Oltre il muro. Jad, 23 anni, gay e palestinese
Testimonianza di Jad raccolta da Pauline Maisterra e pubblicata online sul magazine LGBT 360.ch (Svizzera) l’11 ottobre 2015, libera traduzione di Marco Galvagno.
L’omosessualità è un tema molto sensibile in Cisgiordania, Jad lo sa bene. Questo ragazzo di 23 anni è costretto a condurre una doppia vita per proteggersi. Parlare della propria omosessualità in Palestina non è privo di pericoli. Jad ha accettato di farlo, ma a certe condizioni: cambiare nome e incontrarci in un luogo dove potrà parlare senza essere ascoltato, né capito. Abbiamo preso appuntamento in pieno giorno in un caffè di Ramallah. Seduto al tavolino più isolato si lancia “I miei genitori non sono né aperti, né chiusi.” Descrive la propria infanzia come normale, anche se non certo facile. Da piccolo preferiva i giochi delle bambine a quelli dei maschietti, ciò urtava i suoi genitori. “Ogni volta mi dicevano sei una femminuccia. So che volevano farmi reagire, perché la smettessi di divertirmi, ma alla fine i loro rimproveri mi hanno fatto molto male. Nemmeno a scuola la vita era rosa e fiori”.
Il ragazzo con la barba e un filo sottile di matita sugli occhi non ha molti amici a Ramallah. “Sentivo di essere diverso, ma non sapevo il perché. Allora non riuscivo a difendermi quando mi infastidivano”, racconta. Jad si è chiuso in se stesso ed i suoi genitori dicevano, “ho visto il vicino e mi ha chiesto perché sei così”. “Insomma perché non ero virile come gli altri ragazzi. I miei genitori mi difendevano, perché per loro avevo un problema senza dirmi quale fosse”.
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Sempre sensibile
Fino a 17 anni non aveva mai sentito la parola omosessuale, la prima volta fu in una trasmissione libanese. Il tema è tabù in Palestina. La ragione? Il peso delle tradizioni e della religione, ma paradossalmente è nella fede che questo giovane musulmano ha trovato conforto. Così secondo lui “Dio mi ha creato e sapeva in anticipo come sarei stato. Allora se ne era a conoscenza, non può rifiutarmi. Mi ha accettato come sono dall’inizio”.
Il territorio è in maggioranza musulmano. Alcune città sono conservatrici come Nablus o Hebron. Essere gay lì è molto pericoloso, allora molti preferiscono andarsene o abitare a Ramallah, la capitale economica della Cisgiordania in cui l’omosessualità è più tollerata, basta che rimanga nascosta. Fino ad oggi nessun palestinese è stato perseguito penalmente per il suo orientamento sessuale. Non esiste nessuna legge che vieti esplicitamente l’omosessualità, ma ne esiste una per punire ogni atto contro la morale e la religione. In effetti Jad non può rivendicare la propria sessualità, non può vivere al 100% come vorrebbe. È difficile per questo ragazzo che si sente solidale con il suo popolo nella lotta comune per il riconoscimento di uno stato. Ma l’immagine degli omosessuali cambia, a furia di guardare la tv, con i viaggi e la navigazione su internet, i giovani cominciano ad accettare l’idea.
“Ho deciso di fare coming out con alcuni dei miei amici, ma per essere certi delle loro reazioni ho parlato prima del tema con loro. L’omosessualità è molto malvista nella società palestinese. Ci vedono come persone che non hanno niente da fare nella vita o che pensano solo al sesso”.
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Due modi per conoscere le persone
Fare incontri a Ramallah non è facile. Ci sono solo 2 modi di farli, afferma Jad. Con il programma Grindr per conoscere i gay della zona, ci si connette e ti dice dove si trovano i gay più vicini a te. E l’altro? L’associazione Al Qaws (Arcobaleno) che ha un profilo Facebook, organizza ogni tanto riunioni private a Ramallah nelle quali si può parlare di tutto, delle nostre difficoltà, dei nostri problemi ecc. Ma prima d’iscriversi la presidentessa ci fa una specie di colloquio “per essere sicuri che siamo veramente gay. Nel gruppo ci sono anche uomini sposati, sotto pressione cedono e si sposano, altri lo fanno per evitare ogni sospetto. Io non lo farò mai.”
Jad non vede il suo futuro lì, tuttavia da quando è morto suo padre due anni fa, è il figlio più grande e deve restare con i suoi. “Il giorno in cui mio fratello tornerà dagli Stati Uniti me ne andrò all’estero, in un paese in cui ci siano più omosessuali”.
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Testo originale: Jad, 23 ans, homo et Palestinien