Papa Francesco tra le aperture pastorali sui gay e lo schematismo semplicistico sul gender
Riflessioni di Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di Noi Siamo Chiesa
Non condividiamo sul gender la posizione di papa Francesco. Bisogna conoscere meglio e capire bene tutta la questione senza farsi coinvolgere dalla campagna dei fondamentalisti.
Le aperture pastorali di papa Francesco….
Non c’è dubbio che Papa Francesco stia cercando di dare una svolta al tradizionale atteggiamento di diffidenza (e anche di demonizzazione) di vaste aree del mondo cattolico nei confronti delle diversità sessuali. Tutti ormai conosciamo bene le sue parole, magari estemporanee ma eloquenti, conosciamo i suoi gesti. In particolare in questo campo i tempi di papa Benedetto sembrano veramente lontani, teniamolo presente.
Gli omosessuali credenti si sono ben accorti di ciò e cercano di intensificare la loro presenza organizzata nella Chiesa perché si accorgono che è ora possibile uscire dal ghetto. Anche gli interventi a braccio di papa Francesco sull’aereo, di ritorno dal viaggio in Azerbaigian e Georgia (vedi di seguito il testo), dimostrano la sua attenzione alle situazioni, ai casi concreti di fronte ai quali: “questo farebbe Gesù”. Queste aperture sono però in contraddizione con la linea generale emersa nei due sinodi , di cui la “Amoris Laetitia” ha dovuto tenere conto. In quella sede una apertura in avanti alla realtà omosessuale è stata bloccata.
….e lo schematismo semplicistico sul gender
Premesso tutto ciò, su una tematica “vicina” e condizionante quella della diversità sessuale, quella del gender, Francesco in più sedi e da tempo dice cose che mi sembrano in dissonanza esplicita con le altre sue aperture. Egli parla di una teoria del gender (in base alla quale “il sesso si può scegliere”) che verrebbe propagandata nelle scuole da persone e istituzioni non identificate ma ben dotate di risorse ed appoggiate da “paesi influenti”. Si tratterebbe di una vera e propria “colonizzazione ideologica” secondo la sua nota espressione. Francesco non usa la parola complotto ma il senso è proprio questo. Esso sarebbe diretto in particolare contro il matrimonio (ma noi pensiamo che la crisi del matrimonio e di molte famiglie sono fondati su ben altre cause, di tipo soprattutto sociale). Il tradizionale approccio pastorale e le consuete aperture del papa lasciano il posto ad affermazioni definitorie e semplicistiche, che presuppongono a monte le analisi che fanno le campagne in corso da tempo, soprattutto nel nostro paese, di alcuni movimenti fondamentalisti, usi a comunicare con facili slogan. Diciamolo chiaramente, siamo molto meravigliati di questa posizione del papa così esplicita e tassativa e , ci sembra, ideologica; essa infatti non ci pare fondata su riflessioni e conoscenze adeguate alla gravità della questione. Se, in modo inconsueto, argomentiamo in senso diverso e opposto a quello di papa Francesco lo facciamo perché, segnalando questa discontinuità nel suo ministero, pensiamo di dare un contributo dal basso alla vita della Chiesa e perché speriamo in una correzione di linea. Questo aspettano i nostri fratelli e sorelle lgbt che, a causa di questi interventi del papa, vedono , a torto o a ragione, incrinate nel popolo cristiano le possibili aperture nei loro confronti. Infatti il “complotto” viene addebitato in modo esplicito, ma senza prove, alla loro ipotetica lobby (interna e internazionale).
La riflessione di Noi Siamo Chiesa
“Noi Siamo Chiesa” ha studiato la questione ed ha diffuso da tempo il proprio punto di vista (che allego) e che invito a leggere integralmente ad evitare semplificazioni e slogan. Esso ha un titolo abbastanza esplicito : “La campagna contro il gender combatte contro un nemico che non esiste. Valorizziamo la ricchezza della differenza sessuale e nelle scuole educhiamo ad accettare serenamente le diversità.” Nel testo si nega l’esistenza di una subdola campagna di indottrinamento nelle scuole e tra i giovani, si parla invece di “prospettive di genere” (e non di teoria del gender) che significano il rifiuto della “relegazione della donna alla subalternità, alla funzione passiva nella famiglia, alla inferiorità giuridica e sociale e alla generalizzata discriminazione, mentre per gli uomini sarebbe naturale un ruolo forte, possessivo e di superiorità, anche di violenza.” In sostanza si afferma quanto di meglio sostiene da tempo la teologia femminista ed ogni posizione riformatrice nella Chiesa . E ancora “la differenza tra uomo e donna è una realtà ed una ricchezza da ribadire a piena voce contro ogni mistificazione da qualsiasi parte provenga; contemporaneamente l’assunzione della “prospettiva di genere” esprime il carattere variabile delle esperienze e della relazioni tra i sessi che, soprattutto in questo momento storico, significa il superamento delle logiche patriarcali nel rapporto uomo/donna e l’accettazione delle diversità.” Il documento si conclude parlando dei ritardi della Chiesa e, partendo dalla differenza sessuale –uomo/donna- che è assolutamente importante ma tenendo anche conto delle diversità (realtà omosessuale), auspica nelle nostre scuole un clima inclusivo e sereno che proponga una discussione comune e poi collaborazione tra tutti (genitori, docenti, dirigenti scolastici, psicologi, senza trascurare l’ascolto delle giovani generazioni appena l’età lo consente).
