Omosessualità. Ritorniamo alla Bibbia perché la chiave è l’amore (Parte quarta)
Conferenza del Padre dominicano Gareth Moore* tenuta alla comunità domenicana di Froidmont à Rixensart (Francia) l’8 e il 9 marzo 1997, liberamente tradotta da Francesca Macilletti
Per ritornare alla Bibbia, ho detto che i testi sui quali si basa la Chiesa (ndr sull’omosessualità) non sono da rispettare semplicemente perché sono presenti nelle Scritture. Per andare un po’ più lontano, ci si può chiedere: quali sono i testi biblici che bisogna rispettare? Non tutti hanno la stessa importanza, bisogna fare una scelta. Tutto dipende da quelle che sono per noi le idee chiave della Bibbia. Se leggiamo la Bibbia da cristiani, è chiaro che Gesù Cristo ne sia la figura centrale e che bisogna leggerla alla luce della sua vita e del suo insegnamento. Ora, per Gesù l’idea chiave è l’amore: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti. (Matteo 22,37-40)
– “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri;come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri”(Giovanni 13,34)
– “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Giovanni 15,12)
– “Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri” (Giovanni 15,17)
– “Tutto quello che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti” (Matteo 7,12)
Anche Paolo che, al contrario di Gesù, aveva delle cose da dire sui rapporti sessuali tra due persone dello stesso sesso, insisteva nel dire che fosse l’amore a prevalere:
– “Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore” (Romani 13,8-10)
– “Tutto si faccia tra voi nella carità” (1Corinzi 16,14)
– “Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati alla libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso” (Galati 5,13-14)
Per sviluppare la sua dottrina sulla sessualità, la Chiesa prende come punto di partenza alcuni testi quali Genesi 1,27 (“A immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”) e Genesi 2,24 (“Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”)
Ci si può porre la domanda: è bene basarsi sulla Bibbia, ma perché iniziare da qui? Sappiamo che i testi che parlano dell’amore sono molto più centrali nel Cristianesimo. Sappiamo, da quello che dicono Paolo e Gesù stesso, che l’amore è più importante della legge. Per i cristiani, i testi sull’amore sono un punto di partenza molto più naturale che qualunque altro testo della Genesi. La fedeltà più profonda alla Bibbia e a Dio non consiste nel fatto di prendere sul serio il primato dell’amore? Questa è anche la tradizione autentica della Chiesa intesa come istituzione e delle chiese, sia cattoliche che protestanti.
Sant’Agostino disse: “Amate e fate quello che volete”. È una regola buona e autenticamente cristiana. Esprime la centralità dell’amore nell’etica cristiana ma anche la liberà che l’amore ci dona. Dal punto di vista cristiano, se qualcuno ama il proprio prossimo non è sottomesso a nessun altra costrizione. Quello che l’amore cristiano esige è che si sopprimano i propri egoismi, che si preferisca l’altro a noi stessi, che si cerchi il bene dell’altro. Non è facile, serve molta pazienza, energia, buona volontà. Ci si può anche sbagliare, si può credere che quello che si fa è per il bene dell’altro quando, in realtà, non lo è.
Ma questo principio dell’amore dona all’uomo molta libertà. Se, come dice San Paolo, l’amore non fa del male al prossimo ed è, quindi, l’adempimento alla legge (Romani 13,10), nessun altra legge è applicabile. Ci sono senza dubbio molte altre regole che derivano dalla “legge dell’amore”, ma non ci sono altre basi della morale cristiana, non ci sono principi etici concordanti o supplementari.
