L’omofobia e l’olocausto. Gli amari frutti dell’odio
Riflessioni di Rick Landman dell’Associazione Internazionale dei Figli Gay e Figlie Lesbiche dei Sopravvissuti all’Olocausto, liberamente tradotte da Tommaso
Ogni anno in aprile, nell’Anniversario della Rivolta del Ghetto di Varsavia, si commemora la Yom HaShoah, o Giorno della Memoria dell’Olocausto. Le celebrazioni di solito ricordano le vittime ebree del terrore nazista, senza nemmeno accennare a che cosa accadde agli omosessuali in quel periodo. Concordo pienamente che lo sterminio di massa della comunità ebrea europea, così sistematicamente programmato, fu un dramma unico nella storia; tuttavia credo che la lezione dell’Olocausto vada oltre l’antisemitismo. Come figlio ebreo di due superstiti all’Olocausto, ne sono cresciuto con un ricordo costante. Ho sviluppato un’attenzione vigile contro la politica di destra ed una sensibilità particolare verso i perseguitati.
Ma come figlio gay, sono sorpreso nel dire quanto poco sapessi, fino a poco tempo fa, sulla persecuzione nazista contro gli omosessuali. Nessuno mi ha mai informato che per prima cosa Hitler chiuse i cabaret gay, i bar, gli istituti di ricerca sessuali, ecc. ed usò le leggi esistenti per deportare gli uomini omosessuali nei campi di concentramento. E tutto questo accadde diversi anni prima che gli ebrei fossero sistematicamente decimati.
È ben documentato che la filosofia razzista di Hitler iniziò a tormentare gli ebrei dal 1933. È inoltre comprovato che il nazismo fu anti-omosessuale ben prima che Hitler ordinasse il massacro di Roehm e del suo SA (Sturm Abteilung: esercito privato di Hitler, i cui vertici erano in buona parte omosessuali, ndr) nel 28 giugno 1934.
L’ufficio del Reich per la Lotta all’omosessualità e all’aborto, istituito ufficialmente il 26 ottobre 1936, riuniva parecchi uffici minori in realtà già attivi dal 1933. Cinque anni prima della Notte dei Cristalli, Hitler ordinò la distruzione dell’Istituto di scienza sessuale di Magnus Hirschfeld, che tentava di abrogare le leggi anti-sodomia della Repubblica di Weimar.
Le note immagini del 10 maggio 1933, raffiguranti giovani che bruciano libri in piazza, rappresentano non tanto un evento anti-semita quanto un modo di distruggere i documenti dell’istituto Hirschfeld. Si ricordi che Hirschfeld fu arrestato in quanto gay e non in quanto ebreo. Chiedevo spesso a mio padre perché i tedeschi non avessero detto nulla nel 1938, quando le sinagoghe e i negozi ebrei vennero distrutti e ragazzi ed uomini ebrei furono deportati nei campi di concentramento. Lui rispondeva che era troppo tardi.
Nel 1938 si era ormai instaurato un clima di timore così grande che ben pochi erano disposti a rischiare denunciando pubblicamente le pratiche di Hitler. Ma perché la gente non si indignò prima, quando gli omosessuali furono portati a forza nei campi di concentramento o quando persero le loro attività? Il Ministero della Propaganda aveva iniziato una campagna contro gli “asociali”, segnalando che i valori familiari erano messi in serio pericolo dagli omosessuali e dalle razze inferiori. Un martellamento continuo contro gli aborti da parte delle donne ariane, così come la moralizzazione contro gli omosessuali, furono la prima filosofia nazista. Ancora una volta, vediamo la destra riunire tali questioni in un grido di guerra.
Ciò che mi spaventa è che persino alcuni ebrei di destra caddero in questa trappola. Ero sconvolto nel sentire che certi rabbini ortodossi ritennero di avere più cose in comune con il Papa che con gli ebrei riformati, grazie alla loro posizione comune nel combattere l’omosessualità, l’aborto (e la presenza delle donne nel clero).
Un’altra filosofia nazista che ha trovato il favore del pensiero cattolico moderno e di alcune correnti del pensiero ebreo è il concetto di “amare l’omosessuale, ma condannare l’omosessualità”.
Hitler riteneva che con il lavoro duro, (o in seguito con gli esperimenti medici) la maggior parte degli omosessuali potesse cambiare il loro orientamento. Voleva che gli omosessuali ariani si potessero riprodurre e combattere nell’esercito: così, come prima cosa, ha semplicemente voluto “rieducare l’omosessuale e sradicare l’omosessualità”.
Ma questa convinzione si è trasformata rapidamente nella distruzione di tutta la cultura omosessuale e di migliaia di omosessuali.
Non sapevo che quando la guerra finì e gli ebrei furono liberati dagli accampamenti, gli omosessuali dovettero vivere ancora nella paura. Quando gli ebrei furono risarciti, gli omosessuali si sentirono rispondere che se avessero fatto domanda di indennizzo per il tempo trascorso negli accampamenti, rischiavano di essere imprigionati per il loro crimine. Quello che non apprendiamo mai dai libri sull’Olocausto è che le leggi anti-omosessuali furono scritte nel 1871 e rimasero in vigore fino al 1970.
Di conseguenza, anche se alcuni internati omosessuali possono esser sopravvissuti ad oltre dieci anni di campo di sterminio, nessuno di loro ha ricevuto risarcimenti o alcun riconoscimento delle atrocità subite. Oggi, vedo New York City approvare leggi per far chiudere tutti gli esercizi gay nel Greenwich Village con il pretesto di allontanare queste attività dai centri residenziali.
Vedo demagoghi definire i valori familiari come se fossero prerogativa solo degli eterosessuali ed affossare qualsiasi iniziativa riguardante l’uguaglianza dei diritti per gli omosessuali e per le lesbiche. Spero soltanto che le parole di mio padre sulla conclusione della Seconda guerra mondiale si avverino mentre sono vivo.
Mi fece notare quanto si dovettero ritenere stupidi alcuni suoi amici cristiani tedeschi, quando si resero conto che tutta la propaganda antisemita era falsa. Spero di vivere abbastanza a lungo da vedere il momento in cui gli omosessuali (cristiani ed ebrei) capiranno che anche noi siamo parte dell’opera di Dio e che meritiamo lo stesso amore degli altri e la stessa ricerca della felicità.
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Testo originale: Homophobia and the Holocaust