Papa Francesco ai genitori: «La Chiesa ama i vostri figli LGBT così come sono»
Articolo di Luciano Moia pubblicato su Avvenire, quotidiano della Conferenza Episcopale italiana, il 17 settembre 2020, pag. 19
«Il Papa ama i vostri figli così come sono, perché sono figli di Dio». È quanto detto da papa Francesco ieri, al termine dell’udienza, accogliendo un gruppo di genitori con figli lgbt dell’associazione Tenda di Gionata. Erano una quarantina i padri e le madri presenti.
Mara Grassi vicepresidente dell’associazione insieme al marito Agostino Usai, ha donato al Pontefice nella foto sopra) il volumetto Genitori fortunati che riassume le esperienze ecclesiali, non sempre agevoli, di queste famiglie insieme ad alcune lettere con richieste, speranze ma anche proteste di persone troppo a lungo considerate spesso indesiderabili dalle comunità ecclesiali.
«La nostra associazione – ha detto Mara Grassi al Papa – vuole far dialogare la Chiesa e le famiglie con figli lgbt.
Prendendo spunto dal titolo del libro che gli abbiamo presentato, ho spiegato che noi ci consideriamo fortunati perché siamo stati costretti a cambiare lo sguardo con cui abbiamo guardato sempre i nostri figli. Uno sguardo nuovo che ci ha permesso di vedere in loro la bellezza e l’amore di Dio.
Vogliamo creare un ponte con la Chiesa – ha proseguito la vicepresidente della Tenda di Gionata, che fa parte del Gruppo della parrocchia Regina Pacis di Reggio Emilia e del Gruppo Davide di Parma – perché anche la Chiesa possa cambiare lo sguardo verso i nostri figli, non escludendoli più ma accogliendoli pienamente ».
La risposta di Francesco è stata rasserenante e cordiale: «La Chiesa non li esclude perché li ama profondamente ». Al Papa è stata donata anche una maglietta colorata d’arcobaleno con la scritta “Nell’amore non c’è timore” (1Gv, 4, 18).
«Ha guardato e ha sorriso – conclude Mara Grassi, che ha quattro figli, di cui il più grande omosessuale –. Un momento di profonda sintonia che non dimenticheremo».
La Tenda di Gionata è un’associazione nata su sollecitazione di don David Esposito, un sacerdote marchigiano prematuramente scomparso.