorie, false e fuorvianti di Robertson sono tali da far ribollire il sangue a chiunque. Eppure, lasciarsi prendere dalla rabbia è cadere nella trappola, perché più noi urliamo e strepitiamo, più i nostri detrattori ci considereranno degli squilibrati.
Non vi è dubbio che dobbiamo “[armarci] di dignità e rispetto per se stessi”. Non riuscire in questo, porterà ad avere maggiore rabbia e paura e noi non ci sentiremo mai di avere un posto alla tavola dello spirito.
Proprio come ha fatto Martin Luther King jr. che ha dato un grande contributo alla causa dei diritti civili ispirando le persone a sentirsi bene con se stesse e a essere salde nella verità usando le armi del pacifismo, così anche noi dobbiamo fare lo stesso. L’oppressione non è mai vinta da forze esterne. È visionario pensare che Pat Robertson si sveglierà un giorno e deciderà che le persone omosessuali sono amate da Dio e meritano uguale trattamento.
Ogni lotta che abbiamo sostenuto alla ricerca dei diritti dei gay è andata solo poco oltre la soglia di aumentare il potere personale.
Sia le rivolte di Stonewall[1] sia la “Notte Bianca” di San Francisco[2], ogni grande passo avanti che abbiamo fatto è avvenuto quando siamo rimasti ben dritti e ci siamo rifiutati di sederci sul metaforico sedile posteriore dell’autobus!
È mia forte convinzione che il nostro passo successivo sarà quello di sederci a pieno titolo alla tavola dello spirito. Non perché siamo invitati dalla destra religiosa, ma perché è nostro diritto, datoci da Dio.
Sfortunatamente abbiamo largamente rinunciato ad alzare la nostra voce in questo ambito. Abbiamo lasciato che la destra religiosa rivendicasse di essere l’autorità morale per fin troppo tempo, quando non vi è nulla di morale nel negare alle persone omosessuali eguali diritti o nell’inviare i giovani ai centro di “riabilitazione” per gay (per curarli dell’omosessualità). Non vi è nulla di morale nel protestare contro i funerali religiosi dei gay o nel non permettere il matrimonio di coppie omosessuali.
Ma nulla cambierà fino a che non saremo in numero significativo a confutare le falsità che sono strombazzate da tanti pulpiti cristiani.
Per raggiungere questo, dobbiamo armarci, come suggerisce il Dr. King, di dignità e di rispetto per noi stessi. Quanto all’intolleranza cristiana, il modo migliore per combatterla è usare la logica e il ragionamento – parlare a un Cristiano alla volta, fino a che non sarà più accettabile fustigare le persone gay dal pulpito.
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1. Le rivolte di Stonewall iniziarono nel bar gay di New York. Il 28 giugno 1969 la polizia stava svolgendo ancora una volta un’operazione sotto copertura allo scopo di arrestare persone ritenute queer. Ciò che rese quella notte diversa dalle altre fu che le persone si rifiutarono di arrendersi. Reagirono e combatterono a loro volta. Fu in quel modo che iniziò il movimento per i diritti civili delle persone queer.
2. Il 27 novembre 1978, Harvey Milk, membro del Consiglio dei Supervisori di San Francisco, fu ucciso con un’arma da fuoco da Dan White, supervisore della città anche lui, per essere gay. A White fu inflitta una condanna molto lieve grazie alla ora famosa “difesa Twinkie”. Il fatto provocò un’enorme indignazione nella comunità queer che sfociò in disordini di piazza. Più di 150 persone rimasero ferite quella notte, ma è largamente considerato un grande passo nella ricerca dei diritti civile per le persone queer.