Omosessualità: un magistero da riscrivere. Appello al papa di 60 teologhe e teologi cattolici
Articolo di Ludovica Eugenio pubblicato su Adista Notizie n°18 del 15 maggio 2021, pag.2-3
I riferimenti ai testi biblici che, tradizionalmente, vengono citati nei documenti della Chiesa a supporto della condanna delle relazioni omosessuali sono, in realtà, frutto di una errata comprensione e di una traduzione distorta: nelle Scritture, in effetti, non vi è alcuna condanna.
Sono queste le conclusioni di uno studio interdisciplinare – il primo nel suo genere – portato avanti dal Wijngaards Institute, centro di ricerca e think tank cattolico indipendente diretto da Luca Badini Confalonieri, con base a Londra, che dal 1983 promuove l’uguaglianza di genere, l’etica sessuale e la democrazia nella Chiesa.
Lo studio, frutto di due anni di lavoro da parte di una ventina di accademici, è integrato da una Dichiarazione che lo riassume, “Christian Objections to Same-Sex Relationships: An Academic Assessment” (“Obiezioni cristiane alle relazioni omosessuali: valutazione accademica”), ed è stato lanciato il 4 maggio (2021) scorso; più di 60 i teologi, le teologhe e docenti universitari che vi hanno aderito, da Jeannine Gramick, cofondatrice di New Ways Ministry, a Todd Salzman, docente di teologia cattolica alla Creighton University (Nebraska), dal teologo domenicano Ignace Berten a Lisa Sowle Cahill, da Krzysztof Charamsa, teologo, già membro della Congregazione per la Dottrina della Fede e ex segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale, alla teologa femminista Elisabeth Schüssler Fiorenza, alla ex presidente irlandese Mary McAleese, da sempre impegnata nella giustizia di genere nella Chiesa.
L’omofobia del Vaticano
I firmatari si rivolgono a papa Francesco l’appello affinché l’attuale magistero sulle relazioni omosessuali venga radicalmente rivisto e corretto in base ai dati della più recente ricerca biblica, scientifica e sociologica che, nelle intenzioni – si legge nel comunicato stampa del lancio – «dovrebbe dare il colpo di grazia agli argomenti biblici, ma non solo, che giustificano l’omofobia».
Un’omofobia espressa, di recente, dal Responsum vaticano che vieta la benedizione delle coppie omosessuali in virtù della definizione magisteriale dell’amore gay come «intrinsecamente disordinato»: «né parole gentili né azioni “pastorali” possono cicatrizzare la ferita» che questo insegnamento ha provocato, ma soltanto «un cambiamento» di quest’ultimo, spiega il comunicato del Wijngaards Institute. Alla luce degli argomenti, profondamente deboli, che supportano la posizione della Chiesa, questo cambiamento «è necessario da tempo».
Papa Francesco, argomentano i firmatari dello studio, «ha spesso insistito sulla necessità che le autorità ecclesiastiche ascoltino i cattolici in generale, e i teologi e altri esperti in particolare. Ha espresso sia con le parole che con i fatti la sua volontà che le discussioni su questioni teologiche controverse si svolgano apertamente e con franchezza.
E ha incoraggiato a prendere decisioni su di esse in modo democratico e decentralizzato, nei Sinodi e in altre riunioni rappresentative della Chiesa a tutti i livelli, e a schierarsi sempre dalla parte degli emarginati e dei discriminati». Proprio alla luce di questo orientamento e di questo spirito, i sessanta studiosi presentano la loro richiesta «che le autorità competenti della Chiesa cattolica istituiscano un processo di consultazione trasparente e indipendente sui risultati della ricerca».
D’altronde, proseguono, la condanna delle relazioni omosessuali non è condivisa dalla maggior parte dei cattolici romani in tutto il mondo, ma ciononostante è ancora la posizione del papa, dal momento che «tutti i documenti della CDF hanno autorità solo in quanto approvati dal papa»; «Solo a lui, dunque, spettano il compito e la responsabilità di dare il via a uno studio indipendente che rivisiti l’insegnamento che ha ereditato dai suoi predecessori».
