Omosessualità, celibato e pedofilia
Riflessioni di Juan Antonio Férriz Papí, Coordinatore dell’Área de Asuntos Religiosos FELGTB (Spagna) pubblicate il 2 maggio 2010, liberamente tradotte da Dino
E’ dimostrato con certezza che non c’è nessun rapporto tra omosessualità e pedofilia. Così affermano numerosi studi, soprattutto a partire dai decenni ’60 e ’70, che allo stesso tempo non considerano più l’omosessualità una patologia sessuale. Per questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1990 l’ha eliminata dall’elenco delle malattie.
Queste terapie alla fine risultano un fallimento il oltre il 90% dei casi, ma quel che è peggio causano alla persona delle profonde depressioni e vere patologie psicologiche per quanto riguarda la propria identità.
Questo percorso non è stato facile. Siamo strati trattati come cavie da laboratorio. Disgraziatamente c’è ancora chi continua a provare i suoi trattamenti curativi su persone omosessuali allo scopo di modificare il loro comportamento.
Anche la Chiesa cattolica come istituzione è coinvolta nelle persecuzioni verso le persone omosessuali. La sua dottrina ufficiale presenta l’omosessualità come “atti intrinsicamente disordinati” e “contrari alla legge naturale”. Così espone nel suo Catechismo.
Anche se afferma “la sua origine psichica è in gran parte inspiegata”, dice subito dopo, senza poter giustificare questa affermazione, che “non origina da una vera complementarietà affettiva e sessuale” e che “non può essere approvata in nessun caso”.
La Congregazione per l’educazione cattolica nel 2005 ha pubblicato un documento in cui, in modo molto criticabile, stabilisce un parallelo tra l’omosessualità e la pedofilia e dichiara che la Chiesa “non può ammettere nei seminari o negli ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, che presentano spiccate tendenze omosessuali o appoggiano la cosiddetta cultura gay”.
Prima di qualsiasi manifestazione di rabbia, dobbiamo metterci a sedere e riflettere su qual è la realtà che ci troviamo davanti.
In primo luogo ci sono numerosi studi che calcolano il numero dei sacerdoti omosessuali in una percentuale molto più elevata rispetto al resto della società. Cozzens, responsabile della formazione di sacerdoti presbiteri in USA, nel 2000 ha sostenuto che il 50% dei sacerdoti sono omosessuali.
Nel 2009, nell’arcidiocesi di Cali si è appurato che il 30% dei suoi sacerdoti lo erano. Altri studi arrivano a risultati simili all’interno del clero mentre nella società in generale si calcola circa il 5%. Molti sacerdoti omosessuali affermano di essere entrati nel sacerdozio senza aver ben chiara la loro identità sessuale. Questo gli è servito per mettere da parte la propria sessualità e dedicarsi alla vocazione.
Alcuni, in un secondo tempo, hanno scoperto il loro vero orientamento. Questo clima di persecuzione e l’essere costantemente sotto osservazione comporta di dover nascondere i sentimenti della persona, riempiendola di contraddizioni e conflitti interni.
Questo può sfociare in varie situazioni:
1 Che la persona non ce la faccia più e scoppi, rivelandosi apertamente. Questo comporta una liberazione personale molto gratificante e il fatto di star bene con se stesso.
E’ un elemento molto importante per poter sviluppare in futuro una vita piena, ma nel presente espone alla pubblica derisione da parte della propria comunità religiosa, che chiuderà le porte a determinate attività o anche ai sacramenti, ed espone anche a compromettere la propria situazione, fino all’espulsione.
2 Che la persona lo tenga nascosto, cosa che le permetterà di rimanere nella sua comunità, ma nel suo interno finirà col provocare un deterioramento psicologico dalla conseguenze imprevedibili.
Ad esempio Xabier Pikaza (Dottore in Teologia Biblica) ha affermato che quasi tutti i “cacciatori di omosessuali” che conosce sono disgraziatamente degli omosessuali che non ammettono la loro identità sessuale ed umana, e scaricano il loro risentimento contro altri compagni più fortunati o più stimati.
In entrambe queste situazioni il problema non è l’omosessualità, ma l’opposizione e la condanna che la Chiesa cattolica rivolge ad essa. In questo modo criminalizza le persone omosessuali e le rende emarginate dalle loro comunità.
Ma con l’omosessualità non finisce la questione. La realtà è che il sacerdozio cattolico obbliga all’astinenza sessuale, il celibato. Questa esigenza nasce in varie comunità religiose intorno al IV secolo ed è approvata in vari Concili come forma di limitazione dell’accesso alla vita monastica durante il Medio Evo.
