Papà, mamma devo dirti che sono omosessuale!
Articolo di Georges Dupuy tratto da L’Express (Francia), 15 giugno 1995, liberamente tradotto da Erika P.
«Avevo così tanta voglia di avere dei nipotini…». Quando il loro figlio, appena uscito dall’adolescenza, li ha messi al corrente della sua omosessualità, Jeanne e Michel sono rimasti sconcertati. Afflitti. È accaduto due anni fa. Oggi, sono più sereni. Ma continuano a preoccuparsi per il loro figlio: «Sappiamo che la sua vita sarà difficile». Anche la vita dei genitori lo è… Anche se accettano la diversa sessualità dei loro figli, quasi tutti dicono di soffrirne.
Soffrono per essere, anche loro, rifiutati brutalmente dalla società, se non persino dalla loro famiglia; i sondaggi che provano che la gente sta diventando più tollerante li lasciano scettici. «Quando mia suocera l’ha saputo, mi ha detto: “Non ha preso da noi” », si ricorda un (genitore) anonimo.
Soffrono per il fatto di non sapere esattamente rispondere alla questione della loro responsabilità: «Avevo un fratello gay. Mi sono chiesto per molto tempo cosa avevo riprodotto in mio figlio », confida Françoise. E soffrono di sapere che la loro ferita non si rimarginerà mai veramente: «Anche se crediamo di aver “digerito” la rivelazione, desideriamo che le cose siano differenti».
E quest’altro padre confessa: « Lo accettiamo, sì, ma in teoria. Come reagirò quando mi porterà a casa un uomo peloso al posto di una bella biondina?». Allora, cosa dire? Che cosa fare? Come dirlo? Come farlo? « Si parte con dei preconcetti oppure senza la minima idea », ammettono Jeanne e Michel.
Come altri genitori nella loro situazione, hanno trovato Contact (ndr un associazione per genitori con figli omosessuali francese corrispondente all’associazione italiana AGEDO). Al momento della sua creazione, all’inizio del 1992, quest’associazione, unica nel suo genere in Francia, era destinata ad aiutare i giovani omosessuali nei loro rapporti con il mondo esterno e, in particolare, con i loro genitori.
Ma, ben presto, i fondatori scoprono che anche i padri e le madri hanno enormi problemi ad interfacciarsi con i figli. Contact si apre allora alle famiglie nel 1993. Ora si propone, anche, come una passerella verso l’esterno e un luogo di lotta contro l’« omofobia ».
Niente di formale in tutto ciò: « I genitori vengono per testimoniare le loro difficoltà, per ascoltare gli altri e scambiare le proprie esperienze. Li aiuta il fatto di non sentirsi soli », racconta Françoise, che anima alcune delle riunioni trimestrali.
Ma, con i suoi 160 affezionati, di cui una sessantina di aderenti, l’associazione resta ancora confidenziale. Senza nessuna struttura permanente, senza grandi mezzi. Tre anni fa, una sovvenzione della DGS (Direzione generale della sanità) ha permesso di reclutare i primi membri durante una grande riunione in un hotel di Parigi. Da allora, le adesioni avvengono tramite il passa parola o in occasione delle partecipazioni a manifestazioni specializzate.
Il figlio di Jeanne e Michel ha consegnato loro il volantino di Contact durante una visita a Homosocialité1 : « Se ce l’ha dato, è perché voleva che noi ci andassimo. E noi ci siamo andati.», commenta Michel. Del resto è a questo stesso Salone che Françoise è stata reclutata dai fondatori di Contact.
Tuttavia nessuno si fa illusioni. Ci vorrà un’enorme rivoluzione mentale perché la maggior parte dei genitori degli omosessuali osi uscire dal proprio anonimato e si riunisca in associazioni come Contact.
Il telefono permette tuttavia di rispondere alle domande che si pone la maggioranza dei silenziosi. Dei servizi sono così assicurati a Parigi e nella regione parigina, a Clermont-Ferrand e in Belgio. Secondo disponibilità.
« La maggior parte dei nostri interlocutori sono madri di famiglia. Generalmente, i padri si chiudono nel rifiuto », osserva Françoise. Sostenendo che « i più disarmati, coloro che hanno più bisogno di aiuto, non chiameranno mai e resteranno soli nel loro deserto morale ». Soprattutto in provincia e in alcune categorie socio professionali. Non stupisce che i genitori più attivi dell’associazione si reclutino tra gli insegnanti, i dirigenti e i liberi professionisti.
Poiché, se Contact è un luogo di parola, «bisogna tuttavia avere voglia di parlare». O essere in grado di farlo.
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1 Salon de l’Homosocialité: Salone sull’omosocialità che si tiene annualmente in Francia.
Testo origoinale: Papa, il faut que je te dise…