Papa Francesco, il gender e le persone trans
Riflessioni pubblicate sul blog Catholic Trans (Stati Uniti) il 7 luglio 2015, liberamente tradotte da Valentina Gallipoli, parte seconda
Esempio n. 2: l’udienza generale del 15 aprile 2015
In un’udienza generale papa Francesco si è occupato di questioni di complementarietà sessuale. Ha iniziato con la sua ferma convinzione di un naturale rapporto yin-yang tra il maschile e il femminile: le due facce della medaglia dovrebbero essere in armonia tra loro, e non in conflitto.
Particolare non secondario: il Papa riconosce la bellezza di una naturale variazione e diversità all’interno di questa dualità generale: “La cultura moderna e contemporanea ha aperto nuovi spazi, nuove libertà e nuove profondità per una comprensione più ricca della differenza [sessuale]”. Lamenta, tuttavia, che questa apertura “ha portato anche molti dubbi e molto scetticismo”.
Inoltre, Francesco si chiede se l’ideologia del gender, nella sua forma più radicale, “possa essere anche espressione di frustrazione e rassegnazione per la nostra incapacità di affrontare un problema. Sì, rischiamo di fare marcia indietro. Eliminare la differenza è il problema, non la soluzione”.
In altre parole, non buttiamo via tutto ciò che abbiamo raggiunto.
È interessante notare la modalità con cui Francesco delinea il problema. Non nega che all’interno del grande schema della sessualità umana vi sia una diversità naturale, così come variegati sono i modi in cui la mascolinità o la femminilità si esprimono. La sua specifica aspirazione è quella di rispondere a questa diversità, abbattendo tutte le idee di differenza. La soluzione giusta, secondo lui, è celebrare la differenza, non eliminarla.
Io, come altre persone transgender, mi sento in qualche modo sollevata a sentire le sue parole. Spesso i racconti delle persone transgender vengono usati come un’arma per decostruire il significato del genere, quando è proprio l’esperienza di molte persone transgender a confermare l’ineludibile importanza del genere.
Se tutto fosse un puro costrutto sociale, la nostra disforia di genere, che noi percepiamo così profonda e ineludibile, non avrebbe alcuna base. Ad avviso di molt* di noi, le nostre lotte sarebbero banalizzate se la società fosse completamente androgina.
Esempio n. 3: l’enciclica
Nell’ultima enciclica, Laudato si’, papa Francesco parla a lungo dell’ecologia del corpo umano e dell’importanza dell’incarnazione sessuale. Inizia citando papa Benedetto XVI, che ha detto che “anche l’uomo ha una natura che deve rispettare e che non può manipolare a suo piacimento”. Il nostro corpo, dice Francesco, è il mezzo attraverso il quale ci relazioniamo con il mondo che ci circonda, e per accettare pienamente il mondo è necessario anche accettare il proprio corpo.
Questo non significa poter “pensare di avere di un potere assoluto sul proprio corpo”, perché quest’idea spesso porta, secondo lui, ad avere lo stesso atteggiamento verso il resto del Creato.
Riguardo la differenza sessuale in particolare, dice:
“Imparare ad accettare il nostro corpo, a prendersene cura e a rispettarne il significato più pieno, è un elemento essenziale di ogni vera ecologia umana. Inoltre, la valorizzazione del proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessaria per potersi riconoscere in un incontro con qualcuno che è diverso. In questo modo possiamo accettare con gioia i doni specifici di un altro uomo o di un’altra donna, l’opera di Dio Creatore, e trovare un arricchimento reciproco. Cercare di annullare la differenza sessuale perché non si sa più come affrontarla non è un atteggiamento sano”.
Questo passaggio è una vera e propria svolta nell’ideologia del gender, perché afferma che i nostri corpi non sono semplicemente interpretati in un modo o nell’altro, ma hanno un significato in sé. I nostri corpi parlano, sono parte essenziale di ciò che siamo, sono il mezzo con cui viviamo la vita, il mondo e le altre persone.
La nostra mascolinità o femminilità biologica sono parte della nostra espressione, quindi sono parte dell’essere-nel-mondo che viviamo attraverso il nostro corpo.
Penso che sia proprio a causa dell’importanza del corpo e del suo essere sessuato che le persone transgender sentono una così forte disconnessione in tutto il corpo.
Se riteniamo, come Francesco, di conoscere gli altri principalmente attraverso il nostro corpo, allora è necessario che il nostro corpo riesca ad essere in armonia con il mondo che ci circonda.
È anche importante, come ho detto prima, riconoscere l’opera di Dio nel nostro modo di essere. Se siamo stat* creat* per dare valore alla nostra mascolinità e alla nostra femminilità, non possiamo limitare l’attenzione ai nostri genitali.
E se una persona transgender, veramente attenta ai segni della mascolinità/femminilità presenti non solo nei suoi genitali, ma anche nel suo cervello, nella sua coscienza e nella sua palpabile esperienza di incarnazione, se quella persona scopre la mano di Dio nella sua disforia di genere, allora troverà un senso alla sua situazione.
Quindi, cosa sappiamo?
Ciò che Francesco ha da dire sull’ideologia del gender è determinante: egli pensa che le forme più radicali della teoria canonica del gender non siano conciliabili con la fede in un Dio Creatore.
Per quanto riguarda nello specifico le persone transgender, le parole del Papa si riferiscono sicuramente in maniera indiretta all’esperienza transgender. Una persona transgender non può vedersi come il creatore o la creatrice di se stess*, liber* di fare ciò che vuole con proprio corpo, senza alcuna preoccupazione per il suo disegno o la sua destinazione finale; tuttavia, questo non preclude necessariamente alle persone transgender la transizione, così come non precluderebbe a una persona cieca di sottoporsi a un intervento chirurgico agli occhi.
C’è una grande differenza tra governare il proprio corpo ed esserne amministratore, anche se questi due diversi modi di pensare possono spesso portare agli stessi interventi medici, psicologici e sociali.
Ciò che sappiamo del rapporto di papa Francesco con le persone transgender è la compassione che lo contraddistingue. L’unica interfaccia diretta che ha avuto con le persone transgender è stata affettuosa. Nel gennaio del 2015 ha avuto un incontro faccia a faccia con un uomo transessuale spagnolo.
Alla domanda dell’uomo “C’è posto per me nella Chiesa?”, papa Francesco lo ha semplicemente abbracciato. Nel maggio del 2015, in visita ai detenuti di un carcere italiano, il Papa ha fatto di tutto per invitare a tavola detenuti gay e transgender.
Credo che le osservazioni di papa Francesco non solo non inficino l’esperienza transgender, ma la informino positivamente. La disforia di genere è una realtà brutale, e anche se non possiamo interpretarla attraverso l’ottica della destrutturazione radicale di genere, è una realtà da affrontare.
Spero che il paradigma di papa Francesco possa dare un contributo formativo alle discussioni sul genere senza essere strumentalizzato per danneggiare le persone trans*.
Testo originale: WHAT DOES POPE FRANCIS ACTUALLY SAY ABOUT TRANSGENDER PEOPLE?