Papa Francesco noi genitori polacchi ti chiediamo aiuto per i nostri figli LGBT
Lettera aperta consegnata a papa Francesco da My, Rodzice* (Noi genitori), associazione polacca di genitori con figli LGBT e i loro amici
Santità, le scriviamo questa lettera in quanto genitori di persone non eteronormative in Polonia e membri dell’associazione polacca My, Rodzice, che unisce genitori e amici di persone LGBTQIA. Le scriviamo con il supporto dei genitori dell’associazione sorella italiana – AGEDO (Associazione di Genitori, parenti, amiche e amici di persone lesbiche, gay, bisessuali, trans).
Siamo seriamente preoccupati per le azioni della maggioranza dei rappresentanti della Chiesa cattolica nel nostro paese.
Dall’inizio del 2019, con il consenso e con il sostegno dell’Episcopato, si è intensificata la campagna di propaganda che molti sacerdoti conducono contro le minoranze non eteronormative, contro i nostri figli. L’arcivescovo Marek Jędraszewski ha accusato le persone lgbt di essere una minaccia alla civiltà. Nei suoi discorsi, il metropolita ha definito i nostri figli “un errore antropologico” e “una piaga arcobaleno”, ha dichiarato che non riflettono il piano di creazione di Dio.
La chiesa istituzionale in Polonia sostiene campagne e attività di propaganda, durante le quali l’omosessualità viene erroneamente e ingiustamente equiparata alla pedofilia. Viene definita “il male”. A parte singoli sacerdoti, nessuno nella Chiesa si oppone. Ai preti che cercano di difendere le persone non eteronormative, confutando le accuse ingiuste viene imposto il silenzio.
Si tratta di azioni deliberate e intenzionali. Alcuni consigli comunali dichiarano i propri comuni “zone libere da LGBT” nonostante l’assenza di alcun valore legale di questa azione. Questi atteggiamenti sono ispirati, sostenuti ed elogiati dalla maggior parte dei pastori e dai vescovi locali.
L’esperienza di esclusione delle minoranze ha una “tradizione” lunga, sanguinosa e vergognosa in Europa. L’aggressività è sempre preceduta da parole che privano le persone di dignità e le escludono dalla cerchia delle persone ritenute meritevoli di rispetto e amore per il prossimo. In sociologia, attività di questo tipo vengono definite “una cerimonia del degrado”. La maggior parte dei sacerdoti fomenta il risentimento, trasmette false informazioni ai fedeli, mistifica fonti scientifiche e manipola la conoscenza.
Giorno 20 luglio 2019, durante la marcia a Białystok, i partecipanti alla manifestazione pacifica sono stati insultati, spinti, picchiati e sputati addosso. Sono stati colpiti da pietre, pentole, petardi e bottiglie piene di urina. Pensavamo fosse la nostra ultima marcia, temevamo per le nostre vite e per quelle dei nostri cari. Non abbiamo mai incontrato tanta aggressività e odio prima. Nella paura, confortavamo le persone terrorizzate accanto a noi.
Questi eventi sono stati preceduti da un appello ai fedeli dell’arcivescovo di Bialystok, monsignor Tadeusz Wojda, nel quale ha invocato una difesa attiva della fede, dei valori della famiglia cristiana, contro la depravazione secondo lui rappresentata dall’esistenza dei nostri figli, da lui chiamati devianti. Nella sua lettera l’arcivescovo ha fatto riferimento all’articolo della Costituzione della Repubblica Polacca, in cui si afferma che “tutti hanno il diritto di chiedere che le autorità pubbliche proteggano un bambino dalla violenza, dalla crudeltà, dallo sfruttamento e dalla demoralizzazione”, così privando i nostri bambini di questa protezione.
L’appello dell’Arcivescovo Wojda è stato causa diretta di atti di aggressione senza precedenti contro noi, i nostri amici e le nostre famiglie. Molti degli aggressori presenti alla Marcia per l’Uguaglianza di Białystok indossavano magliette con la scritta “Esercito di Dio”. I report della Marcia hanno fatto il giro del mondo. Sono diventati un imbarazzante vetrina di una comunità ingannata da un’interpretazione della legge e un’interpretazione del vangelo che promuovono l’odio. Anche dopo questa inimmaginabile dimostrazione di odio e aggressività, non abbiamo ricevuto scuse come genitori, famiglie, fedeli della Chiesa e cittadini dello stato.
La narrazione di accuse e incitamento all’odio si è intensificata, quando due giovani hanno cercato di portare una bomba alla marcia dell’uguaglianza di Lublino con l’intenzione di farla esplodere. La coppia è stata fermata dalla polizia prima della marcia, la coppia ha dichiarato di aver agito in difesa della fede.
A Białystok sentivamo molte voci dalla folla intorno al corteo, minacciare di morte i nostri figli, e due mesi dopo a Lublino, alcuni nostri concittadini, fedeli della Chiesa, hanno cercato di mettere in pratica questa minaccia.
L’episcopato polacco sembra indifferente a questi atti di violenza, non si fa sentire e non condanna la violenza.
Non abbiamo sentito alcuna condanna alla retorica d’odio degli arcivescovi Jędraszewski e Wojda. Al contrario, sempre più vescovi continuano a minare gli sforzi delle comunità LGBT +, riducendo le loro intenzioni e la definizione delle loro vite esclusivamente alla sfera sessuale, deridendo il naturale bisogno di vicinanza e amore.
