Papa Francesco, i salmi e la preghiera online dei cristiani LGBT e dei loro genitori
.
Riflessioni di Gianni Geraci
Papa Francesco, durante la consueta udienza del mercoledì (del 14 ottobre 2020), ha detto che: «Nei salmi troviamo tutti i sentimenti umani: le gioie, i dolori, i dubbi, le speranze, le amarezze che colorano la nostra vita. Il Catechismo afferma che ogni salmo “è di una sobrietà tale da poter essere pregato in verità dagli uomini di ogni condizione e di ogni tempo” (CCC, 2588)».
Ha poi continuato ricordando che: «Leggendo e rileggendo i salmi, noi impariamo il linguaggio della preghiera. Dio Padre, infatti, con il suo Spirito li ha ispirati nel cuore del re Davide e di altri oranti, per insegnare ad ogni uomo e donna come lodarlo, ringraziarlo, supplicarlo, come invocarlo nella gioia e nel dolore, come raccontare le meraviglie delle sue opere e della sua Legge. In sintesi, i salmi sono la parola di Dio che noi umani usiamo per parlare con Lui. I salmi non sono testi nati a tavolino, sono invocazioni, spesso drammatiche, che sgorgano dal vivo dell’esistenza. Per pregarli basta essere quello che siamo. E questo non dimenticarlo: per pregare bene dobbiamo pregare come siamo; non truccare l’anima. In essi sentiamo le voci di oranti in carne e ossa, la cui vita, come quella di tutti, è irta di problemi, di fatiche, di incertezze. Il salmista non contesta in maniera radicale questa sofferenza: sa che essa appartiene al vivere. Nei salmi, però, la sofferenza si trasforma in domanda. Dal soffrire al domandare».
Tra le tante domande presenti nei salmi, il papa ha ricordato che: «ce n’è una che rimane sospesa, come un grido incessante che attraversa l’intero libro da parte a parte. Una domanda, che anche noi la ripetiamo tante volte: “Fino a quando, Signore?”» e ha osservato che: «Ogni dolore reclama una liberazione, ogni lacrima invoca una consolazione, ogni ferita attende una guarigione, ogni calunnia una sentenza di assoluzione. “Fino a quando, Signore, dovrò soffrire questo?”. Ponendo in continuazione domande del genere, i salmi ci insegnano a non assuefarci al dolore, e ci ricordano che la vita non è salvata se non è sanata. L’esistenza dell’uomo è un soffio, la sua vicenda è fugace, ma l’orante sa di essere prezioso agli occhi di Dio, per cui ha senso gridare. La preghiera dei salmi è la testimonianza di questo grido: un grido molteplice, perché nella vita il dolore assume mille forme, e prende il nome di malattia, odio, guerra, persecuzione, sfiducia».
Naturalmente ha messo in guardia contro qualunque rischio di irenismo dicendo ai presenti che: «Nei salmi, il credente trova una risposta. Egli sa che, se anche tutte le porte umane fossero sprangate, la porta di Dio è aperta. Se anche tutto il mondo avesse emesso un verdetto di condanna, in Dio c’è salvezza. Non sempre i problemi si risolvono. Chi prega non è un illuso: sa che tante questioni della vita di quaggiù rimangono insolute, senza via d’uscita; la sofferenza ci accompagnerà e, superata una battaglia, ce ne saranno altre che ci attendono. Però, se siamo ascoltati, tutto diventa più sopportabile».
«La cosa peggiore che può capitare – ha concluso il papa – è soffrire nell’abbandono, senza essere ricordati. Da questo ci salva la preghiera. Perché può succedere, e anche spesso, di non capire i disegni di Dio. Ma le nostre grida non ristagnano quaggiù: salgono fino a Lui, che ha cuore di Padre, e che piange Lui stesso per ogni figlio e figlia che soffre e che muore».
Alla luce di queste parole è consolante sapere che alcuni di noi si trovano online tutti i giorni in una stanza di Google Meet per pregare insieme recitando i salmi. La mattina celebrando le Lodi mattutine così come vengono proposte dalla liturgia romana, la sera recitando una forma originale di compieta in cui, fedeli all’esempio di alcuni ordini monastici, cerchiamo di recitare, giorno dopo giorno, l’intero salterio.
Tutto è partito il 12 marzo 2020 (in piena pandemia da coronavirus). Ed è bello constatare che, nonostante gli impegni dello studio e del lavoro, le distrazioni dell’estate e le esigenze della vita famigliare, ci sono tanti omosessuali credenti che, con i loro genitori e con i loro amici, tra cui ci sono stati parecchi sacerdoti e anche un vescovo, tutti i giorni, si danno appuntamento online, per frequentare la grande scuola di preghiera della recita dei salmi di cui papa Francesco ha parlato proprio oggi.
Per partecipare> Ogni giorno prega online con i cristiani LGBT e i loro genitori la liturgia delle Ore (Lodi e Compieta)