Padre Pio. Nascita di una icona contemporanea
Recensione di Lucio
Il libro di Sergio Luzzatto su Padre Pio ha suscitato aspre polemiche da parte dei “devoti” del frate cappuccino, che non sopportavano l’analisi storica-antropologica della fama acquisita dal loro santo.
Eppure ci dà interessanti chiavi d’interpretazione sul bisogno del miracolo, del magico, del soprannaturale che muove le masse, specie nei momenti di crisi. Ci si può chiedere cosa ci fa la recensione di un libro di storia in un sito che tratta di fede? Leggete la recensione e lo scoprirete.
Ho finito di leggere, dopo mesi dalla pubblicazione e dalle polemiche, il libro dello storico Sergio Luzzatto, Padre Pio, Miracoli e politica nell’Italia del Novecento (editore Einaudi, pag 404, euro 24) e mi è molto piaciuto.
Si tratta di una ricerca storica molto accurata su come padre Pio, (al secolo Francesco Forgione, 1887 – 1968 ) un frate cappuccino che non si è praticamente mai mosso da un piccolo paesino pugliese, San Giovanni in Rotondo, sia diventato il santo più venerato dell’Italia del novecento, una icona contemporanea (assieme a madre Teresa, e ai più laici Che Guevara, e Marylin Monroe).
Sergio Luzzatto è uno storico e molto correttamente precisa che non è compito dello storico smentire o trovare prove su miracoli e prodigi. La ricostruzione storica si incentra sull’ambiente in cui questo fenomeni (veri o falsi che siano) si situano e sono, in qualche maniera, “richiesti”.
La storia di Padre Pio ci dice veramente molto sul fascino e sul potere dei simboli, sui bisogni che possono muovere milioni di persone, e su come questi bisogni sorgono e, alle volte, vengono manipolati.
Padre Pio attraversa il novecento italiano, dal primo dopoguerra, il biennio rosso, il fascismo (il clerico-fascismo che per il culto del frate di Pretrelcina ebbe una ben documentata simpatia), il dopoguerra e il contemporaneo e vede continuamente crescere la fama di taumaturgo, di protettore, di immagine vivente di Cristo.
Una fama spesso contrastata dal Sant Uffizio, che fortemente sospettava dell’abuso della creduloneria popolare, e che ha trovato vastissima risonanza nei rotocalchi popolari (un miracolo di Padre Pio, o una sua foto fanno sempre aumentare la tiratura) e nella cultura di massa.
La devozione a Padre Pio, abilmente alimentata da una ben organizzata campagna di promotori non sempre limpidi e disinteressati ( in questo anche gli agiografi concordano) non piace a chi crede in una fede raccolta, interiore, non miracolistica; a papa Giovanni, per esempio, che la definisce “un idolo di stoppa”.
Woityla invece, nella sua politica della santità popolare, porta, nonostante alcune perplessità della Congregazione per la Dottrina della Fede, Padre Pio sugli altari.
Il libro di Luzzatto ha suscitato, alla pubblicazione, aspre polemiche da parte dei “devoti” di Padre Pio, che non sopportavano l’analisi storica- antropologica della fama acquisita dal loro santo. Per un devoto forse non fa piacere venire a conoscere come sia stata finanziata la Casa per il sollievo della sofferenza (il grande e benemerito ospedale voluto da Padre Pio a San Giovanni Rotondo): sostanzialmente i soldi americani per la ricostruzione della sanità italiana furono convogliati, merito di una efficace pressione democristiana e vaticana, per un quarto del totale (!), sull’ospedale del cappuccino, a scapito di altre priorità ( lotta alla malaria e alla tubercolosi). Un’opera “provvidenziale” anche in funzione della campagna elettorale del 1948.
Per non parlare dei sostanziosi fondi versati nel 1943 da un ambiguo italiano, devoto del cappuccino, collaborazionista con i nazisti a Parigi, che aveva fatto fortuna con il mercato nero di guerra ( e fu processato e condannato per questo ). Pecunia non olet: il denaro non puzza!
Ancora più irritante credo sia stata la lettura di documenti dall’archivio vaticano in cui si vede come Padre Pio, nel primo dopoguerra, si fornisse nascostamente di acido fenico puro e di veratrina (sostanza adatte a procurare lesioni ) e questo diede adito a forti sospetti sulla origine poco soprannaturale della sue stimmate.
Come già detto, per lo storico ha poca importanza sapere se le stimmate fossero di origine soprannaturale, o fenomeni di isteria (come sostiene padre Gemelli, francescano medico e psicologo, fondatore della Università cattolica, dopo un incontro con Padre Pio) o addirittura una forma di autolesionismo. E’ più importante capire perché milioni di persone credono, e hanno bisogno di credere, in quelle stimmate.
Il libro di Luzzatto ci dà delle chiavi di interpretazione per il bisogno del miracolo, del magico, del soprannaturale che muove le masse, specie nei momenti di crisi. Ci fa riflettere sul ruolo che i mass-media hanno nella creazione di questi simboli e di queste icone mediatiche su come la politica e il potere affaristico traggono alimento da questi fenomeni e, per ultimo, su come tanti intellettuali non capiscono o sottovalutano queste importanti dinamiche sociali.
A me fa venire in mente il nostro presidente del consiglio, che si autodefinisce “unto del signore” e che promette di miracolare l’Italia, e viene creduto da milioni di “fedeli”.
Ci si può chiedere cosa ci fa un libro di storia in un sito che tratta di fede. Io credo che la fede debba purificarsi con le analisi storiche e scientifiche, altrimenti diventa superstizione; non fede, ma “idoli di stoppa” come li definiva Papa Giovanni.
Sergio Luzzatto, Padre Pio, Miracoli e politica nell’Italia del Novecento, editore Einaudi, pag 404
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