Padre Nostro “rimetti a noi i nostri debiti”
Riflessioni di Elsa Woods tratto da Diaspora evangelica, dicembre 2005
‘… e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore'(Luca 11,4). Nella versione italiana (ndr del Padre Nostro) è tradotto letteralmente col concetto ebraico di debiti e crediti che abbiamo di fronte a Dio e agli altri.
In altre lingue troviamo parole come “peccati” o “trasgressioni” invece di “debiti” e “perdono” invece di remissione. Non importa molto come si traduce, l’idea è chiara: qui si parla di colpa e perdono.
Viviamo in un periodo storico post Freud e Marx, dove la parola “colpa” è diventata arcaica. La parola è stata sepolta da Freud sotto la sua coperta che si chiama “sesso”. Il resto l’ha fatto Marx con la sua sepoltura sotto la coperta chiamata “ingiustizia social-economica”.
Ma stranamente anche se la parola colpa non è più tornata di moda, il senso di colpa non si è fatto seppellire così facilmente.
Ma con la parola colpa, così bene sotto le coperte di Freud e Marx, oggigiorno è ancora più facile per tutti, credenti e non credenti, sentirsi, come ci detta la nostra natura umana, cioè saldamente nella categoria dei creditori invece che in quella dei debitori.
E’ difficile trovare oggi quel sentimento del pubblicano della parabola, che si batte il petto per dar voce a quel gran senso di colpa che sentiva dentro.
Sì, qui Gesù parla di colpa e perdono. Perdono!… Aiuto! Il perdono! Qui sto parlando dal pulpitino delle testimonianze! Meglio che vada al mio posto e mi nasconda in una di quelle panche massicce, dove bambini e vecchiette piccole possono nascondersi bene!
No – mi dice il Signore – non nasconderti, meglio confessare. Va bene, confesso: ho sempre pensato e penso ancora di avere un carattere facile al perdono, nel darlo e nel chiederlo. Mi sono sentita dire persino che ero troppo facile al perdono, quasi che peccavo di leggerezza.
Tutto abbastanza bene fin qui. Ma quando è venuta la grande prova di trovarmi “moglie ripudiata”, come si dice in linguaggio biblico, ho sinceramente fallito quella prova.
Mi sono trovata con sentimenti di odio, giudizio e violenza addosso. Sentimenti che non sospettavo in me. Avevo visioni e sogni di strozzare la persona che mi aveva ferita, con la forza delle mie mani, di sputargli in faccia. Perdono? Niente! Tentativi di perdono sì.
Però ci sono voluti anni per domare un po’ quei sentimenti di rancore e “non perdono”. E perfino adesso che la mia anima è molto più tranquilla non so se sono arrivata al pieno e sincero perdono. Dio solo lo sa.
E questo vuol dire che in quegli anni di lotta la mia mancanza di perdonare mi ha escluso dal perdono di Dio? Spero proprio di no! Anzi, penso che attraverso quella lotta Dio mi abbia fatto sperimentare più profondamente l’unicità del suo perdono per me.
C’è quella frase difficile in Matteo che dice, dopo il Padre Nostro, “se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”.
Vuol dire che Dio è sottoposto al mio condizionamento umano? No di certo! E’ tutto il contrario; io devo essere condizionata da Lui! Dio mi perdona tutto quello per cui voglio ricevere perdono, sia per volontà sia per omissione.
Fra l’altro: è importante che questi ultimi sono specificamente menzionati nella liturgia anglicana e di altre chiese storiche. E’ molto facile dimenticare questi ultimi, perché non saltano subito all’occhio.
Nel libro “Abba Padre” l’autore Martinez sottolinea il fatto che il perdono di Dio non è condizionato da quello umano e lui commenta con una fra setta semplice: “Dio perdona? Anche noi perdoniamo!”
E così sia per tutti noi, se vogliamo vivere cristianamente insieme. Come ci è stato recentemente ricordato da un commento a Filippesi 2: mettiamoci al lavoro, io per prima!
Una regola importante l’ho imparata dal mio veterinario ed è questa: non leccare le proprie ferite. La guarigione arriva molto più a lungo!
Mettiamoci un collare tipo imbuto, come abbiamo visto sui cani, per impedirgli di leccarsi le ferite, anche se il nostro istinto dice: leccare, leccare, leccare…
Dio dice: non leccare, ma perdona, così vi ho insegnato.