Papa Francesco ha condannato la criminalizzazione delle persone LGBT+. Cosa cambia nella chiesa?
Articolo di suor Jeannine Gramick pubblicato sul sito del quindicinale progressista New Catholic Reporter (Stati Uniti) il 27 febbraio 2023, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
In un’intervista rilasciata all’Associated Press dieci giorni prima del suo viaggio in Africa, papa Francesco si è espresso per la prima volta pubblicamente sulla decriminalizzazione dell’omosessualità. Le discriminazioni e le violenze verso le persone LGBTQ sono molto diffuse in Africa, in Asia e in alcune zone dell’ex blocco sovietico, come Russia e Polonia; in 67 nazioni del mondo si può venire condannati al carcere o alla pena di morte per aver avuto rapporti omosessuali.
Dato che le violenze verso le persone LGBTQ vanno spesso di pari passo con le condanne religiose dell’omosessualità, da anni gli attivisti invitano il Papa a fare qualche commento a riguardo, e le sue parole sono state quindi ricevute con gioia.
Nell’intervista il Papa dice che c’è da fare una distinzione tra un crimine e un peccato: “Non è un crimine. Sì, ma è un peccato”, aggiungendo poi “È peccato anche mancare di carità gli uni con gli altri”. L’omosessualità fa parte della “condizione umana”, e “siamo tutti figli di Dio, e Dio ci vuole così come siamo e con la forza che ognuno di noi combatte per la propria dignità”.
Però il fatto che dica che l’omosessualità è un peccato ha fatto pensare, a me e alle mie colleghe, a una certa ambiguità. “È un peccato”, dice Francesco, ovviamente riferendosi agli atti omosessuali, che la dottrina ufficiale giudica essere immorali, però molti, inclusi molti vescovi e persone che vivono in quelle nazioni in cui le persone LGBTQ sono perseguibili per legge, credono che il Pontefice si riferisca all’essere omosessuale. Il Catechismo non considera un peccato l’essere omosessuale.
Ma se il Catechismo afferma che le persone omosessuali “devono essere accolt[e] con rispetto, compassione, delicatezza”, l’orientamento omosessuale viene definito come “oggettivamente disordinat[o]”, un’espressione che può essere umiliante, soprattutto in lingua inglese, dove comunemente indica un problema psicologico; la parola “disordinato” può innescare l’odio verso se stessi.
Se viene usato un simile linguaggio, non c’è da stupirsi se le persone lesbiche e gay si sentono rifiutate dalla Chiesa; troppo spesso pensano di doverla abbandonare per mantenere la propria integrità.
Io ritengo, assieme a molti altri cattolici, tra i quali si contano anche dei vescovi, che la parola “disordinato” debba essere rimossa dal Catechismo e dalla dottrina.
Alcuni diranno che la Chiesa non modifica mai la sua dottrina, nemmeno quella relativa alla sessualità, ma questo non è vero. Nel 2017, durante le celebrazioni per il venticinquesimo anniversario della pubblicazione del Catechismo, papa Francesco ha detto “Non si può conservare la dottrina senza farla progredire né la si può legare a una lettura rigida e immutabile, senza umiliare l’azione dello Spirito Santo”, ed è proprio a uno sviluppo della dottrina che invitano le persone LGBTQ cattoliche e i loro alleati, i quali non vogliono una interpretazione “rigida e immutabile” dell’etica sessuale, che umilierebbe l’azione dello Spirito Santo nella loro vita e in quella della Chiesa.
Sviluppo teologico
La dottrina cattolica è cambiata nei secoli, nell’area dell’etica sessuale così come in molti altri campi. Sin dal Concilio Vaticano Secondo i teologi criticano l’etica sessuale ufficiale; purtroppo, durante i due papati precedenti Francesco, i teologi sono stati zittiti e il dibattito è stato soppresso.
Il padre gesuita Thomas Reese ha scritto dopo la morte del Papa emerito Benedetto XVI: “Il ripensamento creativo della dottrina, cominciato al Concilio Vaticano Secondo, è stato schiacciato. Invece di trovare nuovi modi di spiegare la fede alle persone del XXI secolo, la Chiesa ha ripetuto formule che molti considerano prive di senso”.
Ora abbiamo un Papa che vuole ascoltare la Chiesa. Da quando Francesco è stato eletto, nessun teologo è stato ridotto al silenzio dal Vaticano; Francesco non teme il sensus fidelium del Popolo di Dio, al contrario, ha indetto un Sinodo mondiale per invitare il Popolo di Dio ad ascoltare e dialogare sulla comunione, la partecipazione e la missione nella vita della Chiesa. Dopo una sincera condivisione e un paziente ascolto in tutte le diocesi del mondo, le questioni LGBTQ e altre questioni relative sono emerse come tematiche chiave della fase continentale [nordamericana] del Sinodo.
