Omosessualità. Cosa dicono la Bibbia e la chiesa cattolica sui rapporti omosessuali? (seconda parte)
Conferenza del Padre dominicano Gareth Moore* tenuta alla comunità domenicana di Froidmont à Rixensart l’8 e il 9 marzo 1997, liberamente Tradotta da Francesca Macilletti
(…) Nell’Antico Testamento ci sono due testi principali: Genesi 19 e Levitico 18,22 (ndr dove si parla parla di rapporti omosessuali). In Genesi 19 è raccontata la storia della distruzione di Sodoma e Gomorra. Due uomini (in realtà degli angeli) arrivano a Sodoma e Lot, il nipote di Abramo, li invita a restare da lui. Tutti gli uomini della città circondano la casa di Lot chiedendogli di consegnare loro i due stranieri perché possano “conoscerli”. A causa della loro malvagità, Dio distrusse la città. La lezione che se ne trae è che Dio non sopporta gli atti omosessuali. In Levitico 18,22 troviamo un testo legale, molto più conciso ed esplicito: “Non avrai con un maschio relazioni che si hanno con una donna”.
Il Nuovo Testamento contiene ugualmente dei testi che condannano esplicitamente l’omosessualità. Il primo capitolo della lettera di San Paolo ai Romani dichiara che il comportamento e il desiderio omosessuale tipico del mondo pagano del primo secolo è il castigo per il paganesimo. Paolo dice:
Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del Creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.
Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro tradimento. (Romani 1,24-27)
Nella prima lettera ai Corinzi, Paolo dice più brevemente: Dunque non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio. (1 Corinzi 6,9-10)
C’è, quindi, una condanna visibile e imprescindibile dell’omosessualità nei due testamenti. Per restare fedeli alla Bibbia, la Parola di Dio, la Chiesa deve, inevitabilmente, condannarla così come tutti gli atti omosessuali. Questa condanna corrisponde, anche molto bene, alla posizione negativa presa storicamente dalla Chiesa. Ma non si tratta, semplicemente, di rafforzare una presa di posizione negativa sull’omosessualità ricercando nella Bibbia dei testi che giustificano tale posizione. Ci sono anche dei valori positivi che intervengono, dei valori che si esprimono ugualmente nelle Sacre Scritture. Questo interessa le relazioni tra gli uomini e le donne. Cito il documento “Homosexualitatis Problema”:
“Facendo riferimento al primo capitolo della Genesi, si dice: Dio, nella sua infinita saggezza e onnipotente amore, crea la realtà intera come un riflesso della sua bontà. Crea il genere umano a sua immagine e somiglianza, uomo e donna. Gli essere umani sono, dunque, delle creature di Dio, chiamati a riflettere, nella complementarietà dei sessi, l’unità del Creatore. Realizzano tale opera in maniera speciale quando cooperano con Lui nella trasmissione della vita attraverso la donazione coniugale reciproca”.
È una valorizzazione molto forte della relazione uomo-donna che lega la differenza tra i sessi e la loro cooperazione sessuale alla natura di Dio stesso. Ne consegue, logicamente, che i rapporti omosessuali siano considerati de-valorizzati: optare per un’attività sessuale con una persona dello stesso sesso annulla l’importante simbolo e il significato – per non parlare dei fini – del disegno della sessualità secondo l’intenzione del Creatore. L’attività omosessuale non esprime la complementarietà di un’unione capace di trasmettere la vita, quindi è in contraddizione con la vocazione di un’esistenza vissuta sotto la forma di questo dono nel quale il Vangelo vede l’essenza stessa della vita cristiana. Questo non significa che le persone omosessuali non siano spesso generose e capaci di donare, ma quando svolgono un’attività omosessuale, coltivano in loro un’inclinazione sessuale disordinata, fondamentalmente caratterizzata dall’autocompiacimento. Per mettere in evidenza la differenza sessuale creata da Dio e la procreazione che presuppone evidentemente l’eterosessualità, si deve escludere l’omosessualità. È per difendere il valore di ciò che Dio ha creato, la ragion d’essere della sessualità e il suo significato simbolico, che la Chiesa deve condannare l’omosessualità. Dio ha creato la sessualità perché gli uomini e le donne possano unirsi in maniera feconda ed essere così, realmente, l’immagine di Dio.
