Pakistan: una transgender in corsa per le elezioni
Articolo del 19 aprile 2013 di Giulia Usai pubblicato su agoravox.it
Quando Rana era un ragazzino di 12 anni si rese conto di avere desideri diversi rispetto ai suoi coetanei, e due anni dopo, quattordicenne, scappò via di casa trovando lavoro come ballerina a feste e matrimoni.
Oggi, è la prima candidata transgender a partecipare alle elezioni in Pakistan. E non è l’unica. Come racconta Almas Boby, presidente della “Pakistan Shemale Foundation”, associazione che tutela i diritti delle transessuali nello stato asiatico, sarebbero almeno 5 le candidate transgender ad essersi proposte in politica.
Sono in due – Rana inclusa – a concorrere per la città di Karachi. Un tempo, le transessuali pakistane avevano diritto a una carta d’identità solo a patto di dichiararsi uomini, ma la Suprema Corte dello stato ha aperto la strada a un cambiamento nel 2011, conferendo loro il diritto di voto e di ottenimento di un documento d’identità, quindi implicitamente la possibilità di entrare in politica (pur non avendo mai emendato leggi precise sull’argomento). Questo documento, però, non consente alle transessuali pakistane di riconoscersi in uno dei due generi sessuali, maschile o femminile, ma le obbliga ad attribuirsi un’identità terza e separata. È all’approvazione di tale legge che Bindiya Rana ha deciso di entrare in politica. Prima di allora era sempre stata socialmente attiva nella sua comunità, salvaguardando i diritti delle transessuali, ma anche dei bambini di strada e degli abitanti delle bidonville di Karachi.
“La gente chiede se vinceremo o perderemo le elezioni. Ma io ho vinto quando la mia candidatura è stata accettata” dichiara Rana, orgogliosa.
Le proposte politiche delle candidate non si limitano a norme che promuovano l’integrazione della comunità transgender: punti fermi dei programmi sono politiche specifiche contro la disoccupazione, contro il dilagante aumento della povertà nel Paese, e una migliore diffusione dell’elettricità, che non lasci al buio i villaggi e le periferie.
Rana spiega: “Non mi sono mai interessata alla politica del Paese. Ma in questo momento mi sembra giunto il tempo per noi persone comuni di far sentire la propria voce e di abbattere la mafia dei proprietari terrieri, degli uomini d’affari e dei politici di professione che dirigono il Pakistan”.
Quella che si presenta a Rana e colleghe è un’occasione notevole di abbattere pregiudizi e credenze popolari sulla propria comunità. Le transessuali pakistane vengono di norma rinnegate e allontanate dalle famiglie, e la strada più facile che si presenta loro è quella della prostituzione, già da giovanissime. Secondo una convinzione asiatica diffusa, poi, Dio dà maggiore ascolto alle preghiere dei più sfortunati, e spesso queste, viste da tutti come disgraziate, vivono del denaro che ricevono per benedire i bambini.