Papa Francesco ringrazia una suora per il suo ministero con le persone trans
Articolo di Inés San Martín pubblicato sul sito cattolico Crux (USA) il 25 luglio 2017, libera traduzione di Silvia Lanzi
Anche durante l’estate, quando papa Francesco dovrebbe riposarsi un po’, le sue riserve di energia sono ben lungi dal rimanere inattive. Quest’anno, per esempio, ha trovato il tempo per rispondere a un’e-mail di suor Monica Astorga, una carmelitana scalza che lavora con le donne transgender argentine, aiutandole ad uscire dalla prostituzione e dall’abuso di sostanze.
Giovedì scorso suor Monica aveva scritto un’e-mail a Francesco per aggiornarlo sui nuovi sviluppi del suo ministero nella provincia di Neuquen nel sud dell’Argentina. Non è passato molto tempo prima di ricevere la risposta del papa: ha dichiarato che era arrivata già il giorno dopo, venerdì.
La religiosa aveva scritto al papa per informarlo che la città le aveva donato un appezzamento di terreno, dove aveva intenzione di costruire quindici monolocali per le donne transgender con cui lavorava. “Lei e il suo convento siete nel mio cuore, così come le persone con cui lavora. A loro può dire questo“, ha scritto papa Francesco nel suo messaggio.
Il papa e la suora si conoscono da “prima che diventasse vescovo” dice suor Monica. Nel 2009, quando l’allora cardinal Jorge Mario Bergoglio aveva visitato il suo convento, lei gli disse cosa stava facendo. “In quel momento mi disse di non abbondonare il lavoro di frontiera a cui Dio mi aveva chiamato” racconta via Skype la suora al settimanale cattolico Crux.
Iniziò a lavorare con le donne transgender il 7 luglio 2006, quando le venne chiesto di parlare con una di loro, Romina, che proprio quel giorno era arrivata al convento. “L’ho ascoltata per due ore, senza dire una parola”. “Le chiesi di cercare altre che volevano smettere di prostituirsi, e lei ritornò cinque giorni dopo con altre quattro. Le invitai a pregare e poi chiesi di raccontarmi i loro sogni” dice suor Monica usando il pronome femminile riferendosi al gruppo trans, che Crux ha adottato su sua richiesta.
“Quando Katy mi disse ‘Voglio un letto pulito dove poter morire’ fu come se mi avessero pugnalato al cuore” racconta. Non poteva “riposare tranquilla” pensando a cosa andavano incontro vivendo par la strada, dalla violenza alla morte. “Ho sempre detto che prima di accompagnarle, dobbiamo ascoltare ciò che hanno nel cuore”.
Katy, che adesso ha un negozio di cucito, ha dovuto frequentare per ben quattro anni le riunioni degli Alcolisti Anonimi. Da quel primo incontro, sono passate per il convento una novantina di donne trans e suor Monica non ha intenzione di mollare, nonostante le difficoltà incontrate nella sua opera. “La minoranza che aiuta”, dice, “vuole smettere di prostituirsi per costruirsi una vita migliore, ma non è facile”. Trovare un lavoro è più dura di quanto si pensi perché “le persone ci rifiutano il loro aiuto quando sanno che è per loro“.
Dopo undici anni, giusto due mesi fa, la suora è riuscita a trovare un lavoro sicuro per due delle sue ragazze. Nel frattempo ha ricevuto in regalo una casa dove alcune di loro vivono temporaneamente e sta costruendo una casa di riposo diretta da donne trans perché “hanno una sensibilità speciale, ma anche la forza necessaria”.
Un’altra sfida che ha dovuto affrontare è l’identità delle persone che aiuta, molti dei quali la religiosa conosce personalmente e che si rifiuta di svelare perché teme per la vita delle persone che aiuta.
Suor Monica ha trovato anche indifferenza e opposizione, soprattutto tra alcune delle persone che vivono vicino all’appezzamento di terra che ha avuto in regalo. La settimana scorsa, visto che i vicini gridavano dicendo che non erano le benvenute, le quattordici donne che erano andate lì, avevano dovuto chiamare la polizia.
Ma suor Monica ha anche incontrato chi le sta accanto. Tra tutti papa Francesco, che le aveva scritto anche in precedenza. Alcuni anni fa le aveva mandato una nota dicendole che “ai tempi di Gesù, i lebbrosi erano gli emarginati. Loro erano i lebbrosi di oggi. Non smetta questo suo lavoro di frontiera“. Anche se non si può rendere, dicendo che le persone transgender erano i lebbrosi di oggi, Francesco aveva usato il pronome femminile per loro.
