#OutInChurch. L’impegno dei cattolici queer nella chiesa cattolica tedesca
Articolo di Franziska Schmid pubblicato sul sito Watson (Germania) il 6 febbraio 2022, liberamente tradotto da Antonio de Caro*
Essere una persona queer nella Chiesa (cattolica) è un argomento che ancora poco discusso in pubblico. Alla fine di gennaio è andato in onda su ARD il documentario “Come Dio ci ha creati” , che rappresenta i dipendenti queer della Chiesa Cattolica in diversi ruoli. Nel film, 125 membri LGBTQI+ condividono approfondimenti sulla loro personale esperienza di coming out nell’ambito dell’iniziativa “#OutInChurch“.
Il portale Watson ha parlato con alcuni di loro e ha voluto sapere cosa sperano di ottenere uscendo allo scoperto e perché le persone queer rimangono fedeli a un’istituzione che non le accetta completamente.
Eric Tilch (26 anni), responsabile della formazione giovanile nella diocesi cattolica di Limburgo, gay
“Siamo molto fortunati ad aver potuto iniziare con il lavoro giovanile queer due anni fa, qui nella Chiesa dei giovani KANA a Wiesbaden (una Chiesa dei giovani della diocesi di Limburgo) e ora anche per la diocesi di Limburgo. Quella in cui ci troviamo qui è una situazione speciale.
Possiamo già sostenere attivamente e apertamente le questioni queer nel nostro contesto lavorativo. Allo stesso tempo, sono sconvolto dalle numerose esperienze di discriminazione subite da colleghi queer. Penso che nella diocesi di Limburgo siamo sulla strada giusta Ma siamo ancora lontani dal nostro obiettivo, di creare una Chiesa non discriminatoria.
Quando sono uscito allo scoperto, le reazioni sono state super positive. Il supporto è stato grande, in quel momento il parroco della mia cittadina e la comunità erano dietro di me. Questo mi ha incoraggiato ulteriormente, perché spesso mi fanno la domanda: ‘Perché tu, con il tuo orientamento sessuale, lavori per la Chiesa Cattolica?’ Ma la Chiesa Cattolica mi ha sempre offerto opportunità e mi ha preso sul serio come persona, così come sono. Ecco perché mi piace ancora lavorare qui.
Sono stato felice di accettare la dichiarazione della Conferenza Episcopale Tedesca sulla campagna #OutInChurch. Tuttavia, siamo preoccupati che rimangano solo parole. Sappiamo da molto tempo che tutto suona sempre molto positivo nelle richieste dirette e poi non succede nient’altro. Siamo anche consapevoli che i vescovi tedeschi non cambieranno tutto dall’oggi al domani. Ma ovviamente il semplice incoraggiamento davanti alle telecamere deve andare oltre. I vescovi potrebbero forse essere più provocatori e non sopportare tutto quello che arriva da Roma. A volte ho la sensazione che non appena arriva la bocciatura da Roma, l’argomento venga nuovamente messo da parte. Non è così che cambia il sistema.
È importante che arriviamo all’accettazione delle persone queer e non per una necessità socio-politica. Che sarebbe: poiché i preti stanno scappando da noi, ora dobbiamo trattare con gli omosessuali in modo da avere ancora qualche pecora. Invece, vogliamo un chiaro impegno per ammettere che la diversità sessuale e di genere sia anche teologicamente necessaria. È assolutamente necessario accettare le persone queer allo stesso modo delle persone eterosessuali o eteronormative. Non siamo vittime della nostra sessualità. Sto perfettamente bene con la mia sessualità.
Ho una buona relazione, ho un buon ambiente umano, non ho problemi. La Chiesa mi pone questo problema e penso che dovrebbe essere accettato. Se accettiamo pienamente le persone omosessuali, l’ordine di base deve essere modificato di conseguenza”.
Johanna Kielblock, responsabile formativa del movimento giovanile regionale cattolico nell’arcidiocesi di Colonia, lesbica
“Ho la fortuna di lavorare per un’associazione giovanile che si impegna per la diversità, la varietà e una Chiesa arcobaleno. Nel mio ambiente di lavoro le persone mi incontrano costantemente in modo positivo, il che è una bella sensazione. Per lungo tempo la fede non mi ha dato la sensazione di essere accolta al sicuro: per questo sono rimasta a grande distanza dalla Chiesa, senza farne parte per diversi anni. Negli ultimi anni, però, ho sperimentato di nuovo cosa significa far parte di una comunità e mi sono confrontata con me stessa e la mia fede.
La Chiesa ufficiale non contribuisce molto alla mia fede. Ma voglio che i bambini e i giovani in particolare possano crescere in questa Chiesa senza timore di discriminazioni ed esclusioni. Posso impegnarmi per questo solo se rimango un membro di questa Chiesa. Partecipo a #OutInChurch perché voglio cambiare l’istituzione. Il mondo è colorato. Deve diventare un luogo senza timore di discriminazioni, licenziamenti ed esclusioni. Un luogo dove tutte le persone possono vivere e amare come e chi vogliono”.
Stefan Spitznagel, parroco cattolico a Marbach am Neckar, gay
“Ho preso parte a “OutInChurch” perché voglio che il gioco del nascondino finisca finalmente. Tutte le forme di vita queer dovrebbero finalmente uscire da questo angolo sporco della Chiesa. Sì, bisogna quasi chiamarlo così perché così tanti devono ancora rimanere nascosti.
