Oltre i “passi d’inciampo”. Si può essere transgender e cristiani?
Riflessioni bibliche di padre Shannon Kearns* pubblicato sul sito Queer Theology (Stati Uniti), liberamente tradotte da Silvia Lanzi
“Va bene essere cristiano e transgender?” e “Com’è essere un cristiano transgender?” sono domande che, di tanto in tanto, mi fanno.
Proprio l’altro giorno mi hanno fatto questa domanda: “Che differenza c’è, nel cristianesimo, tra i motivi di condanna delle persone trans e quelli delle persone LGB?”. È una domanda davvero molto importante.
Spesso, a proposito delle persone LGBT, si parla dei “passi d’inciampo”, ma solo di quelli che riguardano le persone LGB.
Ci sono diverse questioni in gioco qui.
Ci sono diversi “passi d’inciampo”, sette contro le persone LGB, e due contro le persone trans
I “passi d’inciampo” sono quei passi biblici che si usano spesso per condannare le persone LGBT. Normalmente vengono citati sempre gli stessi sette passi, e vengono riferiti all’intera comunità LGBT, ma in realtà essi riguardano l’identità LGB, non quella trans. Se guardiamo le Scritture più da vicino, ci sono solo due passi che sembrano indicare biasimo nei confronti delle persone transgender.
Il primo ha a che fare con i vestiti.
Deuteronomio 22:5: La donna non si vestirà da uomo, né l’uomo si vestirà da donna; poiché chiunque fa tali cose è in abominio all’Eterno, il tuo Dio.
Questo passo fa parte del codice di purità. Si potrebbe obiettare che, oggi come oggi, il confine tra i vestiti maschili e quelli femminili è così labile da essere praticamente senza senso, oppure che, come uomo transgender, sarebbe contro la mia natura indossare abiti femminili, e che quindi mi attengo al comandamento.
Si potrebbe anche dire che di qualunque genere uno sia, indossare certi abiti li fa diventare del proprio genere (quindi, un uomo che scegliesse di indossare una gonna sta indossando abiti maschili, per il semplice fatto di essere un uomo). Si può fare molto con questo unico passaggio.
Il secondo ha a che fare con i genitali:
Deuteronomio 23:1: Non entrerà nella comunità del Signore chi ha il membro contuso o mutilato.
Talvolta le persone usano questo versetto per affermare che le donne transgender che scelgono la chirurgia ricostruttiva devono essere escluse dalla Chiesa, ma sappiamo bene che oggigiorno questo versetto non è più seguito in modo indiscriminato dalle confessioni cristiane. Ci sono un sacco di ragioni e modi in cui una persona può schiacciarsi e/o danneggiarsi i genitali. Applicare questo precetto solo alle donne transgender è ingiusto e dannoso.
Per entrambi questi versetti possiamo discutere il contesto storico e culturale, e possiamo anche tenere conto di come gli eruditi e i teologi ebrei li hanno maneggiati nel corso dei secoli, per capire che sono molto più complessi di una semplice condanna.
Parleremo tra un momento del perché scegliere versetti fuori dal loro contesto è inutile, ma anche se la vostra argomentazione si basa interamente su di essi, è chiaro che gli argomenti contro le persone transgender sono molto più deboli di quelli contro le persone LGB (che già di per sé sono molto deboli).
C’è differenza tra identità e comportamento
Non voglio dire che l’identità LGB si circoscriva semplicemente ai comportamenti (perché non è così), ma è quello che traspare della narrativa della retorica cristiana antiomosessuale. Tecnicamente si può essere LGB e non peccare, fintanto che non si compiono atti sessuali seguendo le proprie tendenze (o così dicono). Per le persone trans non si tratta di comportamenti sessuali, ma della propria innata identità di genere.
Il confine si fa più sfumato quando i cristiani negano l’identità di genere di una persona trans, e la accusano di comportamenti omosessuali. (Per esempio se io, come uomo transgender, avessi una relazione con una donna, un cristiano potrebbe dire che si tratta di una relazione lesbica.)
Questa è una panoramica di base dei passi che ci condannano.
Ma parlarne è davvero utile?
Se qualcuno ha un problema con le persone trans, la mia spiegazione sui DUE versetti che sembrano condannare le persone transgender gli farà davvero cambiare idea? Penso di no, soprattutto se consideriamo che stiamo discutendo su tali passi da almeno trent’anni, e il dibattito è più infuocato che mai.
Ecco cosa, secondo me, discutere su questi passi ci permette di fare: ci permette di stare a un livello elementare, di rimanere invischiati nella semantica e nelle definizioni di termini greci ed ebraici, di continuare a negare che stiamo parlando di persone reali, con sentimenti e vite reali. Non ci permette di superare questa postura difensiva che parla di peccato e apologetica, e così cerchiamo prove nel testo, discutiamo, accusiamo e ci parliamo addosso. Formiamo persone che possano discutere da entrambe le parti. Cerchiamo di costruire ponti tra le diverse comunità. Questa non è una conversazione utile.
Come dice Brian, noi persone queer non abbiamo bisogno di teologia da quattro soldi, e questo tipo di analisi del testo è teologia da quattro soldi della peggior specie. Se volete sapere cosa dicono questi passi, leggete un libro specializzato, poi passate ad altro.
Invece, ecco cosa credo sia utile:
Se leggiamo l’intera Scrittura, ci sono molti passi a favore delle persone trans e non-conforming. Troviamo virtuose donne guerriere, un bellissimo passaggio di Isaia sugli eunuchi cui viene dato un nome e una famiglia, le accoglienti parole di Gesù nei confronti degli eunuchi, l’uomo che porta una brocca nel racconto della Passione, l’eunuco etiope in Atti, e molto altro.
Ci sono molte prove che le persone che non si conformano alle norme di genere sono non solo accettate, ma anche celebrate in tutta la Scrittura. Per cui, iniziamo da qui.
* Padre Shannon T.L. (Shay) Kearns è uno scrittore, conferenziere e teologo originario di Minneapolis, nel Minnesota. È cofondatore di Queer Theology, una raccolta di testi che si propone di scoprire e celebrare i doni che le persone LGBTQ offrono alla Chiesa e al mondo, e di spiegare che il cristianesimo è sempre stato queer. È fondatore della Uprising Theatre Company, una compagnia teatrale con sede a Minneapolis che “crede sul serio che le storie possano cambiare il mondo”. Shay è laureato in teologia all’Union Theological Seminary di New York ed è stato ordinato sacerdote nella Chiesa Veterocattolica. È un conferenziere di successo su tematiche quali la teologia queer, il mondo transgender e le intersezioni tra la fede e l’identità. Suoi articoli sono apparsi sul Geez Magazine, sul Lavender Magazine, su Believe Out Loud, sull’Huffington Post, su The Advocate e il Minneapolis Star Tribune. Lo potete trovare su Facebook, Twitter, Tumblr, Instagram e il suo sito web.
Testo originale: TRANSGENDER AND CHRISTIAN?