“Essere chiesa”. L’esperienza brasiliana della pastorale della diversità per i gay cattolici
Articolo di Jean Claude Gerez pubblicato sul portale cattolico Cath.ch (Svizzera) il 3 ottobre 2015, libera traduzione di Marco Galvagno
“Gli omosessuali fanno parte del corpo di Cristo che è la chiesa” afferma il teologo e filosofo brasiliano Luis Ramirez Nieto, titolare di un dottorato in educazione che è anche uno dei pilastri del Gruppo pastorale della diversità (Groupe d’Action Pastorale de la Diversité) di San Paolo in Brasile.
Per il teologo brasiliano le reticenze della chiesa cattolica ad accettare gli omosessuali vengono più dalla gerarchia che dai semplici fedeli.
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Come ha scoperto il Gruppo d’azione pastorale della diversità?
Qualche anno fa sono venuto a sapere che un parroco inglese che viveva a San Paolo celebrava la messa per un gruppo di fedeli, la cui caratteristica era di essere omosessuali. Sono andato a una celebrazione e il padre James mi è piaciuto molto, allora ho deciso di fare parte di questo gruppo.
Ho sempre avuto una relazione molto forte con la chiesa cattolica grazie ai miei genitori. Da adolescente mi sono reso conto delle mie pulsioni omosessuali. Il modo che avevo di lottare contro questo desiderio era quello di non esercitare la sessualità. Mi sono detto che sarebbe stato possibile se fossi diventato prete e avessi fatto voto di castità. Ma in seguito ho scelto di studiare filosofia in un’università pubblica e laica. E in un breve lasso di tempo invece di tempo invece di diventare un prete, ho finito per allontanarmi dalla chiesa per colpa della mia sessualità.
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Perché è così importante oggi avere una pastorale della diversità in Brasile?
Ciò che è importante è poter riunire un gruppo di persone che hanno vissuto le stesse esperienze. Siamo omosessuali, abbiamo la fede, viviamo una spiritualità profonda, ma non ci sentiamo accolti nelle parrocchie in cui viviamo. Tuttavia non ci vogliamo trasformare in un ghetto che sarebbe frequentato solo da gay. Personalmente partecipo attivamente alle attività della mia parrocchia e due volte al mese vado agli incontri del gruppo della pastorale nei quali affrontiamo temi teologici e celebriamo la messa.
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Qual è la situazione dei cattolici omosessuali in Brasile e in seno alla chiesa?
C’è innanzitutto un tema importante l’omosessualità è un argomento che nella teologia viene definito di terzo ordine. Nessuna persona solo per il fatto di essere omosessuale mette in discussione i dogmi cattolici principali della fede: Dio è la trinità, Gesù è il figlio di Dio, è venuto nel Mondo, è risorto. La questione dell’omosessualità in effetti è minoritaria anche se negli ultimi anni è diventata un impedimento.
Oggi la posizione della chiesa è che essere omosessuali non è un peccato, ma la pratica degli atti omosessuali lo è. Questi atti vengono considerati disordinati. Questa posizione della chiesa è in conflitto con la scienza, cioè le scienze umane che considerano l’omosessualità una variazione legittima del desiderio sessuale umano. È necessario un dibattito profondo per capire meglio l’omosessualità.
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La chiesa non condanna gli omosessuali, solo i loro atti ?
Esattamente, ma se condannate qualcuno per i suoi atti intimi, che corrispondono ai suoi desideri è come dire loro voi potete esistere, ma non potete respirare, perché l’esercizio della sessualità è fondamentale lo sappiamo da Freud in poi.
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Il Brasile è un paese avanzato nel riconoscimento dei diritti dei gay. E tuttavia la chiesa è lenta a riconoscere un posto degli omosessuali nel suo seno. Come spiega questo?
La società brasiliana non è così aperta come sembra. Sì abbiamo conquistato diritti, ma sono conquiste d ordine giuridico. Esiste ancora molto conservatorismo legato al fondamentalismo religioso. Paradossalmente esiste in Brasile una comunità di fedeli cattolici che non segue le posizioni della chiesa cattolica alla lettera.
Ad esempio la gerarchia vieta l’uso del preservativo, ma i sondaggi mostrano che l’80% dei cattolici brasiliani considera l’uso del preservativo in maniera positiva. Il comportamento della popolazione anche cattolica non segue ciò che dice la gerarchia. In effetti in seno alla comunità cattolica vi è un’accettazione maggiore dei fedeli omosessuali e una resistenza maggiore da parte dei vescovi e dei cardinali. Ed è giustamente di questo spazio che disponiamo per lavorare. Per mostrare che gli omosessuali sono uguali alle altre persone e che non ci sono grosse differenze, a parte il desiderio sessuale.
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Lei parla delle gerarchie cattoliche ebbene papa Francesco ha fatto dichiarazioni importanti. È cambiato qualcosa per i cattolici brasiliani?
Sì questo ha cambiato le cose, in particolare il clima. Prima non si parlava di questo argomento, si restava riservati. Adesso è un argomento del quale si può parlare apertamente. Giustamente, perché il papa ha fatto una dichiarazione di accoglienza, tuttavia non bisogna sbagliarsi nel pensare che il papa abbia da solo cambiato la dottrina cattolica, perché non è vero perché c’è ancora bisogno di molti dibattiti per andare avanti.
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Cosa manca oggi per intensificare il dialogo tra la chiesa e gli omosessuali?
Penso che manchi uno spirito d’apertura da parte di diversi settori della chiesa. Principalmente presso le gerarchie. Va bene che ci possa essere un’accoglienza pastorale, ma vogliamo che ci sia un cambiamento a livello dottrinale. E l’esempio che fornisco volentieri è questo. Nel medioevo era fondamentale per la chiesa difendere il fatto che l’uomo era al centro della creazione e che la terra era al centro dell’universo.
Quando gli scienziati hanno dimostrato che la terra girava intorno al Sole la chiesa ci ha messo molto tempo ad accettare questa verità scientifica. Ma non per questo l’uomo ha perso la sua importanza nella creazione. Continua ad essere una creatura fatta ad immagine di Dio, ma non è al centro dell’universo, perché il centro dell’Universo è Dio, non la Terra. In una certa maniera l’omosessuale è un po’ come Galileo della nostra epoca ( abbozza un sorriso) . La chiesa dice ad esempio che il matrimonio eterosessuale è il centro della vita famigliare. Ma noi diciamo che non è il centro, perché la sessualità cambia, si trasforma, evolve.
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Qual è la principale sfida che si presenta alla chiesa sul tema degli omosessuali?
La grande sfida è quella di poter intensificare i dibattiti e che il dibattito possa esistere alla base della chiesa, perché è a quel livello che le cose si muovono. Penso inoltre che le cose stiano già cambiando, perché ho la sensazione che esista una grande accettazione da parte dei fedeli cattolici brasiliani verso gli omosessuali e sono presenti nei gruppi liturgici, come catechisti e in genere nella vita parrocchiale.
C’è a volte una certa paura di venire a sapere ciò che dirà la gente e questa situazione crea imbarazzo e reticenza da parte di preti e vescovi nel trattare l’argomento. In effetti la grande sfida per gli omosessuali è quella di dimostrare pazienza nel continuare a dialogare e dimostrare che esistiamo e che non ce ne andremo, perché facciamo ormai parte del corpo di Cristo, che è la chiesa.
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Testo originale: “Les homosexuels font partie du corps du Christ qui est l’Eglise”, affirme le théologien brésilien Luiz Ramires Neto