Pasolini di Abel Ferrara. Quando un trasgressivo racconta un sovversivo
.
Articolo pubblicato sul sito Tetu (Francia) il 5 settembre 2015, liberamente tradotto da Marco Galvagno
“Scandalizzare è un diritto, essere scandalizzati un piacere”. Queste parole di Pier Paolo Pasolini, pronunciate poco prima della sua morte, riassumono la vita di questo intellettuale impegnato e sovversivo di cui il film di Abel Ferrara racconta le ultime ore.
Molto atteso all’inizio di questo settantunesimo festival della città lagunare di Venezia, il film però è stato poco applaudito alla fine della proiezione riservata ai giornalisti, prima dell’abituale proiezione per il pubblico. Senza dubbio, perché almeno sulla carta l’associazione di tre maestri della trasgressione Pasolini Ferrara e Willem Dafo, davvero molto somigliante al vero Pierpaolo, puzzava di eretico. Da qui una sensazione del tipo” ci aspettavamo di peggio”. All’inizio il film non è esente da cose scandalose, ci mostra un Pasolini così come era davvero depravato, ma lucido, sulla decadenza del suo tempo.
Omosessuale e marxista era stato accusato di corruzione di minori, pornografia e atti osceni in luogo pubblico per tutta la sua vita.
Ma il film che racconta le ore precedenti alla morte dello scrittore, avvenuta all’idroscalo di Ostia nella notte tra il primo e il due novembre del 1975, abbandona volentieri la biografia per concedersi ampie digressioni dal momento in cui venne girato Salò o le centoventi giornate di Sodoma.
In questo film postumo uscito nel 1976 e ispirato all’opera del marchese De Sade Pasolini racconta le orgie grottesche di quattro funzionari dalla repubblica di Salò. Prima della sua morte Pasolini aveva affermato che il sesso era solo un’allegoria, la metafora della commercializzazione del corpo effettuata dal potere.
Non è cambiato nulla
“Io penso che Pasolini avrebbe potuto girare gli stessi film oggi, non è cambiato nulla” ha dichiarato Abel Ferrara, 53 anni, che ha tenuto gli occhiali scuri durante la conferenza stampa. “Sono buddista e tendo ad andare verso i miei maestri. Sento molto i suoi film e mi son avvicinato molto a lui”, ha aggiunto Wilhelm Defoe, abituato ai ruoli trasgressivi (Anticristo, Nymphomaniac). “Mi sono sforzato di calarmi nel personaggio e vivere i pensieri, e le azioni di Pasolini”.
L’attore è molto credibile nei panni di un Pasolini che era meno pessimista di quello che avremmo immaginato. Il suo confratello italiano Ninetto Davoli, che è stato amico intimo e musa di Pasolini, ed era presente alla proiezione del film, ce lo ha confermato. “Era un uomo che amava la vita. Molti hanno detto che Pier Paolo descriveva la morte nei suoi film, ma non è vero”.
Ninetto Davoli ha anche parlato dei mali della società consumistica denunciati da Pier Paolo alla fine della sua vita, dopo aver studiato il concetto kantiano di male radicale che riduce le persone in schiavitù. “Un male che ha portato l’Italia ad essere quella che è oggi” ha asserito, tra scrosci di applausi in sala.
“Possedere e distruggere è quello a cui oggi le istituzioni ci riducono”, dice Pasolini nel film di Ferrara.
Il regista americano, che con lo sceneggiatore Maurizio Bracchi ha cercato di ricostruire il più fedelmente possibile le ultime dell autore di Ragazzi di Vita, ce lo mostra particolarmente legato alla madre. Ma non ci fornisce elementi nuovi sulle circostanze controverse della morte di Pasolini, contrariamente a quello che era stato annunciato dalla stampa le ultime settimane. “Ehi ragazzi chi di voi ha scritto questo?” dice Ferrara scherzando con i giornalisti…
Nel film lo scrittore esce in macchina in cerca di un’avventura e porta un giovane amante sulla spiaggia di Ostia e lì tre giovani canaglie entrano in scena…
Testo originale: «Pasolini » par Abel Ferrara, quand un transgressif raconte un subversif