Opus gay. Viaggio-inchiesta nella chiesa cattolica sull’omosessualità tra i credenti a cui la gerarchia non sa più parlare
Intervista di Silvia Lanzi del 9 gennaio 2011
Il dibattito che coinvolge Chiesa cattolica e omosessualità, che come sanno bene i nostri lettori è molto intenso e articolato, si è arricchito, ultimamente di un ulteriore capitolo.
Si tratta di un libro, di un bel libro, scritto dalla giornalista free-lance Ilaria Donatio: Opus gay, la Chiesa cattolica e l’omosessualità.
Ilaria è nata a Lecce e vive a Roma e scrive per diverse testate, tra cui «MicroMega» e «l’Unità», occupandosi in particolare di cultura gay e società civile.
Una giornalista “impegnata” dunque che, nel libro, vede il prosieguo naturale delle sue inchieste. Veramente, quando mi è stata proposta questa recensione/intervista, il mio primo pensiero è stato che si trattasse dell’ennesimo libro-scandalo un po’ pruriginoso su chissà quali segreti del Vaticano.
Invece mi sono dovuta ricredere. Si tratta infatti di un libro assolutamente libero e vero, scritto, mi verrebbe da dire, quasi con amore, di un’ampiezza di respiro e di una limpidezza incredibili. Una lettura interessante e utile, sfaccettata e non preconcetta. Arricchente.
Ho sentito l’autrice che, molto gentilmente ha risposto ad alcune mie domande. Ecco, in sintesi, la nostra chiacchierata.
Il tuo libro è piuttosto articolato. E mi sembra abbastanza riduttivo il sottotitolo “La chiesa cattolica e l’omosessualità” visto che il discorso, pur partendo e finendo con capitoli riguardanti il rapporto Chiesa/omosessualità è molto più ampio (e questa ampiezza di respiro ti fa onore). Come ti è venuta l’idea di scriverlo?
Le idee nascono sempre dalla vita, quella propria ma anche quella degli altri. E poi dall’urgenza di raccogliere quelle esperienze e di volerne capire di più: per questo, credo, sia uscito fuori un lavoro che contiene molte tracce.
Di ricerca e di lettura: credo che il sottotitolo colga bene i due soggetti principali su cui il mio lavoro si concentra. Ma è vero che il libro va molto oltre il pur complesso rapporto che collega i gay e le lesbiche alla Chiesa cattolica: non sono una scrittrice ma una giornalista, per questo, il mio è innanzi tutto un lavoro di inchiesta.
Ogni capitolo in fondo è proprio una mini-inchiesta, quasi autonoma in se stessa. Dunque: parlo con il teologo Enrico Chiavacci e ricostruisco la storia della morale sessuale della Chiesa cattolica; racconto una famiglia fondata sull’unione di due donne, lesbiche e credenti, e parlo delle famiglie omogenitoriali; consulto Vittorio Lingiardi per discutere di omofobia e approfondisco le inquietanti realtà che vorrebbero ancora curare le persone omosessuali. E così via.
Quali difficoltà hai avuto, se ne hai avute, nel corso della sua stesura? E ne hai avute, di pubblicazione?
Quella principale è stata che molti cattolici militanti, i più integralisti o ortodossi se vogliamo chiamarli così, intellettuali oppure attivi in alcune realtà della Chiesa, non rispondevano neppure alla mia richiesta di incontro o di intervista.
Veramente, anche con personaggi politici, gay dichiarati, ne ho avute: magari perché mi ritenevano (preventivamente) una sfigata che li avrebbe messi solo in cattiva luce! Quanto alla casa editrice, la Newton Compton mi ha dato da subito l’ok, dunque, non ho dovuto chiedere ad altri.
Pur essendo, a quanto ho visto, un libro rigorosissimo (citi ogni fonte, fai rimandi specifici ad altri volumi – insomma, ogni cosa che scrivi è perfettamente documentata), credo che sia anche, permettimi il paragone, un libro “en plen air”.
Non un mero studio accademico, ma qualcosa che si nutre di fatti, esperienze e persone. Quanto ti è stato difficile avvicinare queste persone e parlarci?
Mi piace molto l’espressione di libro en plen air e credo sia assolutamente azzeccata: Opus Gay è di certo un contributo su cui si potrà discutere, non essere d’accordo, ma sono molto serena sulla serietà del mio lavoro.
Non solo: difficile criticare le storie delle persone, il loro dolore oppure l’esperienza di discriminazione che molti vivono sulla propria pelle, quotidianamente.
Che possono dire: “Non è vero che tizio non può pregare in quella Chiesa”? oppure: “Non è vero che esistono sedicenti psicologi cattolici (almeno tali si definiscono) che pretendono di “riorientare” una persona omosessuale”?
Se queste sono le critiche, sarebbero solo ridicole! Quanto alla difficoltà nell’avvicinare alcune persone, certo che c’è stata. Io sono una giornalista free-lance e non godo della protezione o dell’accreditamento che certi apparati forniscono.
