Pasolini e l’abiura alla trilogia della vita
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Riflessioni di Luciano Ragusa
Siamo ormai nel 1975 e, spenti gli echi della “Trilogia della vita”, Pier Paolo Pasolini sente l’urgenza, ma soprattutto la necessità storica, di doversi smarcare da quella fisiologia giocosa che bene caratterizza gli ultimi lavori; si sente addirittura pronto ad una rinuncia radicale, poiché l’abiura, implica il riconoscimento, e pertanto la ritrattazione, di un errore.
L’abiura
Ma qual è lo sbaglio, la svista, l’imprecisione che convince l’autore ad una rinuncia che tanto sa di religione sconfessata? Senza mai negare i lavori della “Trilogia”, l’uomo Pasolini, si rende conto che la crisi culturale e antropologica, rappresentata dalla cultura di massa, non può più essere arrestata: nemmeno rappresentando corpi totalmente immersi in un eros gioioso in cui il sesso assurge a simbolo culminante. Ora tutto si è rovesciato” dice il poeta nelle “Lettere luterane”:
Primo: la lotta progressista per la democratizzazione espressiva e per la liberazione sessuale è stata brutalmente superata e vanificata dalla decisione del potere consumistico di concedere una vasta (quanta falsa) tolleranza.
Secondo: anche la realtà dei corpi innocenti è stata violata, manipolata, manomessa dal potere consumistico: anzi, tale violenza sui corpi è diventato il dato più macroscopico della nuova epoca umana.
Terzo: le vite sessuali private (come la mia) hanno subito il trauma sia della falsa tolleranza che la degradazione corporea, e ciò che nelle fantasie sessuali era dolore e gioia, è divenuto suicida delusione, informe accidia.
(P. P. Pasolini, “Lettere Luterane”, Einaudi, Torino, 2003, pag. 72).
Pasolini dichiara di odiare i corpi dei nuovi giovani e dei ragazzi italiani, perché retroattivamente svalutati dalla potenziale possibilità di diventare merce, oggetto di consumo. Il crollo del presente implica il crollo del passato, per cui non esiste più l’illusione di filmare una gioventù storicamente determinata in ipotetici medioevi avulsi da elementi degeneranti.
Ma a cosa conduce l’abiura?
Così risponde il poeta:
Mi conduce all’adattamento. […] L’Italia cioè non sta vivendo altro che un processo di adattamento alla propria degradazione, da cui cerca di liberarsi solo nominalmente.
Tout va bien: non ci sono nel paese masse di giovani criminaloidi, o nevrotici, o conformisti fino alla follia e alla più totale intolleranza, le notti sono sicure e serene, meravigliosamente mediterranee, i rapimenti, le rapine, le esecuzioni capitali, i milioni di scippi e di furti riguardano le pagine di cronaca dei giornali, ecc. ecc.
Tutti si sono adattati o attraverso il non voler accorgersi di niente o attraverso la più inerte drammatizzazione.
Ma devo ammettere che anche l’essersi accorti o l’aver drammatizzato non preserva affatto dall’adattamento o dall’accettazione. Dunque io mi sto adattando alla degradazione e sto accettando l’inaccettabile.
Manovro per risistemare la mia vita. Sto dimenticando come erano prima le cose. Le amate facce di ieri cominciano a ingiallire. Mi è davanti – pian piano senza più alternative – il presente. Riadatto il mio impegno ad una maggiore leggibilità (“Salò”?).
(ibidem, pag. 75-76).
Nel 1970, Pasolini, acquistò a Chia, frazione di Soriano nel Cimino (VT), un rudere medievale da usare come sua abitazione: l’intento, dopo “Salò”, era quello di ritirarsi in un luogo completamente immerso nella natura e che conservasse, se non altro, il retrogusto del passato.
Bibliografia:
- M.A. Bazzocchi, “I burattini filosofi. Pasolini dalla letteratura al cinema”, Mondadori, Milano, 2008.
- A. Ferrero, “Il cinema di Pier Paolo Pasolini”, Marsilio, Venezia, “Collana cinema”, 2005.
- S. Murri, “Pier Paolo Pasolini”, Il Castoro, Milano, 1994.
- A. Repetto, “Invito al cinema di Pasolini”, Mursia, Milano, 1998.
- P.P. Pasolini, “Il sogno del centauro” (a cura di Jean Duflot), Editori Riuniti, 1983.
- P.P. Pasolini, “Lettere luterane, Einaudi, Torino, 2003.
- P.P. Pasolini, “Scritti corsari”, Garzanti, Milano, 2008.
- O.Stack, “Pasolini su Pasolini. Conversazioni con Jon Halliday”, Guanda, Parma, trad. it. 1992.
- W. Siti, F. Zabagli, “Pasolini per il cinema”, Mondadori, Milano, “Meridiani”, 2001.