Gli ultimi cinquant’anni hanno visto una crescita esponenziale delle nostre conoscenze sulla sessualità e il genere; molte nuove ricerche e informazioni sono emerse nei campi medico, psicologico, sociologico e teologico. Questa nuova messe di conoscenze è molto più affidabile che in passato, in quanto priva di preconcetti culturali e sociali contro le persone LGBTQ, e cosa ancora più importante, perché le persone LGBTQ sono state consultate per parlare della loro esperienza vissuta.
Man mano che passano gli anni, i cattolici accettano sempre di più le persone LGBTQ: più di tre quarti dei cattolici statunitensi sostengono i loro diritti umani e civili, e più della metà approva le unioni civili omosessuali. Questa accettazione sociale è simile a quella dei cattolici di altre zone del mondo occidentale.
Per esempio The Tablet, famoso periodico cattolico britannico, ha recentemente pubblicato un editoriale in cui si osserva che le persone LGBTQ, i cui atti omosessuali sono descritti come innaturali, si trovano nella medesima categoria delle coppie eterosessuali sposate che utilizzano i metodi artificiali di controllo delle nascite, anch’essi considerati innaturali. Quasi il 90% dei cattolici statunitensi ignora o rigetta la dottrina cattolica sulla contraccezione, ma non ha abbandonato la Chiesa.
Allo stesso modo, le persone LGBTQ e i cattolici seri stanno sempre più ignorando la dottrina su omosessualità e genere, perché ritengono che la morale che si basa su una conoscenza obsoleta non sia valida, a prescindere che si parli di persone eterosessuali, omosessuali o transgender.
Durante il Sinodo sulla famiglia del 2015 molti vescovi hanno espresso il desiderio di un approccio all’omosessualità basato sulla scienza corrente, e hanno espresso disapprovazione verso i termini “disordine oggettivo” e “intrinseco male morale”, ravvisandovi parole pastoralmente dannose e bisognose di revisione.
Da allora, in particolare nell’ambito del Cammino Sinodale tedesco, tutta una schiera di cardinali e vescovi europei si sta adoprando per una ridefinizione dell’etica sessuale. Negli Stati Uniti, il cardinale Robert McElroy ha chiesto la rimozione dal Catechismo dell’espressione “intrinsecamente disordinate”.
Per un approccio più autentico all’omosessualità la dottrina dovrebbe basarsi sul linguaggio di Persona humana, il documento vaticano del 1975 che riconosceva che alcune persone lesbiche e gay “sono definitivamente tali per una specie di istinto innato”, e questo implicherebbe che i sentimenti omoerotici siano piuttosto naturali per alcune persone.
Nel frattempo
La dottrina sulla sessualità inevitabilmente cambierà, ma, come è già accaduto in passato, questo non avverrà senza grandi reazioni. Ne è testimonianza l’Africa: il viaggio del Papa ha evidenziato come le questioni LGBTQ siano una grande fonte di controversie in quel continente.
Durante il volo di ritorno dal viaggio nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan, papa Francesco ha ribadito che l’omosessualità non dovrebbe essere perseguita per legge: “Questo non è giusto, le persone di tendenza omosessuale sono figli di Dio, Dio vuole loro bene, Dio li accompagna […] condannare una persona così è peccato, criminalizzare le persone di tendenza omosessuale è una ingiustizia […] E credo che nel Catechismo della Chiesa Cattolica c’è la frase che ‘non vanno marginalizzati’. Credo che la cosa è chiara su questo”.
Come ha riportato il New York Times, la semplice menzione delle persone lesbiche e gay ha fatto scattare subito una condanna da parte di alcuni africani. Alcuni cattolici africani hanno detto che l’omosessualità è un peccato, e quindi un crimine, o che “non esiste”.
Monsignor Stephen Ameyu Martin Mulla, arcivescovo di Juba, capitale del Sud Sudan, ha dichiarato che “la questione dell’omosessualità non è stata una priorità”, aggiungendo di non conoscere nessun caso di persona detenuta sotto accusa di omosessualità, e di ritenere che ogni Paese debba trattare la questione come ritiene giusto.
Francesco, leader di una Chiesa che conta 1.3 miliardi di membri, deve accompagnare il suo popolo sul cammino della sinodalità. Il logo del Sinodo dice tutto: il Popolo di Dio che cammina insieme.
Ma nel frattempo, intanto che camminiamo insieme, chi vede la necessità di un cambiamento deve seguire la sua coscienza, deve dire a voce alta le sue convinzioni, e deve farlo spesso. C’è bisogno di un coro di voci provenienti da tutto il mondo, che rifiuti il linguaggio brutale e inumano che ha ferito innumerevoli persone LGBTQ, favorito il loro disagio e provocato violenze indicibili contro di loro.
Non possiamo permetterci di restare in silenzio: sono in gioco milioni di vite LGBTQ.
Testo originale: Pope Francis has condemned LGBTQ criminalization. Now what?