Omofobia: l’Islam non è colpevole di quello che fanno i musulmani
Articolo di Farhat Othman* pubblicato sul sito huffpostmaghreb.com (Tunisia) il 19 maggio 2014, liberamente tradotto da L.S.
Il 16 maggio di ogni anno si festeggia in tutto il mondo la giornata internazionale contro l’omofobia. Si accusa spesso l’Islam di essere intollerante in materia al pari di tutte le altre religioni monoteiste.
Se è vero che molti musulmani sono a tutt’oggi omofobi, altrettanto non si può dire della loro religione, la quale non ha mai proibito l’omosessualità. Diversamente da quanto comunemente si pensa, i musulmani non erano omofobi nei primi tempi dell’Islam, né tantomeno lo erano al momento del suo apogeo.
Sono stati piuttosto i periodi di decadenza che li hanno cambiati.
L’Islam ammette l’omosessualità
Diversamente dalla Bibbia, non esiste alcuna prescrizione che si riferisca alla pratica dell’omosessualità. Nel Corano non troviamo altro che dei racconti che si rifanno alla pratica del popolo di Loth e l’anatema che lo riguarda nella religione giudaica e cristiana.
Parallelamente, la tradizione orale extracoranica relativa a Maometto (i cosiddetti “hadith”, aneddoti di poche righe sulla vita del profeta che è la seconda fonte del diritto islamico dopo il Corano, ndt) ed autenticata dai suoi due compilatori maggiori, non contiene nessun detto profetico che possa essere associato all’omofobia. Tutto quello che viene attribuito al Profeta non è citato né da Boukhari né da Mouslem ed è considerato come apocrifo dai più meticolosi esperti di tradizione islamica.
Numerosissimi esperti di diritto islamico antichi e moderni sostengono piuttosto che l’omosessualità nell’Islam è lecita. E a sostegno di questo ricordano che la prova più evidente è l’esistenza dell’omosessualità in paradiso (1).
Inoltre la pratica dell’omosessualità nelle epoche d’oro della civilizzazione arabo-islamica aveva la stessa grande visibilità che ha ai giorni nostri in Occidente. Schiere di dottori della legge islamica (ulema, giuristi e teologi studiosi del Corano e delle sue tradizioni interpretative, ndt) non esitavano a ostentare la loro omosessualità, come per esempio faceva il giurista e il giudice supremo degli inizi della dinastia abbasside, Yahya Ibn Aktham, spesso citato da Abou Nouas, poeta che canta meglio di chiunque altro l’omosessualità e che si rifaceva al suo rito.
Sono i musulmani ad essere omofobi
Se l’omofobia è oggi regola nei paesi musulmani, essa non ha le sue origini nell’Islam. Così che tutte le leggi omofobe sono leggi che violano lo spirito e la lettera dell’Islam.
Sono infatti i giuristi musulmani che hanno inventato il reato di omosessualità, in analogia con l’adulterio. Così facendo hanno reintrodotto nella religione islamica ciò che questa non aveva recepito dalle religioni monoteiste precedenti: il loro anatema contro l’omosessualità.
Ci sono delle ragioni obiettive che spiegano questo comportamento omofobo da parte dei dottori della legge nell’Islam. Anzitutto la maggioranza di essi non era araba; l’omosessualità era infatti tollerata presso gli Arabi, che avevano, in materia, delle pratiche simili a quelle greche.
Successivamente questa pratica fu a stragrande maggioranza condannata in tutto il mondo, perché venne considerata come una tara e un’ignominia, sotto l’influenza della tradizione giudaico-cristiana.
Tradizione molto presente nel costume morale della penisola araba e che si scontrava con le tradizioni dei Beduini arabi, giudicate rozze perché permettevano di praticare il sesso in tutte le sue forme possibili e per il solo piacere.
Nei paesi islamici l’omofobia deve essere dichiarata fuori legge
Esiste una prova molto chiara del fatto che l’islam, come affermato dai suoi stessi giuristi, ha una concezione moderna e corretta del sesso: è il riconoscimento dell’esistenza dell’omosessualità in paradiso, dove ai credenti devoti omosessuali vengono destinati adolescenti ed efebi. Così come non vi è proibizione per tutto ciò che deriva dalla natura umana ed è confermato dalla scienza.
Di conseguenza, tutte le leggi omofobe che oggi si richiamano all’Islam devono essere abolite, se si vuole continuare a mantenere questa fedeltà.
Perché esse non fanno altro che usurpare questa aderenza alla fede islamica per imporre un ordine morale maschilista e dittatoriale, con lo scopo di controllare le aspirazioni libertarie e profondamente sensuali che caratterizzano la natura dei soggetti arabi.
In Tunisia, come in Marocco, le nuove costituzioni proclamano come fondamentalmente acquisiti i diritti e le libertà individuali, le quali implicano l’eliminazione di ogni discriminazione in base al sesso. Quindi anche l’omofobia deve essere dichiarata fuorilegge.
Tant’è che non si può sostenere che l’omosessualità violi l’Islam, perché sono proprio le leggi omofobe che ne sfigurano e calpestano la concezione del sesso; concezione che fu caratterizzata da una modernità ante-litteram. Che i democratici di questi paesi si rendano conto oggi che il loro dovere è di pretendere una abolizione immediata e senza restrizioni di qualsiasi tipo di legislazione che alimenti l’omofobia.
Certo, alcuni si chiederanno come è possibile che i musulmani si siano così tanto sbagliati sulla loro religione lungo tutti questi secoli, non essendo arrivati a considerare la natura contraria alla religione della loro legislazione. La risposta è semplice.
In prima battuta. Il potere politico nei paesi islamici, dopo la dinastia degli Ommiadi, è sempre stato di carattere dittatoriale e ha strumentalizzato la religione ai propri fini ed interessi.
In seconda battuta, non è onesto né storicamente corretto sostenere che il carattere contrario all’Islam delle leggi omofobe non era già stato segnalato e denunciato.
I “sufi” (corrente mistica dell’Islam, ndt) l’avevano detto e alcuni di essi praticavano di buon grado la pederastia alla maniera greca.
E’ noto che era diffusa, nella cultura greca l’eromeno (giovane adolescente) e l’erasta (uomo adulto), coppia pederasta a vocazione sia iniziatica che erotica. E questo costume era riprodotto da una parte dei cheikhs (maestri) sufi con i loro murid (discepoli).
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(1) Si veda su questa questione il libro dello cheikh Al Azhar M. Keshk, nella sua opera: Riflessioni di un musulmano sulla questione sessuale (Réflexion d’un musulman sur la question sexuelle), pubblicato in arabo al Cairo nel 1992. Il testo è disponibile su internet e può essere scaricato.
* Fahrat Othman è giurista, sociologo e politologo tunisino
Testo originale: Homophobie: L’islam est innocent de ce que font les musulmans