Paolo di Tarso è contro gli omosessuali?
Riflessioni a cura di Irene Agovino
Paolo di Tarso contro gli omosessuali, quindi al rogo. È praticamente questa la sintesi dell’egregio professor Mario Pesce, storico del cristianesimo, che in post su Facebook – si sa, i social sono riduttivi – ha accusato l’Apostolo delle Genti di essere un omofobo, e ha chiesto ai cristiani di gettare a mare lui e preferire Gesù.
Premesso che come cristiani siamo tenuti ad essere discepoli di Cristo, e non di Paolo – lo dice anche lui -, senza gli strumenti del Vangelo, tra cui anche Saulo di Tarso, oggi saremmo cristiani? Io ho i miei dubbi. Inoltre, Paolo cosa condanna? L’omosessualità – che come la conosciamo noi è vista solo dall’Ottocento in poi – oppure la pederastia* (anche femminile), vera e propria moda tra i Romani del tempo? E spesso praticata da persone sposate?
Tra l’altro, se dovessimo pensare con il nostro metro di giudizio, forse neanche Cristo stesso si salverebbe, quando tratta male la madre o rimprovera Pietro così duramente che nemmeno un docente con una propria classe. Quindi, esimio professore, parliamo meno sui social – che forse ci farebbe anche bene – e capiamo meglio la Scrittura. E ricordiamoci che tutti possiamo evangelizzare, anche se, alle volte, siamo più che imperfetti.
* Col termine pederastia, dal greco antico παῖς (pàis), “ragazzo” o “fanciullo”, ed εραστής (erastès), “amante”, si indica una relazione, spesso anche di tipo erotico/sessuale, stabilita tra una persona adulta e un adolescente, che avviene al di fuori dell’ambito familiare.