A Krzysztof Charamsa è stata affidata l’introduzione allo studio, che definisce come «un messaggio di speranza in quest’epoca di oscillanti certezze», «un dono e un impegno per la Chiesa». «Questo progetto di ricerca collaborativo e interdisciplinare – aggiunge Mary McAleese – è il primo tentativo serio di utilizzare gli strumenti degli studi interdisciplinari per mettere in discussione, verificare e interpellare il magistero della Chiesa nel campo dell’omosessualità. Il popolo di Dio ne ha avuto bisogno per contribuire a convincere un magistero ottuso ad aprire gli occhi e le orecchie, a vedere e ascoltare il danno inflitto a giovani e anziani di buoni volontà da insegnamenti che contrastano con la scienza e con l’amore del Creatore. Il lavoro accademico del Wijngaards Institute porta speranza dove ce n’è bisogno».
«Accogliere le scienze umane sulla sessualità e confrontarle seriamente con la Parola rivelata, con l’aiuto competente di esegeti, teologi e scienziati – scrive ancora Charamsa nell’introduzione allo studio – fa parte dell’auspicata specificità della Chiesa di essere capace di coraggio e profezia evangelica. Solo una tale forte identità spirituale permette di comprendere in modo nuovo ciò che potrebbe sembrare addirittura impossibile vedere in maniera nuova, come in passato sembrava inimmaginabile poter riconciliare le scoperte del cattolico Copernico e dell’anglicano Darwin con la verità della loro e nostra fede».
Anche il contributo delle scienze, spiega Charamsa, aiuta ad afferrare «il vero punto di partenza e l’essenza stessa dell’antropologia religiosa: la persona creata a immagine di Dio, che è la pura Relazionalità d’Amore. La Bibbia non definisce la questione scientifica della struttura della sessualità, ma ci insegna il punto di partenza e lo scopo ultimo a cui deve servire la sessualità umana: l’amore.
A suo tempo il credente Galileo Galilei difese l’idea che la Bibbia ci insegna come si vada in Cielo e non come funzioni il Cielo. Il primo è il compito proprio della religione, il secondo spetta alla competenza delle scienze.
Oggi siamo chiamati a seguire lo stesso principio nei confronti dell’universo della sessualità umana: la Bibbia ci insegna come si realizza la propria sessualità nell’amore e non come è stata formata nella sua natura differenziata. Il primo è il prezioso compito della religione, nel secondo arriva l’indispensabile aiuto delle scienze umane».
Gli errori del Diritto naturale
Lo studio del Wijngaards Institute, 80 pagine tradotte in quattro lingue, affronta estesamente anche la questione del diritto naturale, sul quale poggia in gran parte la condanna magisteriale dell’omosessualità, basata sulla considerazione che le relazioni omosessuali sono incapaci di procreazione biologica, considerata come una finalità “naturale” ed essenziale di ogni atto sessuale e che le coppie che hanno rapporti sessuali devono essere sempre aperte alla procreazione (ad esempio in Humanae vitae).
Questo argomento, si legge nella Dichiarazione che sintetizza lo studio, contiene errori: «Nessun atto di rapporto sessuale ha una “capacità” biologica indipendente per la procreazione, e quindi non si può dire che abbia sempre la procreazione come sua finalità. La relazione causale tra inseminazione e, d’altra parte, fecondazione, impianto e, in ultima analisi, procreazione, non è necessaria, ma statistica. Se non fosse così, ogni atto di inseminazione risulterebbe in un concepimento».
In pratica, «ciò significa che la stragrande maggioranza degli atti di rapporto eterosessuale non ha né una capacità biologica né una finalità per la procreazione e, a tale riguardo, sono identici agli atti sessuali non eterosessuali».
Inoltre, l’argomentazione vaticana contraddice la visione biblica sui molteplici fini della sessualità umana: «La Bibbia ebraica afferma che la finalità della sessualità umana comprende la compagnia, l’aiuto reciproco (Genesi 2,18-24) e il piacere fisico (Cantico dei Cantici 5,1; Proverbi 5,18-19). È significativo che la procreazione non sia inclusa nel passaggio fondamentale di Genesi 2,18-24. In Genesi 1,28, dove è menzionato, è descritto come una benedizione. Allo stesso modo, da nessuna parte nel Nuovo Testamento la capacità, o l’intenzione, di procreare è prescritta come requisito essenziale per il matrimonio in generale o per ogni atto sessuale in modo specifico».
Se ne evince, conclude l’estratto del documento, che «l’assioma papale che “l’apertura alla procreazione” è un requisito essenziale di ogni atto di rapporto sessuale non è conforme all’insegnamento biblico. La Bibbia, infatti, approva i fini morali dell’attività sessuale diversi dalla procreazione. L’attività sessuale tra persone dello stesso sesso può soddisfare quei fini morali della sessualità umana non destinati al concepimento».