(…) Molti teologi cattolici, trattando la sessualità, fanno riferimento a una presunta legge naturale che dovrebbe essere la volontà di Dio iscritta nella natura delle cose create, soprattutto nella natura umana. Questa legge dovrebbe escludere certe pratiche sessuali. (…) I nostri organi sessuali fanno parte della nostra natura fisica. Se ne vengono esaminate la forma e il funzionamento, è chiaro che siano lì per funzionare insieme, organi maschili con organi femminili, per generare una nuova vita umana. È questa la loro ragione di esistere, è questo il loro scopo. Utilizzare questi organi in un altro modo, per esempio attraverso la masturbazione o i rapporti sessuali con preservativo, va contro la nostra natura. La forma e il funzionamento del pene e dell’ano ci mostrano che, al contrario, questi due organi non sono lì per stare insieme. La penetrazione anale è contro natura. Ora, l’autore di questa natura è Dio: agire contro natura è quindi un’offesa contro di Lui.
(…) Per mostrare che gli uomini sono tenuti a quello o quell’altro decreto della legge naturale, bisognerebbe mostrare non solo che è un decreto di questa legge, ma anche che la sua trasgressione è contraria all’amore per il prossimo. Anche se è vero che la legge naturale esclude i rapporti omosessuali – e sarebbe molto difficile provarlo – questa conclusione non sarebbe pertinente alla valutazione cristiana dell’omosessualità. Bisognerebbe dimostrare, piuttosto, che gli atti omosessuali sono contrari all’amore per il prossimo. Non so neanche come proveremmo a dimostrare questo. Stessa cosa per le idee più recenti che sono, a volte, apportate per escludere l’omosessualità.
L’omosessualità, dicono, esclude la complementarietà uomo-donna. Tale complementarietà, allo stesso tempo fisica e affettiva, è creata e voluta da Dio; escludendola, l’atto omosessuale va contro la volontà di Dio. In realtà, questa idea non è che un presunto elemento della legge naturale, poiché fa appello alla natura dell’uomo e della donna come li ha creati Dio.
La risposta è la stessa: Dio, in fondo, vuole l’amore, non la complementarietà e Gesù ne è testimone. La legge della complementarietà, se esiste, non è applicabile in quanto tale. Per provare che l’omosessualità è contro la volontà di Dio, bisognerebbe dimostrare che i rapporti omosessuali siano contrari all’amore per il prossimo.
Una variante della nozione della complementarietà è quella della diversità. Secondo questa idea, l’omosessuale, che si lega a una persona dello stesso sesso, cerca in questo modo di rifiutare l’altro. Ora, l’amore è precisamente l’apertura all’altro; chi si chiude all’altro, come gli omosessuali lo fanno nei loro rapporti sessuali, agisce contro l’amore. Qui c’è un’argomentazione contro l’omosessualità perché si basa sull’importanza dell’amore. Sfortunatamente (o fortunatamente), si basa anche su diversi errori. L’amore implica certamente l’apertura all’altro ma questo vuol dire che colui che ama si apra a un’altra persona. L’amore non implica che colui il quale ama debba aprirsi a un’altra persona del sesso opposto.
Altrimenti, sarebbe impossibile amare una persona dello stesso sesso, cosa che è assurda. C’è da notare che questo argomento parla dell’amore, non solo dei rapporti sessuali; è per il suo amore che l’omosessuale si chiude ed è tenuto a chiudersi all’altro. L’argomento condannerebbe dunque non solo i rapporti omosessuali ma anche l’amore tra due persone dello stesso sesso, cosa che è inaccettabile.
Per di più, non è vero che colui che ama, anche sessualmente, un’altra persona dello stesso sesso si chiude a quelle del sesso opposto; semplicemente, non ci va a letto insieme. Ci sono tante altre maniere di aprirsi agli altri. Nessuno dirà che colui che ama una persona dell’altro sesso si chiude a tutte quelle del suo stesso sesso. Se, seguendo l’autorità di Gesù, prendessimo l’amore come fondamento e punto di partenza, potremmo facilmente arrivare a una conclusione ben lontana dalla dottrina attuale inerente l’omosessualità. L’amore omosessuale vero esiste, è impossibile negarlo, basta guardarsi intorno. (…)
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* Il padre dominicano Gareth Moore è deceduto nel dicembre 2002
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Testo originale: HOMOSEXUALITE ET CHRISTIANISME. L’Amore IV