Oltre i Simboli. La veglia negata, Milano e lo spirito che soffia dove vuole
Riflessioni di D.T. tratte dalla pagina Facebook La marcia silenziosa della dignità, 11 maggio 2012
Ho sempre associato le veglie per le vittime dell’omofobia all’aria azzurra e calda della sera, non solo a causa della stagione. Milano è avara di cielo, di ampi spazi, in compenso è prodiga di fantasia e spiritualità. Una spiritualità che vola alto.
Negli anni successivi, le veglie si tenevano nella popolarissima parrocchia di San Gabriele in Mater Dei. Quartiere Pasteur. Miscellanea di colori nel grigio. Crocevia d’immigrazione, storie difficili, marginali. Ma anche di preti volonterosi dalle braccia materne.
Una chiesa preconciliare, incistata in grandi palazzi con mattoni a vista, zona di preti operai, di contestazioni, e infine di gay credenti riuniti in preghiera. Patrimonio stellato, ora cancellato con un tratto d’arida penna.
L’aria non è più azzurra, ma rigida e polverosa. È arrivato un vescovo ciellino. La chiesa dei grandi numeri, delle manifestazioni chiassose, del potere. Ci dispiace per quella piccola, grande parrocchia del grembiule. Ma ciò ch’è avvenuto tra le sue mura, come in uno scrigno, resterà.
Ora si pregherà per quel luogo, per i lunghi anni di cammino, altrove. Presso gli amici valdesi, per le strade del mondo. Quel rifiuto immotivato e sterile rende più aperto, e luminoso, il cammino verso spazi infiniti.
Possono chiudere una porta. Ma la preghiera è spirito, e lo spirito soffia dove vuole. Imprendibile, e ineffabile. Immenso.