Il panenteismo: riscoprire uno sguardo mistico
Riflessioni bibliche del reverendo Mario Bonfanti* pubblicate sul sito della comunità MCC Il Cerchio il 23 settembre 2017
Domenica scorsa 17 settembre, insieme ad alcuni amici della Chiesa Universalista Unitariana di Milano, abbiamo celebrato, nei boschi del Parco del Curone (LC), un rito interreligioso attorno al tema del “panenteismo”.
Pan-en-teismo. Non panteismo!
Il panenteismo è una posizione teologica che sostiene insieme l’immanenza e trascendenza di Dio. Cito alcune parole del teologo cristiano Matthew Fox tratte dal libro In principio era la gioia che abbiamo usato nella celebrazione di domenica scorsa: “Il panteismo sostiene che tutto è Dio e Dio è tutto. In panenteismo, invece, aggiungendo la preposizione greca “en”, afferma che ogni cosa è in Dio e Dio è in ogni cosa”.
Se per il panteismo ogni cosa coincide con Dio, nella visione panenteistica Dio non coincide affatto con ogni cosa, pur essendo l’anima, l’energia vitale di ogni cosa. Cito ancora Matthew Fox: “Il panenteismo è la dottrina della matura presenza di Dio, che parla della profonda co-inerenza di Dio con le creature“.
Panenteismo e fisica
Questo tema della co-inerenza di Dio è molto affine alla relazionalità messa in luce dalla fisica quantistica. Scrive il fisico Fritjof Capra ne Il tao della fisica: “Un’attenta analisi del processo di osservazione in fisica atomica ha mostrato che le particelle subatomiche non hanno significato come entità isolate, ma possono essere comprese soltanto come interconnessioni. La meccanica quantistica rivela una fondamentale unità dell’universo”. E aggiunge: “Per quanto ci addentriamo nella materia, la natura non ci rivela la presenza di nessun “mattone fondamentale” isolato, ma ci appare piuttosto come una complessa rete di relazioni tra le varie parti del tutto”.
Fisici e mistici
La connessione tra la parte e il tutto è un tema ricorrente in diverse tradizioni mistiche. Scriveva Meister Eckhart: “Dio ha creato tutte le cose in modo tale che esse non sono fuori di lui, come le persone ignoranti credono erroneamente. Le creature, al contrario, fluiscono da Dio e, allo stesso tempo, rimangono in Dio”.
E Matilde di Magdeburgo confessa che: “Il giorno del mio risveglio spirituale fu quando vidi tutte le cose in Dio e Dio in tutte le cose”.
Rabbi Eleazar, saggio ebreo, scrisse: “Pensa a te come a un nulla e dimenticati completamente di te mentre preghi. Entrerai allora nell’Universo del pensiero, uno stato di coscienza che è oltre il tempo”.
E il maestro sufi dell’Iraq medievale, al-Husein ibn Mansur al-Hallag affermava: “Io sono Colui che amo e Colui che amo io sono; siamo due spiriti che abitano un solo corpo. Se tu vedi me, vedi lui e se tu vedi Lui vedi entrambi”.
Anche Alce Nero, mistico sciamano dei Lakota-Sioux, ricorda che: “La pace entra nell’anima dell’uomo quando egli realizza l’unità con l’universo”.
La lista dei mistici e delle mistiche (con le rispettive citazioni) potrebbe essere lunghissima. E – come mostra il brevissimo campionario sopra riportato – pur proveniendo da diversissime tradizioni religiose e culture di diverse latitudini del globo terrestre, tutte concordano circa questa co-inerenza del divino con il reale e circa la profonda unità del tutto.
Recuperare uno sguardo mistico
Sempre Matthew Fox afferma: “Il panenteismo è un modo sacramentale di vedere il mondo”.
Questa consapevolezza dell’interconnessione di ogni cosa e della immanenza della trascendenza divina, ci invita a recuperare uno sguardo mistico: un modo di guardare con ammirazione ed entusiasmo ogni cosa. La stessa radice della parola “entusiasmo” contiene in sè il termine greco theòs (Dio); e potrebbe tradursi in “sentire/avere Dio in sè”.
Che bello se tornassimo ad avere uno sguardo che sa vedere la presenza del divino in ogni cosa e in ogni persona! Invece troppo spesso capita di vedere (anche in blog cristiani) sguardi che si elevano al di sopra degli altri e giudicano con disprezzo esperienze spirituali diverse dalle proprie, privandosi dell’opportunità di conoscere con curiosità e cogliere anche in esse una diversa manifestazione dell’unica energia divina presente in ciascuno di noi.
Per cui vorrei terminare proprio con questo appello e invito a lasciar andare l’ortodossia di una rigida posizione che presume di avere in mano la verità, e correre il rischio di allargare il proprio sguardo e osare vedere Dio anche nel nostro nemico – come ci ha insegnato Gesù: anche, cioè, in chi ci irrita, infastidisce, (dis)turba e sentiamo anni luce lontano da noi. Perché Dio è presente anche miliardi di anni luce lontano da noi, come lo è in ciascuno di noi. Insieme. E allo stesso modo.
Buono sguardo panenteistico a tutt*
* Sono il reverendo Mario Bonfanti, ordinato sacerdote nel 2002 e uscito dalla Chiesa Cattolica nel 2012 per essere autenticamente me stesso: spiritualmente e sessualmente impegnato nello stesso tempo. Dopo un avvicinamento alla Chiesa Anglicana ho aderito alle Metropolitan Community Churches ( www.mccchurch.org ). Attualmente mi definisco “prete queer” in quanto pastore di una comunità MCC a nord di Milano ( www.mccilcerchio.it ) e appartenente alla teologia e al movimento queer.