La richiesta in quel periodo era enorme poiché era l’unico posto senza carenza di cibo e senza miseria.
Ma così non è stato fino al Concilio di Trento (1545-1563) quando si stabilì in modo definitivo questa regola, in risposta alla Riforma Protestante. Si è cercato di dare altre giustificazioni, tra le quali naturalmente si segnala la difesa della “purezza” del corpo per poter raggiungere meglio Dio e servirlo pienamente.
Questa è un’ideologia totalmente platonica, rivalutata da Agostino d’Ippona, padre di gran parte della filosofia ancora in vigore nella Chiesa cattolica. Questa ideologia si basa sul castigo dato al corpo per ottenere la sublimazione dello spirito, e in questo modo poter arrivare a Dio.
Il celibato obbligatorio è un’esigenza contraria alla natura umana, che costringe a reprimere i sentimenti e il modo fisico di esprimerli. Evidentemente esistono persone asessuali, ma la percentuale è minima rispetto al resto della società.
Per molti sacerdoti si trasforma in un peso difficile da sopportare e nella maggior parte dei casi comporta la rinuncia alla vocazione del sacerdozio.
P. Fischler dell’Università di Harvard, in uno studio realizzato all’interno del clero cattolico degli Stati Uniti, ha riscontrato che il 92% degli interpellati pensa che il sacerdote dovrebbe scegliere liberamente se sposarsi o no.
P. Sipe ha rivelato che soltanto il 2% di questo stesso clero statunitense mette in pratica il celibato.
José Rodriguez (Dottore in psicologia dell’Università di Barcellona), in uno studio riguardante 400 sacerdoti, ha concluso tra l’altro che il 60% di essi intrattiene relazioni sessuali, che siano eterosessuali oppure no.
Questo significa che il voto di castità nel sacerdozio cattolico non viene adempiuto, e senza dubbio, non per questo cessano di essere dei buoni sacerdoti per la loro comunità.
Louis Hagget del Centro di Studi per Affari Religiosi di Boston è un fautore del matrimonio dei sacerdoti e della continuazione dell’esercizio della loro attività vocazionale. Attualmente questa rete annovera 5.000 sacerdoti, 2.500 dei quali sposati. In Spagna esiste il Movimento per il Celibato Opzionale (MOCEOP).
Alcuni giorni fa il vescovo di Lleida, insieme ad altri 20 sacerdoti della sua diocesi, si è espresso a favore del celibato facoltativo.
Ma cosa c’entra tutto questo con la pedofilia? In seguito a tutti i casi di abusi a minori da parte di sacerdoti cattolici che stanno venendo alla luce, nello scorso mese di aprile, l’istituzione Chiesa cattolica è uscita allo scoperto. in questo caso tramite le parole del cardinal Tarcisio Bertone, affermando testualmente che “molti psicologi e molti psichiatri hanno dimostrato che non c’è rapporto tra celibato e pedofilia, ma molti altri hanno dimostrato, e me l’hanno detto di recente, che invece il rapporto c’è tra omosessualità e pedofilia. Questo è verità, questo è il problema”.
Il subbuglio mondiale provocato è stato di tale entità che qualche giorno dopo Lombardi, portavoce del Vaticano, se ne è uscito ammorbidendo queste parole.
Come ha precisato, questi dati provengono da uno studio interno, nel quale il 10% dei casi registrati all’interno della Chiesa sono da considerarsi pedofilia in senso stretto, e il 90% di efebofilia (cioè di attrazione fisica verso adolescenti), dei quali il 30% sono di carattere eterosessuale.
Nella comunità scientifica non c’è miglior modo di convalidare le conclusioni di uno studio che renderlo pubblico e sottoporlo alla critica di altri esperti.
Fino ad ora non è stato pubblicato nulla al riguardo, continua a rimanere un documento interno. Ma è possibile analizzare altri studi.
L’associazione australiana Broken Rites, che ha lo scopo di denunciare e dare assistenza alle vittime di abusi sessuali compiuti da sacerdoti cattolici in questo paese, riferisce anche che la percentuale prevalente di persone che hanno subito abusi da sacerdoti cattolici è di sesso maschile, circa il 55%.
Ammettendo questo, e in base alla percentuale di omosessualità del clero cattolico, sembra che l’equilibrio della bilancia si vada spostando in un’altra direzione.
Queste affermazioni vengono confermate da numerose persone e istituzioni (Conferenza Episcopale Spagnola, COPE, hazteoir.org, psicologoscatolicos.org…).
In questi gruppi spiccano tre persone:
1.- Aquilino Polaino Lorente, cattedratico in psicopatologia presso l’Università Complutense di Madrid. Ne abbiamo già avuto abbastanza delle sue argomentazioni riguardo all’omosessualità come malattia curabile di fronte alla Commissione di giustizia del Senato, espresse in aperto contrasto a tutta la comunità scientifica.
