Papa Francesco, le scuole cattoliche e il bullismo contro i giovani LGBT
Articolo di Robert Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 27 marzo 2017, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La scorsa settimana papa Francesco ha esortato i giovani ad evitare il bullismo: “Ragazzi, promettete a Gesù e a me: mai bullismo, mai!”. Viste le oscillazioni del Pontefice, ci chiediamo però se il suo messaggio comprende il bullismo verso i giovani LGBTQ.
Durante la sua visita a Milano, Francesco ha parlato allo stadio Meazza davanti a quasi 80.000 persone, per lo più giovani. Rispondendo alla domanda di un catechista su come gli educatori, gli studenti e le famiglie potrebbero comunicare meglio, il Papa ha raccomandato agli adulti di stare in guardia contro il bullismo e poi si è rivolto ai giovani: “In silenzio, ascoltatemi. In silenzio. Nella vostra scuola, nel vostro quartiere, c’è qualcuno o qualcuna al quale o alla quale voi fate beffa, voi prendete in giro perché ha quel difetto, perché è grosso, perché è magro, per questo, per l’altro? Pensate. E a voi piace fargli passare vergogna e anche picchiarli per questo? Pensate. Questo si chiama bullying. Per favore, per il sacramento della Santa Cresima, fate la promessa al Gesù di mai fare questo e mai permettere che si faccia nel vostro collegio, nella vostra scuola, nel vostro quartiere. Capito?”.
È cosa buona che il Papa, che in passato è stato insegnante, si preoccupi del bullismo che affligge molti giovani in tutto il mondo. Forse Francesco poteva parlare anche del bullismo contro gruppi particolarmente vulnerabili, come i e le giovani LGBTQ; ma se intende seriamente dare una mano e fermare il bullismo, dovrebbe riflettere su quanto la Chiesa Cattolica l’abbia perpetuato.
Anche se non sempre e non ovunque i responsabili delle scuole cattoliche hanno ignorato o permesso il bullismo, questa breve lista di incidenti rivela quanti danni abbiano causato:
– In Inghilterra una studentessa transgender è stata colpita con una pistola ad aria compressa da un altro studente dopo mesi di bullismo nella sua scuola cattolica;
– Molti genitori hanno accusato le scuole di ignorare il bullismo perpetrato contro i loro figli e figlie, tra cui i genitori della studentessa di cui sopra e quelli di un’adolescente di New York morta suicida;
– I vescovi colombiani hanno ringraziato il Governo per aver ritirato i fondi a una iniziativa mirante a combattere il bullismo contro le persone LGBT;
– In Irlanda un laboratorio antibullismo è stato cancellato dopo che la direzione della scuola in questione ha obiettato che esso non presentava la non meglio specificata “altra campana”;
– I genitori di un adolescente gay colombiano morto suicida hanno affermato che il figlio si è ucciso dopo che il preside ha svelato pubblicamente il suo orientamento nella sua scuola cattolica;
– Il regolamento appena aggiornato delle scuole della diocesi di Little Rock minaccia gli studenti di espulsione se fanno coming out come LGBTQ.
Alcune scuole cattoliche hanno anche cacciato uno studente gay da un ballo, espulsa una studentessa lesbica dalla festa di fine anno perché non indossava un abito da sera e rifiutato di venire incontro a una studentessa trans nel pieno della sua transizione. Alcuni educatori che cercavano di sostenere gli studenti e le studentesse LGBTQ sono stati licenziati in New Jersey, tra cui Warren Hall, che stava diffondendo la campagna NOH8.
In alcuni di questi casi gli educatori e i religiosi hanno riconosciuto l’errore o hanno voluto rettificare. Ma non sempre succedono incidenti: esistono esempi concreti di come le scuole cattoliche possano fare molto contro il bullismo e promuovere lo sviluppo di ogni studente e studentessa:
– Un insegnante di una scuola cattolica dell’Ontario ha marciato al Pride per solidarietà con i suoi studenti e studentesse LGBTQ;
– Molti cattolici e cattoliche partecipano ogni anno alla Giornata Nazionale del Coming Out e all’iniziativa antibullismo Spirit Day;
– Un sacerdote di New York è giunto a dichiarare il 2014 “l’anno di Lady Gaga” (che ha frequentato scuole cattoliche) per mostrare agli studenti e alle studentesse come avere coraggio nella vita.
Gli studenti e le loro famiglie cercano sempre più spesso accoglienza e sostegno per i giovani LGBTQ. Michael Maher, autore del libro Being Gay and Lesbian in a Catholic High School (Essere gay e lesbiche nei licei cattolici), uscito nel 2001, ha detto che da quando ha cominciato a studiare la questione, tali aspettative sono cresciute moltissimo.
Il problema del bullismo è una questione di vita e di morte. Il bullismo conduce all’autolesionismo e al suicidio e l’esistenza di tantissimi giovani LGBTQ senza fissa dimora testimonia dell’impatto del bullismo da parte della famiglia e degli amici.
La realtà di questa sofferenza dovrebbe spingere papa Francesco ad ampliare e rendere più specifico il suo richiamo contro il bullismo. I programmi diocesani per la Giornata Internazionale della Gioventù del 2017 e i preparativi per il Sinodo del 2018, dedicato ai giovani, sono eccellenti opportunità per farlo. Prima di compiere questi passi Francesco dovrebbe ripetersi le direttive date ai giovani a Milano e capire se possono avere a che fare con i e le giovani LGBTQ e la Chiesa: “Pensate in silenzio se lo fate e se siete capaci di promettere questo a Gesù: promettete a Gesù di non praticare mai il bullismo”.
Testo originale: Does Pope’s Anti-Bullying Message Apply to the Church and LGBT Youth?