Otto benedizioni di coppie gay in una chiesa evangelica sono poche o tante?
Articolo pubblicato su Riforma, quotidiano delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia, n.33 del 1 settembre 2017, pag.3
Il Sinodo della Chiesa riformata del Vaud fa una prima valutazione a tre anni dall’entrata in vigore del rito di benedizione per le coppie omoaffettive.
Novembre 2013: il Sinodo della Chiesa evangelica riformata del cantone di Vaud (Eerv), Svizzera, introduce la «celebrazione per le coppie registrate», definendone le modalità. Nel gennaio 2014 il Consiglio sinodale redige una raccomandazione per precisare le condizioni della sua applicazione. Tre anni dopo, l’Eerv fa una prima valutazione. (ndr)
Una nel 2013, prima ancora che il Sinodo, organo deliberativo dell’Eerv, adottasse il regolamento che istituiva questo tipo di cerimonia, due nel 2014, tre nel 2015, una nel 2016 e una nel 2017: in totale, otto riti per coppie omosessuali registrate, e quattro pastori hanno ricevuto richieste per celebrazioni future.
Lo si apprende dal rapporto diffuso nell’ultima sessione sinodale (tenutasi gli scorsi 16 e 17 giugno, ndr), che traccia un bilancio di questi tre anni.
Cifre poco significative? «Rispetto alla percentuale di persone omosessuali all’interno della popolazione, e alla forte diminuzione delle richieste di atti ecclesiastici in generale, lo scarso numero di domande non è una sorpresa per me», risponde il pastore Olivier Favrod, coordinatore del Servizio vita comunitaria e cultuale dell’Eerv.
Ognuna di queste cerimonie è stata presieduta da un pastore diverso, precisa il rapporto, che conclude che le raccomandazioni del Consiglio sinodale (organo esecutivo) sono state rispettate in ogni occasione. «Tutte le celebrazioni sono state preparate nel corso di incontri preliminari e rispettando un calendario stabilito, senza precipitare le cose», ha precisato infatti il documento.
D’altro canto, gli estensori del rapporto non hanno rilevato un «accumulo nella stessa celebrazione di elementi che potrebbero richiamare troppo chiaramente il matrimonio e creare confusione».
Se è stata pronunciata sistematicamente una preghiera per i due partner, solo in un caso c’è stato uno scambio di anelli e in altri due i membri della coppia si sono scambiati un altro monile.
Quanto all’accoglienza nelle parrocchie, il documento precisa che «in linea di principio, le coppie hanno potuto scegliere la chiesa che volevano», anche se menziona il caso in cui la coppia si è vista negare due volte l’accesso. Uno dei pastori che si sono trovati di fronte a un rifiuto spiega: «I presidenti del consiglio di chiesa erano disponibili, ma temevano le reazioni dei fedeli. Così ci hanno proposto una cappella più discreta rispetto al tempio richiesto, che si trovava nel centro del paese». Il pastore precisa tuttavia che «quel luogo aveva un significato simbolico per la coppia, ma nessuno dei due era del luogo. Probabilmente le cose sarebbero andate diversamente se la coppia fosse stata conosciuta dalla comunità».