Papa Francesco, la Chiesa Cattolica e come ripartire dal mondo LGBT
Riflessioni di Irene, volontaria del Progetto Gionata
Il Meeting della Famiglia (o meglio, delle Famiglie) è giunto ormai alla conclusione. Si è svolto in Irlanda, a Dublino, in una nazione che sembra, rispetto al passato, aver smarrito i “valori non negoaziabili”. Lo stesso organizzatore, il presule irlandese più importante, l’arcivescovo Martin alla notizia dell approvazione dei matrimonio gay in Irlanda ha cosi dichiarato: “Ora dobbiamo fare i conti con la realtà”. E i conti con la realtà li ha fatti per primo Papa Francesco, col suo discorso sulla bellezza dell’essere coppia:
“Avrò avuto 5 anni, sono entrato a casa e lì nella sala da pranzo papà arrivava dal lavoro e ho visto papà e mamma baciarsi. Non lo dimentico mai! Cosa bella, stanco dal lavoro, ma ha avuto la forza di esprimere il suo amore alla moglie. Che i vostri figli vi vedano baciarvi e accarezzarvi, così imparano il dialetto dell’amore”.
Non meno d’impatto il discorso dell’altro Martin, il prete gesuita che ha fatto un decalogo per le persone lgbta cosi riassunto: accoglienza, responsabilità, perseveranza. Perché, piaccia o no, essere lgbta non è una scelta, come non lo è essere eterosessuale. E piaccia o no, molti lgbta sono educatori, sono catechisti, sono capiscout, sono seminaristi, eccetera. E bisogna solo comprendere.
È da questo che bisogna ripartire, dall’ascolto, dalla preghiera e – come ricordato anche da Salvatore Martinez del Rinnovamento nella Spirito – dall’amore.Una parola che abbiamo dimenticato perché spesso sa di stantio, di superato. Il Papa ha parlato di fedeltà, che non è solo non tradire sessualmente, significa esserci.
L’esserci, che ha dato il coraggio al Papa di definire shit – quindi escremento – il silenzio dei Vescovi sugli abusi perpetrati dal clero irlandese. I frutti si vedono anche tra le suore (anche lì gli scandali non mancano) con oltre 250 conventi in meno rispetto al 1976 e il leader dello Sinn Fein che ha definito la Chiesa Cattolica: “un letamaio misogina e retrograda”. Insomma, il Papa ha dovuto fare i conti con un’Irlanda diversa rispetto a quella che si trovò di fronte nel 1994 Giovanni Paolo II.
il Papa – nonostante la difficile situazione- ha un pregio che è proprio di chi segue lo Spirito: dire la Verità. La Verità che:
“Non è frutto di stratagemmi o inganni, ma di una volontà docile di lasciarsi livellare dallo Spirito Santo” (omelia per la messa del 26 agosto a Dublino). Come sempre la Verità ha permesso al Papa di dire che spesso gli abusi sono coperti dagli stessi- genitori, educatori, parroci, prelati- che dovrebbero avere a cuore la salvezza dei piccoli (Conferenza Stampa sul volo di ritorno)
E questa è la missione di un missionario – scusate il gioco di parole – come lo furono Colombano e compagni. Ed è questo che dovremmo essere tutti noi. Perché, il clericalismo, il grande male della Chiesa di oggi, siamo impegnati ad “ucciderlo” tutti: etero, trans, lesbiche e gay.