Roma 3 ottobre 2016
.
Dalla conferenza stampa di papa Francesco tornando dal viaggio in Azerbaigian e Georgia (2 ottobre 2016)
Domanda di Joshua McElwee (National Catholic Register): Grazie, Santo Padre. In quello stesso discorso di ieri in Georgia, Lei ha parlato, come in tanti altri Paesi, della teoria del gender, dicendo che è il grande nemico, una minaccia contro il matrimonio. Ma vorrei chiedere: cosa direbbe a una persona che ha sofferto per anni con la sua sessualità e sente veramente che c’è un problema biologico, che il suo aspetto fisico non corrisponde a quello che lui o lei considera la propria identità sessuale? Lei come pastore e ministro, come accompagnerebbe queste persone?
Papa Francesco: Prima di tutto, io ho accompagnato nella mia vita di sacerdote, di vescovo – anche di Papa – ho accompagnato persone con tendenza e con pratiche omosessuali. Le ho accompagnate, le ho avvicinate al Signore, alcuni non possono, ma le ho accompagnate e mai ho abbandonato qualcuno. Questo è ciò che va fatto. Le persone si devono accompagnare come le accompagna Gesù. Quando una persona che ha questa condizione arriva davanti a Gesù, Gesù non gli dirà sicuramente: “Vattene via perché sei omosessuale!”, no. Quello che io ho detto riguarda quella cattiveria che oggi si fa con l’indottrinamento della teoria del gender. Mi raccontava un papà francese che a tavola parlavano con i figli – cattolico lui, cattolica la moglie, i figli cattolici, all’acqua di rose, ma cattolici – e ha domandato al ragazzo di dieci anni: “E tu che cosa voi fare quando diventi grande?” – “La ragazza”. E il papà si è accorto che nei libri di scuola si insegnava la teoria del gender. E questo è contro le cose naturali. Una cosa è che una persona abbia questa tendenza, questa opzione, e c’è anche chi cambia il sesso. E un’altra cosa è fare l’insegnamento nelle scuole su questa linea, per cambiare la mentalità. Queste io le chiamo “colonizzazioni ideologiche”.
L’anno scorso ho ricevuto una lettera di uno spagnolo che mi raccontava la sua storia da bambino e da ragazzo. Era una bambina, una ragazza, e ha sofferto tanto, perché si sentiva ragazzo ma era fisicamente una ragazza. L’ha raccontato alla mamma, quando era già ventenne, 22 anni, e le ha detto che avrebbe voluto fare l’intervento chirurgico e tutte queste cose. E la mamma gli ha chiesto di non farlo finché lei era viva. Era anziana, ed è morta presto. Ha fatto l’intervento. E’ un impiegato di un ministero di una città della Spagna. È andato dal vescovo. Il vescovo lo ha accompagnato tanto, un bravo vescovo: “perdeva” tempo per accompagnare quest’uomo. Poi si è sposato. Ha cambiato la sua identità civile, si è sposato e mi ha scritto la lettera che per lui sarebbe stata una consolazione venire con la sua sposa: lui, che era lei, ma è lui. E li ho ricevuti. Erano contenti. E nel quartiere dove lui abitava c’era un vecchio sacerdote, ottantenne, il vecchio parroco, che aveva lasciato la parrocchia e aiutava le suore, lì, nella parrocchia… E c’era il nuovo [parroco].
Quando il nuovo lo vedeva, lo sgridava dal marciapiede: “Andrai all’inferno!”. Quando trovava il vecchio, questo gli diceva: “Da quanto non ti confessi? Vieni, vieni, andiamo che ti confesso e così potrai fare la Comunione”. Hai capito? La vita è la vita, e le cose si devono prendere come vengono. Il peccato è il peccato. Le tendenze o gli squilibri ormonali danno tanti problemi e dobbiamo essere attenti a non dire: “E’ tutto lo stesso, facciamo festa”. No, questo no. Ma ogni caso accoglierlo, accompagnarlo, studiarlo, discernere e integrarlo. Questo è quello che farebbe Gesù oggi.
Per favore, non dite: “Il Papa santificherà i trans!”. Per favore! Perché io vedo già i titoli dei giornali… No, no. C’è qualche dubbio su quello che ho detto? Voglio essere chiaro. È un problema di morale. E’ un problema. E’ un problema umano. E si deve risolvere come si può, sempre con la misericordia di Dio, con la verità, come abbiamo detto nel caso del matrimonio, leggendo tutta l’Amoris laetitia, ma sempre così, sempre con il cuore aperto.E non dimenticatevi quel capitello di Vézelay: è molto bello, molto bello.