Paolo Seganti. Ricordando l’omicidio di un gay cristiano
Testimonianza letta nella preghiera online della Settimana di preghiera per le vittime dell’omofobia e della transfobia del 10 maggio 2021
Quando, il 10 luglio del 2005, Paolo è morto, era un uomo di 38 anni, alto e atletico, che era uscito di casa, aveva preso il motorino ed era andato, come faceva spesso, ad annaffiare i fiori che aveva piantato in uno spiazzo abbandonato del Parco delle Valli.
Erano passate da poco le 22quando delle urla hanno attirato l’attenzione di alcuni residenti in via Val d’Ala, nel quartiere di Montesacro a Roma: una voce maschile stava gridando. Le volanti della Polizia, chiamata sul luogo, sono arrivate e se ne sono andate dopo aver dato un’occhiata veloce senza però entrare nel parco. Ed è questo l’errore fatale, perché il giorno dopo, alle 7 del mattino, il cadavere di Paolo veniva trovato vicino all’ingresso: venti coltellate all’inguine; escoriazioni in tutto il corpo, il naso quasi staccato, la faccia tumefatta, la testa sfondata, mentre il coltello e un bastone con cui è stato ucciso vengono ritrovati poi in un cassonetto.
Ora, se un gay viene ammazzato a quel modo, subito si pensa a un incontro finito male, ma il Parco delle Valli non è un luogo di incontri sessuali; allora si pensa a un furto, ma Paolo non aveva soldi e poi, quell’accanimento non fa pensare a un furto, perché ha il sapore dell’odio. D’altra parte Paolo era conosciuto nel quartiere e tutti erano al corrente della sua omosessualità, del suo impegno in parrocchia e della sua vita di fede intensa. E allora ci immaginiamo la scena: due ragazzi in giro per una notte d’estate che lo vedono entrare nel parco e che lo seguono per «dare una lezione a quel culattone». Magari prima l’avranno insultato, poi minacciato e pestato e l’hanno ucciso solo perché li aveva riconosciuti e avevano paura di quello che avevano fatto. Una paura che per Paolo è stata fatale e che, forse, segnerà per sempre la coscienza dei suoi ignoti assassini.
Paolo frequentava il gruppo «La Sorgente» di Roma con cui era entrato in contatto dopo aver condiviso per qualche tempo, il percorso di una mailing list che si chiamava GV, «Guado Virtuale». Per ricordarlo vi proponiamo il testo dell’email con cui si è presentato in quella lista.
Mi chiamo Paolo e sono contento di far parte della vostra comunità online. Ho 33 anni appena compiuti, e sono uno di quei tanti lavoratori precari che il lavoro, se non lo trova, se lo inventa. Amo molto viaggiare, anche solo con un Atlante in mano o con un buon CD, ho il pollice verde (tranne che con i gerani che mi muoiono sempre!) e da ottobre scorso ho preso pure la fissa per il PC.
Sono un neofita nella Chiesa e sono stato cresimato solo quattro anni fa, dopo anni di indifferenza religiosa. Da cinque anni frequento regolarmente il Cammino neocatecumenale nella mi parrocchia a Roma. Non ho ora l’intenzione di scrivere la mia vita, anche perché non vi voglio ammorbare con le solite menate che conoscete tutti. Una cosa però ve la voglio dire: ««Gesù mi ama!». Come ama tutti noi, non per la nostra omosessualità, ma perché fratelli suoi e, per di più, feriti da questa ‘croce’ che ci chiede di unire alla sua. Non voglio scendere dalla croce esistenziale che lui, con infinita sapienza, ha scelto per me. Niente guarigioni dall’omosessualità quindi, ma cammino di conversione che include anche il mio specifico orientamento sessuale. Come dice Gianni, anche un omosessuale ha il diritto-dovere di aspirare alla santità, non ‘nonostante’ la sua omosessualità bensì grazie ed attraverso di essa. In questo senso l’omosessualità è la croce che dobbiamo abbracciare.
So che questo modo di intendere e vivere la propria condizione gay non è condiviso da molti omosessuali credenti, ma questo è il mio pensiero e sono convinto che questo sia lo spazio e l’ambiente più idoneo per condividerlo. Qualcuno magari mi etichetterà come un gay penitente e frustrato, di quelli che ancora si negano e si battono il petto per chiedere a Dio di perdonarli per quello che sono, o di allontana da loro l’amaro calice. Liberissimi di usare le etichette che preferite, ma vi avviso fin da subito: questa etichette non fa al caso mio, anzi!
Mi piacerebbe tanto ricevere la grazia che ha avuto Gianni nel pregare di cuore: «Ti adoro mio Dio, ti amo con tutto il cuore, ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e fatto omosessuale». Spero di poterci arrivare con il Suo e con il vostro aiuto.
Per il momento penso di aver già preso molto del vostro tempo, vi abbraccio tutti e tutte e un “bacio santo”. Che il Signore conservi e accresca in noi la Speranza”. Paolo
Preghiera per chiedere la conversione
Dio fammi strumento della tua pace:
dove c’è odio ch’io porti la l’amore;
dove c’’è offesa, ch’io porti il perdono;
dov’è discordia, ch’io porti l’unione.
Dov’è c’è il dubbio, ch’io porti la fede;
dov’è l’errore, ch’io porti il vero;
ai disperati ch’io porti speranza;
dov’è tristezza ch’io porti la gioia;
dove c’è il buio ch’io porti la luce.
O Maestro, fa’ ch’io non cerchi tanto
di essere consolato, quanto di consolare;
di essere compreso, quanto di comprendere;
di essere amato, quanto di amare.
Poiché è dando, che si riceve;
perdonando, che si è perdonati;
morendo, che si risuscita a vita eterna.