Omosessualità, fede e chiesa cattolica. Parliamone senza giudicare
Articolo di Christophe Chaland pubblicato sul settimanale Pèlerin (Francia), n°6981 del 15 settembre 2016, libera traduzione di Marco Galvagno
Prendono la parola che per molto tempo è stata loro vietata nella chiesa e chiedono di essere accolti nella comunità dei credenti. Un (nuovo) libro di testimonianze ci fa immergere in un sentiero pieno d’ostacoli.
Hervé di Portzmparc, 56 anni, vive da quattro anni e mezzo con Christian di 30 anni. “Ho scoperto cosa vuol dire amare ed essere amato. Ho accettato a fondo questo amore che mi rende molto più felice di quanto non sia stato negli anni passati da single, né il celibato, né gli incontri sessuali furtivi erano arricchenti per me” afferma, lui mentre la sua famiglia schierata contro la legge sui matrimoni omosessuali rifiuta di riceverlo con il compagno: “Cristophe è sordo e io sto imparando la lingua dei segni, ma in realtà ci sente meglio di tutti loro.”
David Belamy, 51 anni, vive da undici anni con il compagno. Nel Luglio 2013 è stato profondamente toccato dalle parole di papa Francesco sul posto che gli omosessuali devono occupare nella chiesa “Chi sono io per giudicare?”. David è stato a lungo tentato di vivere secondo i precetti della chiesa, fino a perderci la salute: “Quando ero giovane la chiesa mi ha convinto che potevo vivere la continenza omosessuale. Anche se sono stato sposato e innamorato di mia moglie, le tensioni interiori erano tali che sono caduto in depressione. Ho intrapreso un percorso per sciogliere il nodo che mi legava dentro andando a bussare alle porte dell’associazione David e Jonathan e parlando con vari sacerdoti”.
Il calo dell’omofobia nei paesi occidentali è piuttosto recente. La legge che ha cancellato l’omosessualità tra i reati in Francia risale solo al 1982. Poco a poco gli omosessuali sono usciti dall’ombra nella quale erano tenuti dai tabù sociali. Ma nelle comunità cristiane dove si afferma ad alta voce la dignità sociale delle persone escluse viene davvero riconosciuta la loro presenza?
Un libro uscito recentemente ci fa ascoltare le testimonianze di una cinquantina di credenti omosessuali e dei loro cari. Foi, Homosexualité, église, redatto dall’associazione (francese) Devenir un en Christ, un’organizzazione cristiana, che da più di trenta anni accompagna le persone omosessuali a partire dalla situazione in cui si trovano, qualunque sia la loro scelta di vita, fornisce preziosi riferimenti pastorali e teologici. Ovviamente chiarisce che i testi biblici abitualmente utilizzati per condannare l’omosessualità, non sono tali dato che l’omosessualità di oggi non coincide con quei fenomeni condannati nella Bibbia.
Monsignor Dacourt, vescovo emerito di Nanterre (alla periferia di Parigi) introduce questo contenuto facendo una confidenza toccante: “Il contenuto di questo libricino è prezioso. Se lo avessi letto 50 anni fa quando ho iniziato il mio ministero di sacerdote avrei accolto in maniera diversa i genitori di quel ragazzo che si era suicidato dopo aver scoperto di essere gay. Avrei difeso quel prete di 38 anni, che anche lui si era tolto la vita, perché tutti lo additavano come omosessuale, peraltro senza nessuna prova che lo fosse.”
Monsignor Dacourt è testimone d’un’evoluzione della chiesa che l ha portata innanzitutto ad accogliere e ascoltare senza barare sulla parola di Dio e sulla dottrina. Precisa “Cosa ci insegna la chiesa? Riconosce che l’omosessualità non è una scelta, ma giudica gli atti omosessuali intrinsecamente disordinati”. Tuttavia le testimonianze di coloro che trovano la pace in una vita di coppia omosessuale interpellano i credenti.
I dibattiti sul “marriage pour tous” (ndr il matriomonio gay) hanno portato i cattolici a dibattere il tema dell’omosessualità, come mai avevano fatto prima. “Ma abbiamo ascoltato davvero le persone omosessuali? Al contrario questo dibattito ha concesso a molti cattolici ad esprimere opinioni omofobe” osserva Laurent Lemoine, domenicano professore di teologia morale all’università cattolica di Angers.
Senza giudicare
Tuttavia un’evoluzione di fondo è stata tracciata. Nel 2015 i cattolici sono stati consultati nel periodo intercorso tra i due sinodi romani sulla famiglia. Monsignor Pierre Carré, arcivescovo di Montpellier, ha sottolineato che molte risposte provenienti dalle diocesi francesi erano unanimi nel chiedere di astenersi dal giudicare gli omosessuali e di tenere un atteggiamento di accoglienza e misericordia nei loro confronti.
Laurent Lemoine mette in guardia contro un certo tipo di misericordia ambigua: “Bisognerebbe smetterla di considerare gli omosessuali come dei poverini da aiutare, loro chiedono solo di essere trattati con il rispetto dovuto, come avviene con le altre persone”.
Questo atteggiamento passa attraverso un accompagnamento pastorale di qualità, che lasci spazio alla persona, secondo le indicazioni pastorali di papa Francesco: “Siamo chiamati a formare le coscienze, ma non pretendiamo di sostituirci a loro” ha affermato alla conclusione del sinodo. ( Amoris Laetitia 37).
Le persone omosessuali prendono la parola discretamente. Saranno ascoltate? David Bellamy, storico di professione, è speranzoso: “La storia ci mostra che l’evoluzione delle mentalità va osservata nei tempi lunghi e come cristiano sono persuaso che un giorno gli omosessuali saranno accolti a braccia aperte nella chiesa”.
Testo originale: “Homosexuels et chrétiens, ils témoignent”