Persino il Collegio di Psicologi di Madrid prese posizione contro questa argomentazione. Inutile aggiungere altro.
2.- Jorge Sabater Pi, primatologo e Dottore Honoris Causa delle Università autonome di Madrid e Barcellona, scopritore del gorilla albino Fiocco di Neve. La relazione di questa persona si sviluppa attraverso lo studio degli stadi del comportamento umano in base alla sua osservazione nei primati. Lo studio in questione è incentrato sull’analisi del comportamento dei primati in situazioni di sovraffollamento e di cattività. Questo studio afferma che nasce una struttura piramidale di comportamento, così come comportamenti omosessuali e pedofili e anche aggressività tra gli individui.
Secondo l’autore, questi comportamenti non sarebbero presenti in stato di libertà. La conseguenza estrapolata da Bertone, in questo caso, è il rapporto diretto tra omosessualità e pedofilia, anche se questo è sicuramente molto discutibile.
In primo luogo dimentica il comportamento omosessuale dimostrato con certezza in natura. Anche i pinguini stabiliscono tra loro relazioni di fedeltà omosessuale e legami famigliari, arrivando ad adottare piccoli abbandonati.
In secondo luogo, invece di considerare che il sacerdozio è uno spazio di vocazione e di gioia per la persona che lo esercita, lo si sta definendo come un carico molto duro, quasi un carcere, probabilmente a causa dell’imposizione del celibato.
Da qui si potrebbe concludere, secondo questo studio, che è pericoloso avvicinarsi ai sacerdoti, poiché sarebbero violenti, gerarchici e impositivi, e potrebbero anche violentarmi o abusare sessualmente dei miei figli, cosa che fa di loro un pericolo sociale.
In terzo luogo si dimentica della pressione che l’ambiente continua ad esercitare sull’individuo affinché la sua omosessualità proceda senza rendersi manifesta, che sia sacerdote o no. Ciò significherebbe anche che tutti noi omosessuali andiamo aggredendo gli altri e li violentiamo per strada e inoltre che le nostre relazioni sessuali sono una tortura.
Sicuramente la non conoscenza della realtà omosessuale induce a questi errori, poiché niente è più lontano dalla realtà. Né i sacerdoti cattolici sono degli orchi, né noi persone omosessuali siamo incapaci di amare, anche se molte volte viviamo in ambienti davvero ostili.
3.- Jose M. Amenòs Vidal, Laureato in Filosofia e Scienze dell’Educazione, Dottore in Gestione Ambientale, e docente e ricercatore presso la facoltà di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università centrale di Barcellona. Questa persona conferma gli studi e ne trae le medesime conclusioni.
Tra i suoi articoli figurano alcuni titoli come “La Conferenza Episcopale Spagnola e l’imperdonabile decisione di non scomunicare gli abortisti” o “La Chiesa spagnola e l’inadempimento di negare la comunione a tutti i fautori dell’aborto”. E’ anche amministratore del sito web www.psicologoscatolicos.org, sul quale pubblica i suoi stessi articoli.
Questo sito si fa portavoce delle ultime parole del Papa di fronte al nuovo ambasciatore di Macedonia, lo scorso 30 aprile: “L’unione della famiglia, la difesa della vita umana e la promozione delle esigenze religiose specialmente dei giovani, sono la base per la crescita morale ed umana delle nazioni”.
Lo stesso sito afferma nei suoi fondamenti che la psicanalisi di Freud è sbagliata, poiché egli non credeva in Dio, ed ha preteso di costruire una base scientifica in opposizione alla tradizione giudeo-cristiana. La base scientifica di tutte queste affermazioni è quanto meno opinabile.
E’ importante puntualizzare che coloro che commettono abusi possono essere sia uomini che donne, con prevalenza comunque dei maschi, che commettono circa il 90% degli abusi sessuali, e nella maggior parte dei casi gli abusatori sono persone conosciute dai minori.
Secondo gli studi pubblicati da D. José Rodriguez nel1993 in Spagna, tra il 28 e il 33% delle donne hanno subito abusi sessuali prima dei 15 anni, circa un 10% invece nel caso degli uomini.
Un altro studio realizzato in Spagna e negli Stati Uniti tra il 1998 e il 2003 dimostra che dal 20 al 25% delle bambine e dal 10 al 15% dei bambini subisce qualche tipo di abuso sessuale prima dei 17 anni.
