Omosessualità. Le parole e i gesti di Papa Francesco
Articolo di Loup Besmond de Senneville pubblicato sul quotidiano cattolico La Croix (Francia) il 27 aprile 2021, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Un mese è passato, e l’inchiostro continua a scorrere. Il 15 marzo scorso la pubblicazione, da parte della Congregazione per la Dottrina delle Fede, di una nota la cui conclusione è l’impossibilità di benedire le coppie omosessuali, ha risvegliato un dibattito che va avanti da molto, e che ha ripreso forza in modo inedito (la nota porta la data del 22 febbraio 2021, ed è stata resa pubblica il 15 marzo, n.d.a.).
Questa volta, infatti, le proteste vengono dall’interno della Chiesa, anche da alcuni cardinali. E Francesco? La sua frase del 2013 (“Se una persona è gay e cerca il Signore, e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?”) è rimasta famosa, ma è vero che ha preso le distanze dalla nota pubblicata dai guardiani del dogma?
Per saperlo, bisogna ascoltare il suo Angelus della domenica seguente, 21 marzo: “Il Signore, con la sua grazia, ci fa portare frutto, anche quando il terreno è arido a causa di incomprensioni, difficoltà o persecuzioni, o pretese di legalismi o moralismi clericali. Questo è terreno arido”. Queste due frasi si riferiscono alla nota della Congregazione? Secondo molte persone vicine al Papa, da noi interrogate, non c’è alcun dubbio in proposito.
Una di tali persone attira l’attenzione sulla lettera pubblicata il 23 marzo in occasione del 150° anniversario della proclamazione di sant’Alfonso Maria de’ Liguori Dottore della Chiesa. È un lungo messaggio in cui Francesco tesse l’elogio di questo santo, vissuto all’inizio del XVIII secolo, patrono dei confessori e dei… moralisti: “La teologia morale non può riflettere solo sulla formulazione dei principi, delle norme, ma occorre che si faccia carico propositivamente della realtà che supera qualsiasi idea” .
Si può con questo concludere che Francesco è in disaccordo di fondo con la nota? Una cosa è sicura: il 4 marzo ha ricevuto amichevolmente il cardinale Ladaria, prefetto della Congregazione, affinché questi gli presentasse il proprio ragionamento, e gli facesse presente la sua volontà di pubblicarlo. Del resto, sul documento è indicato a chiare lettere che il Papa “ha dato il suo assenso” alla sua pubblicazione.
Secondo le informazioni in nostro possesso, se il Papa ha avuto delle riserve, queste sono sulla data della pubblicazione, a distanza di qualche giorno dall’inizio dell’Anno della Famiglia, ma anche sulla forma, ovvero la pubblicazione sul sito della Congregazione priva di un comunicato che spieghi la portata del testo.
“Era certo al corrente della nota, non si può sostenere il contrario” dice un suo amico di lunga data, “ma bisogna mettersi bene in testa che il messaggio di papa Francesco va molto al di là del contenuto della nota: è un messaggio d’apertura”.
Un altro dei suoi amici va oltre, in maniera tranchante: “Il responsum della Congregazione non è stato né firmato, né approvato dal Papa”. La stessa fonte ci ricorda il capitolo 8 dell’esortazione Amoris laetitia, intitolato “Accompagnare, discernere e integrare la fragilità”: “Questo capitolo non vale unicamente per i divorziati risposati, ma per tutte le situazioni irregolari” sottolinea l’amico intimo del Papa.
Allora, cosa pensa davvero Francesco sull’omosessualità? La polemica sul documento della Congregazione per la Dottrina della Fede è rivelatrice del doppio passo del Pontefice: da una parte, non cambiare la dottrina; dall’altra, accompagnare ogni persona in un cammino di misericordia, come spiega monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, già segretario speciale del Sinodo sulla famiglia: “Fin dall’inizio del suo pontificato, il Papa ha sempre voluto alleare la misericordia con la dottrina”.
Il teologo italiano spiega che Francesco vuole in questo modo tenere insieme “l’accompagnamento della persona e la fedeltà alla dottrina. Alcuni pensano che le due cose possano entrare in conflitto; in realtà, l’alleanza tra dottrina e misericordia è indispensabile: la vera creatività di Francesco sta nell’invitare la Chiesa a pensare questi due aspetti. Se non capiamo questo, non possiamo capire il Papa. Non c’è concorrenza tra i due aspetti: misericordia significa mettere in opera concretamente la verità”.
Fin dall’inizio del suo pontificato, Francesco ha sempre avuto contatti regolari con persone e associazioni omosessuali: “Sappiamo che il Papa ha amici LGBT” conferma il gesuita statunitense James Martin, autore di diversi libri su queste tematiche e ricevuto da Francesco nel 2019.
Come sappiamo, la “cultura dell’incontro” è stata messa in pratica con Andrea Rubera, in coppia con Dario e padre di tre bambini avuti attraverso la gestazione per altri. Nel 2015 Andrea, cattolico molto impegnato nella sua parrocchia romana, scrisse a Francesco per confidargli la sua esitazione ad iscrivere i suoi figli al catechismo: “Non sapevo come presentare la mia situazione, avevo paura che la parrocchia dicesse di no…”.
Due giorni più tardi, il telefono squillò, e dall’altra parte c’era il Papa: “Ha voluto capire il problema, poi mi ha detto: ‘Vai alla parrocchia, presentati, presenta la tua famiglia, fai domanda, e vedrai che tutto andrà bene.’”. È ciò che farà poi il giovane.
Andrea non ha più sentito il Papa al telefono, ma la loro conversazione è rivelatrice del metodo di Francesco, che moltiplica gli scambi personali senza per questo intaccare la dottrina: “È una strategia ben precisa: sa di non poter cambiare il dogma, e quindi mette in primo piano la pastorale” è l’analisi di Andrea Rubera, oggi portavoce dell’associazione Cammini di Speranza.
Arriverà il Papa a benedire le unioni omosessuali? Nulla oggi lo lascia presagire, ma Andrea Rubera è persuaso che questa serie di incontri finirà per “abbattere i pregiudizi”, e “più o meno a lungo termine” arriveranno cambiamenti più profondi.
“La questione della dottrina non deve essere né assolutizzata, né trascurata” dice monsignor Bruno Forte. Se “l’elaborazione dottrinale”, quando si toccano queste tematiche, rimane “necessaria”, il vescovo ricorda che queste stesse tematiche suscitano “interpretazioni diverse” nella Chiesa. “Il Papa non è interessato alla possibilità di modificare la dottrina” aggiunge padre James Martin.
In Vaticano, la dottrina è una questione ultrasensibile: “Negli ultimi giorni stiamo udendo delle voci provenienti dall’Africa, le quali non sono certo scontente di questo testo” sostiene un cardinale: un modo di ricordare che il dibattito interno alla Chiesa sulle coppie omosessuali non è limitato ai cattolici che vivono nell’Europa occidentale e negli Stati Uniti.
Testo originale: Homosexualité, les mots et les gestes du pape