Omosessuali sulla soglia del sinodo. Le due idee di pastorale in gioco
Articolo di Sandro Magister pubblicato sul blog Settimo Cielo il 30 settembre 2015
L’omosessualità è di per sé fuori tema, nel sinodo convocato per discutere sulla famiglia. Ma di fatto è entrata prepotentemente tra le materie più dibattute. A giudicare dal battage dei media, l’orientamento dominante in campo cattolico è per un radicale cambiamento della dottrina e della prassi della Chiesa, con l’accettazione piena della pratica omosessuale e con la benedizione delle unioni tra persone dello stesso sesso.
Ma c’è anche chi vuole innovare nella cura pastorale delle persone omosessuali restando fermamente ancorato alla dottrina cattolica. Entrambe queste tendenze prenderanno corpo a Roma in questi giorni di febbrile vigilia del sinodo. In due appuntamenti paralleli.
La prima tendenza avrà il suo momento pubblico sabato 3 ottobre nella conferenza internazionale dal titolo “Le Strade dell’Amore – Istantanee di incontri cattolici con le persone LGBT e le loro famiglie”, che si terrà presso il Centro Pellegrini “Santa Teresa Couderc” in via Vincenzo Ambrosio 9/11, con il patrocinio dell’European Forum of LGBT Christian Groups,
Il programma in italiano, inglese e spagnolo è all’indirizzo waysoflove.wordpress.com.
LGBT è l’acronimo di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Ma in questo appuntamento romano – si spiega – si darà vita a “una rete globale di cattolici LGBTQI”, estendendo la sigla anche a “queer” e intersessuali.
I promotori sono tredici organizzazioni di varie nazioni che si sono già riunite a Roma durante il sinodo del 2014 e ora daranno vita con altri gruppi a un “Global Network of Rainbow Catholic”, ossia a una rete internazionale di cattolici “arcobaleno”.
Loro obiettivo dichiarato è “una Chiesa Cattolica in cui tutto il popolo di Dio – persone LGBT ed eterosessuali – possa vivere, pregare e offrire il proprio servizio insieme in armonia”.
Nella conferenza prenderanno la parola Mary McAleese, già presidente dell’Irlanda, José Raúl Vera López, vescovo di Saltillo in Messico, domenicano, i gesuiti Pedro Labrín, cileno, e Pino Piva, italiano, la suora statunitense Jeannine Gramick e la suora italiana Anna Maria Vitagliani, l’inglese Martin Pendergast e il thailandese Rungrote Tangsurakit, più “un sacerdote che opera in Africa il cui anonimato è stato richiesto dal suo superiore”.
La seconda tendenza si esprimerà invece venerdì 2 ottobre in un convegno all’Angelicum, la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, con al mattino interventi del cardinale Robert Sarah e del presidente del Pontificio istituto Giovani Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, Livio Melina; nel pomeriggio del cardinale George Pell, dello psichiatra Paul McHugh del Johns Hopkins Institute, e di Timothy Lock e Jennifer Morse dell’Istituto Ruth; e ancora la mattina di tre cattolici omosessuali dalle storie in diverso modo esemplari: Rilene, David e Paul.
Il convegno è stato organizzato dalla casa editrice di San Francisco Ignatius Press, fondata e diretta dal gesuita Joseph Fessio, dal Napa Institute, presieduto dal gesuita Robert Spitzer, e da Courage International, un’associazione cattolica diretta da padre Paul Check e dedicata alla cura pastorale delle persone omosessuali, che opera con il placet della conferenza episcopale degli Stati Uniti e del pontificio consiglio per la famiglia.
La presentazione, il programma, i profili degli oratori e altre notizie sul convegno sono all’indirizzo truthandlove.com
A giudicare dalla presenza di cardinali come Sarah e Pell non possono sorgere dubbi sull’orientamento di questo convegno e sulla sua opposizione alle “aperture” sostenute invece dai cattolici “arcobaleno” dell’altro incontro romano e dai padri sinodali a loro vicini.
Ne fa testo quanto dice padre Check, nel presentare il convegno dell’Angelicum: “Nel Vangelo Gesù non solo dona la sua compassione, ma ci chiama anche alla conversione perché sa che saremo veramente nella gioia e pienamente realizzati solo quando vivremo così come Dio ci ha voluti quando ci ha creati. Molti degli attuali approcci sull’omosessualità non contemplano questa prospettiva più ampia sulla persona umana. Piuttosto sembrano limitarsi ad ‘accettare’ senza riconoscere la chiamata di Gesù alla conversione. E difendono un ‘diritto’ all’intimità sessuale, ma non riconoscano il disegno di Dio sul matrimonio a cui Gesù stesso fa riferimento in Matteo 19”.