Nuovi cammini a Bologna. Per un accompagnamento delle coppie omosessuali
Articolo di Innocenzo Pontillo* pubblicato sul settimanale Adista Segni Nuovi n°13 del 4 aprile 2020 , pp.10-11
«Vorrei essere guardato e non soltanto visto, vorrei essere ascoltato e non soltanto udito». Lo scrittore afghano Khaled Hosseini illustra perfettamente la domanda alla base del cammino di accompagnamento pastorale che don Maurizio Mattarelli (prete, padre, parroco e assistente del Gruppo Separati, Divorziati e Risposati della Diocesi di Bologna) e Laura Ricci (moglie, mamma, psicologa, presidente dell’Associazione Doceat e docente di psicologia alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna), stanno portando avanti, ormai da un anno, con l’esperienza del gruppo “Coppia e incolla”, formato da sette coppie di cristiani omosessuali.
Luca e Riccardo, Beppe e Daniele, Pietro e Giacomo, Silvia ed Elena, Maurizio e Andrea, Cristiano e Gian Mario, Daniel e Angelo, sono le coppie omosessuali e cristiane che lo formano, coppie che affrontano spesso pregiudizi negativi e discriminatori verso la loro realtà, sia nella società, che all’interno delle loro famiglie, sia nei luoghi di lavoro che nelle loro comunità cristiane.
Laura Ricci e don Maurizio Mattarelli raccontano come «il nostro compito come coppia conduttrice è di ascoltare, supportare e aiutare queste coppie» che stanno «sperimentando come il loro amore sia un segno della benevolenza di Dio e, come tale, possiede una dignità innegabile: la nostra coppia di conduttori le sostiene mentre si assumono la responsabilità di manifestare la loro fede».
Chiediamo a entrambi come avete avuto l’idea di dar vita a questo cammino pastorale?
All’interno del gruppo di cristiani omosessuali “In Cammino” di Bologna che seguiamo da anni, ci sono diverse coppie, con più o meno anni di convivenza. Poiché la Chiesa offre a tutti i fidanzati occasioni di crescita, abbiamo pensato di proporre anche alle coppie omosessuali l’opportunità di un cammino di confronto, di verifica, per favorire la consapevolezza e la maturazione del legame, alla luce della fede condivisa.
Questo neonato Gruppo che si è nominato “Coppia e incolla”, ci ha chiesto di aiutarli a contemplare i colori delle diverse stagioni della vita: innamoramento, maturità, crisi e separazioni in un’ottica vocazionale.
Come si svolge concretamente questo cammino?
La nostra “coppia” eterosessuale conduce un gruppo di sette coppie omosessuali adulte: ci ritroviamo mensilmente presso la parrocchia di San Bartolomeo della Beverara a Bologna, nella quale don Maurizio è parroco.
Noi facciamo “coppia fissa” nella pastorale di frontiera da tredici anni: abbiamo accompagnato il Gruppo di separati e divorziati per circa un decennio, per sette anni abbiamo condotto un laboratorio di Pedagogia Pastorale presso il Seminario Regionale Flaminio e da tre anni guidiamo il Gruppo di Supervisione Timoteo Punto zero per “l’ordinaria Manutenzione Presbiterale”. Queste esperienze ci hanno permesso di creare tra di noi affiatamento e complementare intesa.
Per lavorare con le coppie bisogna essere coppia, non necessariamente di vita: occorre però vivere la conduzione in modo paritario, complice e affettivo per fornire implicitamente un modello relazionale positivo col quale le coppie possano confrontarsi.
I ritmi di dialogo tra di noi, gli sguardi d’intesa e il reciproco riconoscimento delle nostre differenti professionalità, creano nel gruppo un’atmosfera calda e accogliente che promuove occasioni d’apprendimento implicito per correggere modalità relazionali difficili.
La pazienza, il rispetto, la fiducia, la gratitudine, l’ironia e la leggerezza guidano il nostro stile di conduzione.
Quali coppie omosessuali si sono avvicinate a questa esperienza?
Abbiamo proposto il percorso alle coppie omosessuali che partecipano al gruppo “In Cammino”. Vengono in maggioranza dalla città di Bologna e dai comuni limitrofi; solo una coppia proviene da un’altra regione. Sono tutte coppie credenti con le sfumature di fede che ognuno manifesta.
Quali difficoltà e quali strade pastorali inedite sta evidenziando questo percorso “di frontiera”?
Le difficoltà sono quelle delle cose nuove: camminare senza pregiudizi, stupirsi per le novità dei paesaggi, tentare inesplorati sentieri, aggiustare le mappe per approssimazioni.
Da una pastorale in terre conosciute, dove basta attivare il GPS e lui ti porta dove ”devi andare”, ad una pastorale dove il territorio non è stato mappato, e quindi il navigatore ci dice “indirizzo non trovato: ricalcolo!”. Valgono solo i grandi punti cardinali della fede, speranza, carità, della dignità umana, il sole del Cristo risorto e le stelle dei Santi.
Cosa può dare alle coppie omosessuali un accompagnamento pastorale di questo tipo e cosa possono raccontare queste coppie alle nostre comunità cristiane?
Un accompagnamento pastorale può dare a loro quello che Gesù offre ai discepoli di Emmaus: una compagnia nel cammino, un ascolto delle inquietudini, delle speranze, delle delusioni, una lettura diversa del vissuto, la presenza del Signore nella loro vicenda di coppia, la fraterna condivisione della vita e un rilancio fiducioso verso la comunità più ampia.
Queste coppie possono essere un segno forte della purezza della fede che non s’identifica con nessuna struttura, organizzazione, tipo di legame, società, cultura. Anche il nostro gruppo è un segno della cattolicità della fede, poiché ogni uomo e donna può vedere la salvezza di Dio!
Che cosa avete imparato accompagnando questa esperienza?
Stiamo sperimentando un’affettività che ha bisogno di essere piena di sentimenti potenti e leggeri: la tenerezza, la gratitudine, l’accoglienza e l’intimità per poterle tenere insieme con le paure, le rabbie, le vergogne, le tristezze e le separazioni che viviamo, integrandole con pazienza, sentendoci così delle persone intere e integrate.
Stiamo saggiando la docilità allo Spirito che ci fa scoprire forme vitali nuove e graziose. Anche questo nostro servizio pastorale ci sta insegnando sempre di più a contemplare il mistero della Vita.
Cosa può fare la comunità cristiana per essere accogliente con questa realtà nuova?
Accoglierla come una realtà: gli antichi dicevano contra factum non valet argumentum. Non ci sono argomenti che possono negare la realtà! Possiamo discutere, cercare di capire, distinguere… ma non possiamo chiudere gli occhi, e soprattutto il cuore, alle nostre sorelle e fratelli che si amano nella fede del Signore Gesù.
Non si tratta nemmeno di legittimare qualcuno: tutti siamo in cammino verso la pienezza della Verità e dell’Amore. Abbiamo bisogno di nuove coordinate per migliorare il senso dell’orientamento e per non perderci. Ogni credente parte dalla propria posizione e prospettiva e cammina verso un punto d’arrivo comune.
* Innocenzo Pontillo è volontario de La Tenda di Gionata, un’associazione di volontariato cristiano, fondata dai volontari del Progetto Gionata