C’è un mio amico, interpellato perché vicino agli ambienti ciellini, che non mi ha più scritto da quando è uscito il libro, per fare solo un piccolo esempio.
Per riuscire a realizzare almeno un paio di inchieste, poi, ho dovuto presentarmi con un altro nome o fingere di essere quella che non ero: anche questo fa parte del lavoro giornalistico, altrimenti come avrei potuto raccogliere informazioni preziose per il mio libro?
Secondo te l’omofobia, in quanto (pessimo) costume culturale della società, deve qualcosa alla Chiesa – o per meglio dire a un certo clericalismo che per alcuni, per forza di cose, ci troviamo in casa?
Certo che sì. La vergogna e il timore di presentarsi per quello che si è, purtroppo, aumentano se si è vicini (per cultura o formazione) a certi ambienti cattolici. Non a tutti, per fortuna.
Il tema è questo: se devono essere per primi i preti coloro che sono costretti ad occultare la propria identità sessuale (vedi l’Istruzione del 2005 che da un lato, intima ai novizi di dichiarare la propria omosessualità e di non nasconderla, ma dall’altro entro tre anni prima della loro ordinazione sacerdotale, devono averla “risolta”, come se fosse una pratica da archiviare!), è naturale che il messaggio che la Chiesa manda al popolo dei fedeli è un messaggio che coltiva una delle piaghe più pericolose (secondo gli psicologi) che affligge le persone omosessuali: l’omofobia interiorizzata.
Del tipo: “Se sei gay, almeno non dirlo in giro, visto che la tua condizione è ‘moralmente disordinata’”! Questo è un messaggio omofobo, come definirlo diversamente?
Ancora: quando il monsignore di turno intervistato da siti ultra-cattolici, tuona contro l’omosessualità, riuscendo a dire cose terribili e di una violenza inaudita, come è concepibile che la Chiesa non prenda posizione contro frasi e parole tanto offensive? A mio avviso, compie un vero peccato di omissione.
Hai avuto qualche reazione da parte della Chiesa “ufficiale”? E dai “soggetti” (associazioni, ma anche singoli) di cui hai parlato?
Ancora nessuna reazione. Ma la domanda è: lo leggeranno questi soggetti? La rimozione è un virus fin troppo diffuso.
Dopo questa esperienza, come ti sembra la Chiesa? E’ così granitica come appare dal di fuori o è un organismo che cresce e si evolve – che insomma è in grado di cambiare e di innovarsi per rimanere fedele al vangelo?
La Chiesa, come sottolineo al termine del mio viaggio per i confessionali romani, è tante cose insieme. Soprattutto, non è quell’edificio monolitico che leggendo i documenti ufficiali pare essere. Non conosco i tempi della sua “evoluzione”: speriamo non si misurino sull’eternità!
Enrico Chiavacci è ottimista: secondo lui, il cambiamento, graduale e lento, avverrà. Prima o poi. Un organismo così complesso al proprio interno attraversa anche fasi di involuzione o di (apparente) stasi.
Di certo, la Chiesa è tutt’altro che granitica: quello a cui assistiamo da una decina d’anni a questa parte, è proprio il tentativo di rinserrare le fila, una sorta di autodifesa al cambiamento, paura di essere attraversata dallo stesso terremoto che investe il mondo, fuori dal Vaticano.
Questo non vuol dire che la Chiesa cattolica non continui ad avanzare nella storia degli uomini. Il punto è un altro, secondo me: quanti “feriti” e quanti “morti” si lascerà lungo il percorso la Chiesa, prima di rifondare la propria morale e di tornare a mettersi in ascolto di tutti i suoi fedeli?
Quanto tempo passerà prima che diventi quella “spiaggia dolcissima per tutti gli esclusi” per cui don Tonino Bello ha speso tutta la propria vita?
Un assaggio… sfogliando Opus gay
Indice dei capitoli
La confessione (ndr di un omosessuale). Un viaggio penitente in dieci chiese romane
Amori. Dentro (e fuori) la morale della Chiesa cattolica
Magisteri. Quello che i documenti ufficiali (non) dicono
Terapie. L’omosessualità in analisi
Famiglie. Storie di amore fuori legge
Diritti. I DICO e le coppie di fatto
Uomini. I preti in chat
Omofobia. Uno spettro che si aggira per l’Italia
Scritture. L’omosessualità nella Bibbia
Credenti. I gruppi di omosessuali cristiani in Italia
Recensioni
Opus Gay. Inchiesta tra i credenti omosessuali e i tanti volti della chiesa cattolica
Articolo di M.S. tratto da Sette, supplemento del Corriere della Sera, dell’11 novembre 2010, p.21
Opus gay. Viaggio tra i cattolici omosessuali, un esercito silenzioso
Articolo di Dario Pappalardo tratta da il Venerdì di Repubblica del 12 novembre 2010, p.153
Opus gay. Inchiesta sull’omosessualità e la chiesa cattolica
Articolo di Marianna Canciani tratto da Press Agency del 16 novembre 2010
Ilaria Donatio, Opus Gay. La chiesa cattolica e l’omosessualità, 2010, Newton Compton
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