La cosa più importante è il movimento di solidarietà che abbiamo messo in moto. Questo è l’unico modo, per il maggior numero possibile di persone, di sentirsi più a proprio agio e libere. L’obiettivo è lavorare contro la discriminazione nella nostra Chiesa e per dirla senza mezzi termini: oltre il 50 per cento delle persone nella nostra Chiesa viene discriminata ogni giorno, perché le donne sono ancora fortemente svantaggiate.
Con azioni come ‘OutInChurch’ spero che la discussione sulla condizione queer nella Chiesa diventi superflua, perché essere queer è semplicemente una parte integrante. Se mi chiedessero quale dovrebbe essere il miglior risultato dell’attuale movimento, direi che idealmente tutti i vescovi si dovrebbero dimettere e le comunità locali dovrebbero eleggere i vescovi in base ai loro criteri di qualità. Ma ovviamente questo è un puro desiderio.
Per me la Chiesa è più di un’istituzione. E penso che ci sia una divisione nella nostra Chiesa. I vescovi hanno sempre paura di una scissione tra destra e sinistra. Abbiamo una divisione tra l’alto e il basso. Tutto ciò che accade al di sopra dell’Ufficio del Decano non è accessibile alle persone a livello di base, cioè la maggioranza. Molto è possibile, soprattutto alla base. Puoi vivere la tua fede con le persone sul posto, condividere la tua fede e celebrarla. È fantastico e funziona molto. Tuttavia, se dovessi ricominciare, condividerei la mia fede in modo diverso, non più in questa struttura con questa gerarchia e le rappresaglie”.
Corinna Hilgner (31 anni), responsabile formativa presso l’unione scout della diocesi di Aquisgrana, lesbica
“Non ho lasciato la Chiesa perché pensavo che il 50% dei miei potenziali datori di lavoro sarebbe poi scomparso. Al lavoro sono stata aperta sulla mia sessualità per anni e ho ricevuto costantemente feedback positivi. Da quando ho collaborato a OutInChurch” e al documentario Come Dio ci ha creati, molte persone mi scrivono qualcosa del tipo “PS: ti ho visto in TV e trovo eccezionale quello che stai facendo”. È davvero una sensazione liberante. Una volta avevo un rapporto con la Chiesa pieno di tensione e di paura perché sapevo che sarei stata rifiutata da chi era al vertice. Ma l’Unione Scout è stata davvero un dono per me in quanto queste grandi persone hanno reso possibili esperienze così uniche per me e mi hanno mostrato che le basi della Chiesa possono essere altrettanto piene di accettazione. Questo ha completamente frantumato la mia visione in bianco e nero.
Ma ovviamente non è così ovunque. Conosco una donna che lavora per la Caritas e non fa coming out da 20 anni perché ha paura di essere licenziata. Questo è il motivo per cui la campagna è così importante, per mostrare a queste persone che non sono sole. Il cammino sinodale, ovvero il processo di riforma per una Chiesa visibile, avviato nel 2019, si concluderà a settembre. Per allora, al più tardi, spero che le benedizioni dei matrimoni tra persone dello stesso sesso e la fine del celibato saranno ufficialmente consentite.
Ai sacerdoti dovrebbe anche essere permesso di amare e sposare chi vogliono. Ecco perché vogliamo esercitare un po’ più di pressione su di esso per portare avanti questo progetto. L’Unione Scout ha anche istituito il gruppo di lavoro “Scout queer”, di cui faccio parte. Con questo vogliamo creare ancora più visibilità”.
Holger Allmeroeder, parroco cattolico a Seligenstadt (Assia), gay
“Ho fatto coming out nel 1980 e tutti in ogni parrocchia in cui ho lavorato da allora potevano saperlo. Ma alcuni sono sordi, disinteressati e sorpresi. Fin dall’inizio, molte persone hanno pensato che ciò fosse bello, poche che fosse negativo o scioccante Le reazioni degli ultimi giorni sono state estremamente positive.
Non mi interessa se qualcuno, sia esso un’istituzione o la famiglia, mi accetta o mi trova simpatico o mi ama. Innanzitutto per me è importante la mia fede, la mia fiducia in Dio e non l’atteggiamento obliquo di un’istituzione che crede presuntuosamente di avere l’autorità di interpretare la morale. In secondo luogo, molte persone mi accettano; terzo, conosco gli atteggiamenti del “magistero” dall’inizio; quarto, sono anch’io una Chiesa; e quinto, andarsene è anche infantile. Una volta ho intrapreso non solo una professione, ma anche una vocazione. La seguirò, anche se alle cosiddette autorità non piace.
Ai vescovi e alle autorità voglio dire molto chiaramente che hanno trattato le persone LGBTQI+ in modo disumano, freddo, spietato, degradante e discriminatorio per molto tempo a causa di un modo di pensare e di un atteggiamento errati, fondati solo in apparenza sulla teologia. Non abbiamo bisogno di essere oggetti pastorali del ministero della compassione. Che le persone, credenti o no, vedano ad occhi aperti, che il vertice di questa Chiesa agisce in modo per lo più riluttante o incapace di imparare, moralmente mendace e ipocrita”.
* Antonio De Caro, scrittore e docente, collabora con La Tenda di Gionata ed è autore di “Cercate il suo volto. Riflessioni teologiche sull’amore omosessuale” (Tenda di Gionata, 2019) e del saggio “La violenza non appartiene a Dio. Relazioni omosessuali e accoglienza nella chiesa” (Calibano, 2021).
Testo originale: Queere katholische Menschen über ihre Gründe für die Teilnahme an “Out in Church”