Pax Christi USA: la giustizia verso i gay è una questione imprescindibile
Articolo di Ludovica Eugenio tratto da Adista Notizie del 29 giugno 2013, n. 24, pag.11
Pax Christi Usa ha 40 anni, ed è tempo di bilanci ed aperture a nuove prospettive e nuove realtà, tra cui il multiculturalismo e le tematiche di genere.
È questo il contesto in cui si è svolta dal 14 al 16 giugno ad Atlanta, l’assemblea annuale del movimento, cui ha dato un’intonazione decisa l’intervento del teologo p. Bryan Massingale, docente alla Marquette University, esperto in etica sociale, con un intervento finale che ha tirato le fila della storia di Pax Christi e ha indicato una strada precisa.
Se Pax Christi intende continuare a essere un movimento al passo con i tempi e più efficace nella Chiesa e nella società, «deve occuparsi di giustizia e pace a livello multiculturale», ha detto, sottolineando che «la pace non può più essere un tema isolato».
Non solo: per continuare a fare sentire la sua voce in modo credibile, non è più procrastinabile l’impegno per la giustizia e l’equità anche nelle questioni di genere e per le comunità Lgbt: Pax Christi, ha affermato, «deve accogliere persone di tutte le identità di genere e di ogni orientamento sessuale».
Certo, ha riconosciuto, si tratta di un tema «nevralgico e delicato» per qualcuno all’interno dell’organizzazione, ma vi sono ben due ragioni che spingono in questa direzione. La prima è di tipo demografico: «Per i giovani ai quali insegno, l’uguaglianza di gay e lesbiche è il diritto civile per eccellenza».
E ha ricordato che un sondaggio tra i giovani, svolto nel 2009, evidenziò che i quattro aggettivi usati per definire le istituzioni religiose sono “intollerante”, “giudicante”, “ipocrita” e “omofoba”.
Insomma, «per i giovani, il criterio di credibilità di un’istituzione religiosa è la sua posizione nei confronti dei diritti Lgbt».La seconda ragione è una questione di giustizia e diritti umani: «Nel mondo – ha detto Massingale – le persone vengono umiliate, torturate, stuprate, esiliate, imprigionate, giustiziate per ciò che sono e per chi amano.
Il caso più eclatante è il progetto di legge “Kill the Gays” in Uganda che prevedeva inizialmente la pena di morte per gli omosessuali; in Sudafrica le donne lesbiche vengono sottoposte ad una pratica chiamata “stupro correttivo”: vengono violentate da gruppi di uomini che vogliono correggere le loro “tendenze peccaminose”».
E senza dover attraversare l’oceano, per quanto riguarda gli Stati Uniti basta citare una serie di crimini contro i gay avvenuti di recente: «Crimini dell’odio, assassinii brutali accolti da un silenzio assordante e inaccettabile dalle autorità cattoliche».
Il punto è, ha sottolineato, che a prescindere dall’opinione di ciascuno sulla condotta di un altro, «i diritti umani fondamentali sono inalienabili e provengono da Dio» e devono essere «protetti e difesi senza compromessi né ambiguità. Non si tratta di correttezza politica, è il Vangelo».
L’intervento di p. Massingale è stato interrotto più volte da applausi; non è, d’altronde, la prima volta che temi Lgbt vengono affrontati da Pax Christi.
Nel 1998, l’organismo si unì all’associazione New Ways Ministry fondata da suor Jeannine Gramick e rivolta ai cattolici gay e lesbiche, nel pubblicare sul New York Times una pagina di sottoscrizioni in risposta al brutale assassinio di un giovane gay. Nove vescovi e circa 2mila cattolici firmarono il documento.