Vegliamo perchè contro l’omofobia l’amore vince la paura
Riflessioni di Christian Albini, lette alla “veglia contro l’omofobia e tutte le discriminazioni” celebrata nella Chiesa di San Gerolamo in Piazza Duomo a Cremona il 18 maggio 2009
Sono contento di questo invito e di essere qui con voi stasera. Da un paio d’anni provo a riflettere sul rapporto tra fede cattolica e omosessualità.
A gennaio sono stato invitato a Roma ad incontrare un gruppo come quello che state costituendo qui a Cremona e sull’ultimo numero della rivista Mosaico di pace (maggio 2009) è stato pubblicato un mio articolo su un’antropologia inclusiva nei confronti delle omosessualità.
Ho iniziato a occuparmi di questi temi a motivo di una persona a cui ero molto legato. In prossimità del matrimonio, questa persona prese coscienza della propria omosessualità e fu un completo ribaltamento di vita.
Poiché eravamo in confidenza, ho avuto modo di essere partecipe delle sue sensazioni, dei dubbi, delle difficoltà. Un contatto così ravvicinato con qualcuno che si stava confrontando con aspetti della propria affettività e sessualità che fino a quel momento non erano stati portati alla luce ebbe su di me un effetto molto forte e inatteso.
Anche in me c’erano delle questioni non risolte, una parte di me con cui non avevo mai fatto i conti e che quella esperienza ha colpito come una scossa elettrica. Di fronte a qualcuno che rivelava se stesso e lasciava cadere l’immagine di sé che presentava agli altri, ho provato l’impulso a fare altrettanto. Adesso ne parlo tranquillamente, ma allora non è stato affatto facile. Non lo è mai, quando c’è di mezzo la paura degli altri, del loro giudizio. Penso che sia qualcosa che riguarda un po’ tutti: eterosessuali e omosessuali, celibi e sposati… Ciascuno di noi, riguardo al proprio vissuto affettivo e sessuale, ha dentro di sé una componente di dubbio, di timore, di questioni non risolte, anche di ombra e di peccato.
Infatti, credo che chi manifesta omofobia lo faccia perché ha paura degli altri, di essere visto com’è veramente e si difende con la discriminazione e l’intolleranza, scaricando sugli altri il proprio timore. È quello che ci dice il testo che fa da traccia per questa veglia: «chi teme non è perfetto nell’amore» (1 Giovanni 4,18).
Mi viene in mente ciò che scriveva Sant’Agostino nel commentare la prima lettera di Giovanni. Ci sono due tipi di timore. Un primo tipo è la paura del castigo ed è un timore paralizzante, perché vede in Dio qualcuno che ci punisce per le nostre colpe e mancanze.
Ti inchioda, perché di fronte a Dio non possiamo mai sentirci giustificati per i nostri meriti. Un secondo tipo di timore è quello di perdere chi amiamo. È quello che fa da preludio alla gioia della fede, perché quando ci poniamo di fronte a Dio e alla sua Parola ci accorgiamo che siamo amati da Lui e, come dice Giovanni, l’amore scaccia il timore.
«Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo» (1 Giovanni 4,19). Dio non comincia ad amarci dopo che noi siamo diventati perfetti, magari cercando di “comprare” il suo amore. Al contrario, si incomincia ad amare Dio quando ci si sente amati da lui, così come siamo. E lui fa sempre il primo passo. Ci ama già così come siamo.
Come ha fatto notare Enzo Bianchi, quando facciamo questa scoperta, quando l’amore vince la paura, il giorno del giudizio si compie già oggi, perché scopriamo che Dio non vuole la nostra condanna, né imporsi su di noi facendo leva sui nostri sensi di colpa. Sentirsi accolti ci apre un nuovo cammino di vita in cui diventiamo capaci di accogliere noi stessi e gli altri. Ecco, ho voluto semplicemente condividere con voi la mia modesta esperienza e quello che mi ha detto nella preghiera questo testo. Vi ringrazio di aver avuto questa opportunità.