Pechino scopre i gay e lo mette per iscritto
Articolo di Anna Lombardi tratto da Il Venerdì di Repubblica del 14 settembre 2007
La parola “gay” è ancora problematica per il governo cinese, anche se non più come una volta. Oggi la politica del governo di Pechino verso le persone omosessuali si può riassumere con la teoria, tutta cinese, delle tre negazioni: “Non approvo, non disapprovo, non promuovo”. Intanto però, segno dei tempi, il governo inserisce per la prima volta nel vocabolario cinese alcuni ideogrammi che si riferiscono all'omosessualità.
È una nuova rivoluzione culturale: il ministero dell’Educazione cinese ha annunciato l’ingresso di centosettantuno nuove parole nel vocabolario ufficiale. Parole che hanno significati non propriamente consoni alla morale cinese, ma che sono così diffuse da aver bisogno di ideogrammi.
Come il titolo del film di Ang Lee, Brokebock Meuntain, che nonostante fosse stato bandito dalla severa censura cinematografica è diventato popolare grazie alla diffusione in copie clandestine: e ormai è sinonimo della parola tabù "omosessuale".
Altri ideogrammi indicano concetti nuovi come «single over trenta» e ne è stato studiato uno perfino per indicare il famoso (e ancora non propriamente accettato) motore di ricerca Google.