Tra gli autori di dichiarazioni di questo tipo ci sono i vescovi: Mirosław Milewski, Jan Tyrawa, Ignacy Dec, Romuald Kamiński, Jan Piotrowski, Józef Michalik, Wiesław Śmigiel, Piotr Libera, nonché gli arcivescovi: Sławoj Leszek Głódź e Stanisław Gądecki, ma molti altri seguono il loro malsano esempio. Tutti i vescovi di Varsavia, in posizione congiunta, si sono opposti all’istituzionalizzazione dei diritti delle persone LGBT +, lodando la discriminazione.
Il rosario, simbolo di pace e di preghiera, è diventato una vera e propria arma, un tirapugni stretto nel pugno dei cosiddetti Soldati di Cristo; un’arma di lotta per diffondere un’interpretazione omofoba del cattolicesimo in Polonia. Il Vangelo è ridotto a mero strumento ei nostri figli in un nemico. Queste azioni e questa visione della realtà cercano di privare noi e le persone che ci supportano del rispetto in quanto esseri umani.
Di recente, le persone LGBT+ nel nostro paese sono enormemente minacciate. Ogni giorno, i media riportano ulteriori attacchi di aggressione verbale e fisica nei loro confronti. Nella campagna elettorale, il presidente ha sostenuto che le persone LGBT+ non sono persone, ma solo un’ ideologia. I gerarchi della Chiesa difendono i monumenti offesi dalla bandiera arcobaleno e non le persone che lottano per la loro dignità, libertà e sicurezza.
Il vescovo Wiesław Alojzy Mering ha definito le persone LGBT + devianti, una minaccia per lo stato, la nazione e l’uomo. Il vescovo Józef Zawitkowski ha chiamato le persone lgbt+ “pandemia arcobaleno”, come fossero un virus, disumanamente ha definito i partecipanti alle marce per l’uguaglianza un peccato puzzolente.
Giorno 28 agosto 2020, l’episcopato polacco durante una Conferenza Episcopale ha dichiarato che secondo loro è urgente creare, con tutti i mezzi possibili, dei centri da loro definiti cliniche di cura familiare verso un “naturale orientamento sessuale”. La nostra ipotesi è che si tratti di centri dove verranno praticate terapie di conversione, condannate dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea, terapie riconosciute come dannose dalla comunità scientifica, una minaccia per la salute mentale delle persone che le subiscono. Se questo progetto verrà realizzato, sarà fonte di sofferenze inimmaginabili.
L’incoraggiamento deliberato dell’ansia sociale fa sì che i nostri figli non eteronormativi, così come le loro famiglie, rimangano in uno stato di minaccia permanente. L’avversione per le persone non eterosessuali permea dentro famiglie: sempre più spesso ci imbattiamo in situazioni in cui i genitori rinnegano i propri figli, li buttano fuori di casa, li privano di cure, sostegno e amore. Quasi il 70% dei giovani non eterosessuali in Polonia presenta sintomi di depressione e tenta il suicidio. Molti di loro compiono atti di autolesionismo.
Pertanto, riteniamo estremamente importante fermare questo discorso d’odio e riparare al danno che è stato fatto. Raggiungere il pieno rispetto per le persone LGBT richiede la collaborazione di molte persone, di molte istituzioni e di molti ambienti, e noi, genitori di persone LGBT, siamo pronti a collaborare. Non ci poniamo in opposizione alla Chiesa. Come credenti e non credenti, abbiamo il diritto di essere membri della società a pieno titolo.
Santità! Le nostre possibilità di intervenire in Polonia sembrano esaurirsi. Le autorità locali della Chiesa non rispondono alle nostre richieste e a quelle degli altri fedeli. Rimangono passive di fronte agli atti di violenza e di odio, anzi li alimentano e ne lodano gli autori. Come dice il Libro dei Proverbi (Proverbi 18:21) “La morte e la vita sono governate dalla lingua”.
Il linguaggio che usano è il linguaggio dell’odio. Non rimarremo passivi a guardare mentre cercano di privare i nostri figli del rispetto in quanto umani. Questa discriminazione è paragonabile all’ideologia nazista e bolscevica. Un messaggio che porta disgrazia sui nostri cari e li rende bersaglio di aggressione.
Le azioni della Chiesa istituzionale in Polonia colpiscono noi ed ingannanoi fedeli che, nel senso di rettitudine, verità e per difendere la loro fede, commettono azioni malvagie.
La situazione sta sfuggendo di mano. Non sappiamo quali costi dovranno sostenere i nostri figli e le nostre famiglie. Viviamo in uno stato di stress costante. Siamo paralizzati dalla paura per la sicurezza dei nostri cari.
Ci rivolgiamo a Vostra Santità con questa richiesta di aiuto.
Crediamo nel bene, nell’amore, nella saggezza, nel rispetto, nella ponderazione e nella capacità di dialogo della Chiesa.
Ecco perché chiediamo a Lei, Sua Santità, la Sua attenzione, un‘udienza, una conversazione e un Suo intervento.
Le chiediamo aiuto, Reverendo Padre.
* My, Rodzice* (Noi Genitori) è un’associazione polacca formata da madri, padri e amici delle persone LGBT. Scrivono “Siamo convinti che la più grande forza per combattere l’esclusione e l’omofobia in Polonia possa essere la storia delle nostre famiglie nelsuperare queste discriminazioni. Non siamo i primi a batterci su questi temi, ma certamente cerchiamo di sperimentare diversi modi per raggiungere la piena uguaglianza dei nostri figli LGBT. Speriamo di essere un punto importante nella mappa dell’uguaglianza che vogliamo costruire in Polonia”.
Testo originale: Jego Swiatobliwosc Papiez Franciszek (file PDF)