Paul O’Montis, una vittima dello sterminio nazista degli omosessuali
Articolo pubblicato sul blog L’armari obert (II) (Spagna) il 1 giugno 2019, liberamente tradotto da Federica Porchera, quarta parte
Paul O’Montis (1894-1940) fu un famoso cabarettista degli anni ‘20. Passò la maggior parte della sua giovinezza ad Hannover, per poi trasferirsi a Berlino nel 1924, dove cominciò ad esibirsi nei cabaret. Divenne un famoso cantante, comico ed imitatore. I suoi spettacoli erano ingegnosi e trasgressivi, pieni di doppi sensi e giochi di parole. La sua omosessualità era aperta e totale, anche grazie al fatto che gli anni ’20 a Berlino furono un periodo di grande libertà e visibilità per omosessuali e transessuali.
Fu co-sceneggiatore del film Das Diadem der Zarin (Il diadema della Zarina), uscito in Germania nel 1922, e del film Der Mann mit der eisernen Maske (L’uomo con la maschera di ferro), uscito in Austria nel 1923. Scrisse anche la sceneggiatura dell’operetta Das blaue Mieder (Il corsetto blu) del 1924. Nel 1926 collaborò con la rivista Lanterna Magica.
Nel 1927 incise il suo primo disco con la casa discografica Odeon, accompagnato dal violinista Béla Dajos e dalla sua orchestra di ballo; fu la prima di più di 70 registrazioni. Firmò un contratto con la Deutsche Grammophon nel 1929, presso cui collaborò con stelle del calibro di Paul Godwin, e perfino con Mischa Spoliansky. Si esibì nei più famosi cabaret di Berlino, Amburgo e Hannover. Nel 1929 incise una delle sue canzoni più famose, Ramona, per la Odeon.
Quando i nazisti presero il potere, le cose cambiarono. Iniziarono ad accusarlo di essere un pedofilo e un pervertito. Riuscì a scappare in Svizzera e in Austria, ma dopo l’annessione dell’Austria alla Germania fu costretto a fuggire anche da Vienna. Si rifugiò a Praga, dove fu arrestato nel 1939. Fu immediatamente deportato, prima a Zagabria, poi a Łódź.
Nel 1940 fu mandato nel campo di concentramento di Sachsenhausen, con il triangolo rosa come simbolo distintivo. Lo rinchiusero nelle baracche di isolamento, dove riuscì a sopravvivere solo per sei settimane, in condizioni terribili. La versione ufficiale afferma che si impiccò nella sua cella, però secondo alcuni testimoni oculari la sua morte fu causata da torture crudeli. Aveva solo 46 anni.
Testo originale: MEMORIA DEL HOLOCAUSTO