Nel corso di una conferenza-stampa sull’ aereo di ritorno dalla Georgia e dall’Azerbaijan, il papa aveva parlato di un uomo transgender che aveva accolto in Vaticano. “Lui era una lei, ma è un lui” aveva detto, riferendosi alla persona transessuale, che gli aveva scritto dalla Spagna. “La vita è la vita, bisogna accettare le cose che succedono. Il peccato è peccato“. “Le varie tendenze e gli squilibri ormonali, hanno causato così tanti problemi… bisogna stare attenti. Non bisogna fare di ogni erba un fascio, ma, caso per caso, accogliere, studiare, discernere e integrare: è quello che oggi farebbe Gesù“.
Prima di passare alla domanda successiva, però Francesco aveva aggiunto: “Per piacere, non dite che il papa vuole santificare le persone transgender, perché anch’io leggo i titoli dei giornali”. “Voglio essere chiaro, è un problema di morale. È un problema. Un problema umano che si deve risolvere come si può, sempre con la grazia di Dio“.
Per quanto riguarda la Chiesa locale, sia l’attuale vescovo di suor Monica, Virginio Bressanelli che il suo predecessore, Marcelo Melani, approvano il suo lavoro, ed è stato un prete quello che per primo ha chiesto di parlare con suor Romina. Durante l’intervista a Crux, la religiosa sottolinea la fede di queste donne. “Mi dicono sempre che ‘se non credessimo in Dio, non sopravvivremmo. Ogni sera, prima di andare in strada, accendiamo una candela chiedendogli di prendersi cura di noi‘”.
Per le donne che aiuta, questa suora cattolica è “una sorella, una madre e un’amica“, ma il suo lavoro non si limita a quelle che vanno da lei in convento: infatti è stata aggiunta come amica da molti gruppi Facebook di tutto il mondo creati da donne che si trovano in situazioni simili.
Monica è diventata suora a vent’anni e ora, più di trent’anni dopo, il suo pensiero principale sono le sue coetanee che si ubriacano o che si drogano, così concentra su di loro le sue preghiere.
Più tardi iniziò a scrivere e a telefonare ai carcerati, e anche se non lascia spesso il convento, il suo apostolato nelle prigioni rimane una delle sue attività quotidiane.
Lei stessa dice però che il centro della sua vita è essere una carmelitana: “Non potrei accompagnare queste persone senza i miei momenti di preghiera e di condivisione, da sola e con la comunità” dice.
Da Santa Marta, dove vive papa Francesco, continuano ad arrivare messaggi come questi. Un altro esempio è quello di un bambino italiano di nove anni che ha scritto a Francesco dopo essere stato in pellegrinaggio a Loreto con altri centotrenta suoi coetanei.
Andrea, così si chiama, ha mandato una lettera, con foto, a Francesco a nome di tutto il suo gruppo, in cui chiedeva la sua benedizione per “essere domani bravo come te”. Poi l’ha invitato ad unirsi a loro nel pellegrinaggio dell’anno prossimo organizzato dalla sezione Roma-Lazio dell’UNITALSI. Nella sua risposta, Francesco lascia la porta aperta: “Grazie per l’invito che mi hai fatto a venire in pellegrinaggio con voi. Stare con i bambini per me è la gioia più grande. Un proverbio dice: ‘Mai dire mai!’. E quindi affidiamo tra le mani della Provvidenza questo sogno”.
Entrambe le lettere, quella di Andrea e quella del papa, sono state pubblicate da molti giornali italiani. “Siamo più di 130 bambini e molti sono malati, altri in sedia a rotelle, altri sono soli e accompagnati da alcune suore” scrive Andrea, aggiungendo che pregano per il papa tutti i giorni.
Nella sua risposta, Francesco lo ringrazia per la lettera e dice che è stato bello “sapere della tua ricca avventura vissuta con l’UNITALSI insieme al pellegrinaggio della gioia a Loreto per i bambini. “Grazie anche per la foto di gruppo che mi hai mandato, dove ho potuto che siete tanti e bellissimi! Mentre guardavo ogni volto nella foto, ho pregato la Madonna di Loreto per voi, e vi ho benedetto di cuore, insieme ai vostri genitori, ai volontari, ai sacerdoti e ai responsabili dell’UNITALSI“.
Testo originale: Nun ministering to transgender women gets thumbs-up from Pope