Rispetto alla criminalità tra i sacerdoti cattolici, Philip Jienkins, professore di storia e Studi Religiosi presso l’Università di Pensilvania, nel 2004 ha affermato che il 99,8% dei sacerdoti cattolici non sono mai stati implicati in questo tipo di comportamenti delittuosi.
Tuttavia, il rapporto John Jay, pubblicato nello stesso anno, sostiene che il 4% del clero cattolico degli Stati Uniti è stato implicato in pratiche sessuali con minori, in concreto 4,392 sacerdoti nel corso dei 50 anni antecedenti, dunque soltanto tra il 5 e il 10% delle vittime ha denunciato il fatto.
In Spagna, un’indagine realizzata nel 1995 da Félix Lopez Sanchez, cattedratico dell’Università di Salamanca, e pubblicata dal Ministero degli Affari Sociali, calcola che nel totale degli spagnoli che hanno subito abusi sessuali in età minorile, il 10% afferma di essere stato abusato da un sacerdote cattolico.
José Rodriguez, analizzando dati del curriculum sessuale di quasi 400 sacerdoti, conclude che tra i sacerdoti in attività in quel periodo (1993), un 7% commette abusi sessuali gravi verso minori.
Quel che è certo è che questi dati non variano molto rispetto a religiosi appartenenti ad altre confessioni che hanno la possibilità di scegliere di sposarsi.
Ciò può indicare varie cose: primo, che il celibato non abbia nessun rapporto con la pedofilia, cosa che non è ancora comprovata e continua ad essere oggetto di discussione, dal momento che comporta una repressione per la persona e può portare conseguenze psicologiche, nonostante sia anche certo che questo precetto, com’è dimostrato, non venga rispettato dalla larga maggioranza del clero; secondo, che l’indottrinamento religioso sia la causa logica di questi abusi, cosa che chiaramente non è vera, dato che gli insegnamenti religiosi non approvano questo comportamento; e terzo, che l’ordinazione sacerdotale sia una situazione che consenta facile accesso all’infanzia e all’adolescenza, e pertanto essa rappresenti una scelta preferenziale per gli abusatori pedofili.
Il problema di questa terza possibilità è la difficoltà nel riconoscere queste persone in modo da poterle scartare. Queste patologie sono generate dalla società stessa, non durante il seminario o l’esercizio del ministero sacerdotale, e pertanto non se ne può dare responsabilità al sacerdozio.
L’istituzione Chiesa cattolica pertanto non sarebbe responsabile dei casi di pedofilia. Tuttavia è responsabile di nasconderli e coprirli, così come della colpevolizzazione e delle minacce indirizzate alle vittime, fatto che per molti anni è stato un gravissimo errore.
Per concludere possiamo trarne queste affermazioni:
– L’omosessualità non ha nessun rapporto con la pedofilia. Le accuse in questo senso sono totalmente infondate e sono in contrasto con l’opinione generale della comunità scientifica.
– L’istituzione Chiesa cattolica insiste nel criminalizzare l’omosessualità, in questo caso probabilmente per discolparsi.
In questo senso l’istituzione Chiesa cattolica è responsabile del costante lancio di messaggi di condanna e di minaccia verso l’omosessualità, fatto che genera una violenza sociale nei confronti delle persone omosessuali.
Noi esigiamo la cessazione di queste molestie e la pubblica ammissione del danno fatto, chiedendo perdono per le calunnie lanciate, soprattutto alle vittime di atti di omofobia provocati da questo comportamento.
– Una percentuale molto elevata del clero cattolico è omosessuale. Invece di rivolgere altrove lo sguardo, l’istituzione Chiesa cattolica deve affrontare apertamente la realtà e non nascondersi più, proferendo pubblici insulti contro la dignità delle persone omosessuali.
– Rispetto al celibato obbligatorio, è un’imposizione al sacerdozio con la quale non si trova d’accordo un’ampia maggioranza dei fedeli e che in realtà nella maggior parte dei casi non viene messa in pratica. Pertanto sarebbe necessario che venisse trasformata in una scelta invece che un obbligo.
– Il rapporto tra celibato obbligatorio e pedofilia non è comprovato. Voler attribuire alla Chiesa cattolica o ai sacerdoti la responsabilità di questi casi non sarebbe logico.
Ma questa istituzione è responsabile di nasconderlo e di non far niente per evitarlo.
Per questo, tutti coloro che hanno commesso questi delitti, così come chi li ha nascosti e coperti, compreso chi ha fatto pressione alle vittime perché tacessero, devono essere messi di fronte alla giustizia senza indugiare oltre.
– Non abbiamo analizzato altre questioni sulla morale sessuale, visto che ciò non rientrava nello scopo di questo documento.
Testo originale: Homosexualidad, celibato y homofobia