Questo insegnamento che condanna l’omosessualità sembra, a prima vista, condannare anche gli omosessuali; se desiderano rimanere fedeli alla Chiesa, non conosceranno mai l’amore sessuale che è, praticamente, ovvio per il resto del mondo. Ma in realtà, dice la dottrina ufficiale, non è questo il caso. La Chiesa non impone niente, riconosce semplicemente la volontà di Dio, espressa chiaramente nella Bibbia, e insiste per rimanere fedele a Lui. Gli uomini trovano la loro vera felicità solo in Dio e restandogli fedeli. Dio vuole la nostra felicità; chi Gli volta le spalle si orienta verso l’infelicità. Ora, è per l’eterosessualità che Dio ci ha creati, non per l’omosessualità; è per questo che, avendo riconosciuto che non è buono che l’uomo sia solo, ha creato Eva per Adamo e non un secondo uomo. Dio ha creato Adamo ed Eva, non Adamo e Ivano. L’uomo e la donna si completano reciprocamente e trovano la felicità che Dio vuole per loro nella loro vita insieme, che ha il carattere di un dono reciproco e del quale i loro rapporti sessuali fanno parte. Non è lo stesso per i rapporti omosessuali, che hanno per fine essenziale l’autocompiacimento. Cito nuovamente “Homosexualitatis Problema”:
“Come in tutti i disordini morali, l’attività omosessuale disturba la realizzazione e la soddisfazione personale, in quanto è contraria alla saggezza creatrice di Dio. Rigettando delle opinioni erronee riguardanti l’omosessualità, la Chiesa non limita ma, piuttosto, difende la libertà e la dignità della persona ascoltata in maniera realistica e autentica. Dio non condanna l’omosessuale; Lui lo ama, ne vuole la felicità. È perché ama, non perché condanna, che Lui dice all’omosessuale: Niente pratiche omosessuali! Ti renderanno infelice. Anche se ti sembra difficile, sarai più felice, più libero, se te ne astieni. La persona omosessuale che non si astiene dalle azioni omosessuali non rischia di essere condannato da Dio. Sarà, suo malgrado, infelice, ed è questo che Dio vuole evitare. Anche la Chiesa, la quale vuole solo adempiere alla volontà di Dio, vuole che tutti gli uomini siano felici; cerca, quindi, di distogliere le persone omosessuali, che ama, dalle loro attività sessuali.”
(…) La Chiesa pretende di condannare l’omosessualità, non per pregiudizio, ma per rispetto a Dio e agli uomini, e sulla base di una teoria che trova fondamento nella Bibbia e la natura della sessualità. Ci sono molti cattolici, oltre a numerosi protestanti, che sono molto contenti di questa posizione della Chiesa per ragione della sua fedeltà evidente alla Bibbia e alla tradizione cristiana. D’altra parte, non è concepita per rendere felici gli omosessuali.
Ci sono molte persone che sono profondamente ferite da quello che la Chiesa dice nei loro confronti, nonostante pretenda di amarli e parlare perché evitino l’infelicità. Ci sono quelli che, già alienati dalla Chiesa, trovano nella sua dottrina un pregiudizio “medievale”, un oscurantismo per il quale non c’è spazio nel mondo d’oggi.
Ci sono anche degli omosessuali cattolici, profondamente attaccati alla Chiesa, che si sentono rigettati e condannati da questa istituzione alla quale vogliono rimanere fedeli. Ma per coloro ai quali non piace, non è sufficiente dire che l’insegnamento attuale è offensivo o che ne impedisce la fioritura. La Chiesa riconosce che tale insegnamento può essere difficile da ricevere e da vivere, ma finge di non avere scelta. Il suo dovere non è quello di piacere agli uomini ma di rimanere fedele a Dio, alla verità. Se, d’altro canto, l’omosessualità dispiace a Dio, la Chiesa non può dire altrimenti; nessun omosessuale che crede in Dio può dire altrimenti. Tra l’altro si tratta di proclamare e difendere la verità e di vivere secondo essa. (…)
La Chiesa parla sempre in termini di atti omosessuali; non parla mai di relazioni omosessuali. Vale a dire che trattando le azioni omosessuali degli omosessuali, ne parla come se queste si producessero al di fuori della relazione umana. Le azioni sessuali degli eterosessuali sono, invece, sempre considerate all’interno del contesto matrimoniale, cioè, di un dono reciproco di due persone che si consacrano l’una all’altra.
Dunque, il contesto dell’atto sessuale può avere un senso evidente: l’unione fisica di due corpi è atta a esprimere, simbolicamente, l’unità di due persone unite dall’amore. È possibile che esprima anche, come lo sostiene la dottrina della Chiesa, l’unità di Dio, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo di cui la principale unità è l’amore.
Ma anche l’amore omosessuale esiste. Non bisogna trattare i rapporti omosessuali come se esistessero al di fuori del contesto umano, come fa la Chiesa. I rapporti omosessuali possono prodursi in assenza di una relazione umana e senza amore, questo è vero, ma vale lo stesso per le relazioni eterosessuali. Il sesso senza amore è probabilmente da deplorare, ma si tratta di un altro discorso. L’amore omosessuale esiste ed è reale. Quell’amore che può unire due persone sposate può unire anche due persone omosessuali. Come gli eterosessuali, anche gli omosessuali possono fare l’amore. Nel caso di due omosessuali che si amano reciprocamente, che condividono la propria vita, che si consacrano l’uno all’altro in maniera permanente, l’unione sessuale può ugualmente essere l’espressione fisica dell’amore che li unisce.
Non è automatico dire che una tale unione sessuale non potrà essere anch’essa, come l’unione fisica di due persone sposate, un simbolo dell’unità di Dio. Certo, l’unione sessuale di due omosessuali non può portare al concepimento, non può essere fecondo come quello di due eterosessuali. Neanche l’unione sessuale di due persone sposate delle quali una è sterile può esserlo.
Inoltre, l’unione sessuale di una coppia sposata è ritenuta essere, secondo la dottrina ufficiale, il riflesso dell’unità di Dio. Ma l’unione della Trinità non è feconda come l’unione sessuale di una coppia sposata. Dio non è fecondo, è creatore. Vale a dire che la coppia eterosessuale feconda è una cattiva immagine di Dio?
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* Il padre dominicano Gareth Moore è, purtroppo, deceduto nel dicembre 2002
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Testo originale: HOMOSEXUALITE ET CHRISTIANISME. La Bible II