Per essere se stessi. La vita vissuta dalle persone trans all’inizio del novecento
Testo di Emily Skidmore tratto da “True Sex: The Lives of Trans Men at the Turn of the Twentieth Century”, NYU Press, 2017, pagina 1, liberamente tradotto con DeepL.com, revisione di Innocenzo Pontillo
Nel 1902, il trentatreenne Harry Gorman fu ricoverato in ospedale a Buffalo, New York (Stati Uniti), in seguito ad una grave caduta che gli provocò la rottura di una gamba. Sebbene all’apparenza questo evento sembri insignificante, suscitò una grande tempesta mediatica. Infatti, mentre era nel suo letto d’ospedale, venne appurato che Gorman non aveva l’anatomia generalmente associata alla mascolinità, nonostante avesse vissuto come uomo per più di vent’anni.
Questa rivelazione attirò l’attenzione dei giornali di tutta la nazione, da Tucson a Boston, da Fort Worth a New York. Gorman spiegò che la sua decisione di vestirsi da uomo era stata presa in gioventù, motivata sia dal desiderio di sentirsi libero, sia dalla frustrazione per le limitate opportunità disponibili per le donne.
Dichiarò al New York World: “Volevo essere un uomo, e da quando ho compiuto tredici anni [,] ho indossato degli abiti maschili. Sono arrivata a New York vent’anni fa. Ho lavorato in tutte le grandi città degli Stati Uniti e del Canada come uomo. Le persone pensano di essere così intelligenti. Io li ho ingannati tutti e se non fosse stato per l’incidente in cui sono caduto e mi sono rotto una gamba […] sarei ancora un uomo“.
Gorman spiegò che, come uomo, aveva sfruttato tutte le opportunità che erano offerte agli uomini, compreso il matrimonio con una donna. Aveva anche votato e dichiarò al New York World: “Sono un buon democratico…. e ho votato negli ultimi sette anni“.
Forse la cosa più sensazionale di tutte, però, fu la rivelazione di Gorman di non essere l’unico uomo trans che nella città di Buffalo si sentiva a casa. Infatti, affermò di conoscere almeno “dieci donne che a Buffalo indossano abiti maschili e ricoprono posizioni maschili“. Poi aggiunse: “Avevamo un’organizzazione? No, non era un’organizzazione, ma ci incontriamo di tanto in tanto […] e davanti a una birra e ai sigari nei saloon […] ci siamo fatte molte belle risate a spese degli uomini”.
In questo modo Gorman suggerì ai lettori dei giornali che, sebbene il suo “vero sesso” potesse essere stato scoperto, c’erano molti altre persone come lui che continuavano a vagare per le strade, senza che fossero sati scoperti.
Il Logansport Journal dell’Indiana titolava ci sono “Dieci donne mascherate da uomini“. Inoltre, la cosa più inquietante per alcuni lettori – soprattutto per gli uomini cisgender – era che persone trans non individuabili si trovassero spesso nei saloon, una delle istituzioni maschili più sacre del primo Novecento, per deriderli e farsi “molte belle risate a spese degli uomini“.
La breve storia di Gorman può inizialmente apparire irrilevante, come la rivelazione del “vero sesso” di Gorman potrebbe sembrare, a prima vista, altrettanto irrilevante per la storia degli Stati Uniti a cavallo del ventesimo secolo. Tuttavia, nulla potrebbe essere più lontano dalla verità.
I giornali di tutto il Paese parlarono del caso di Gorman con articoli dai titoli vistosi, come “È stata un uomo per 20 anni“. La grande quantità di notizie sui giornali riguardanti Harry Gorman dimostrò che gli americani all’inizio di quel secolo erano affascinati dal genere, in particolare dalla sua permeabilità, dalla sua elasticità e dai modi in cui si intersecava con la razza, la classe e la sessualità.
Anche se la rivelazione del “vero sesso” di Gorman fu descritta da alcuni giornali come “sorprendente”, è probabile che questa non fosse la prima storia di un uomo trans che i lettori leggevano sui dei giornali. Infatti, i giornali di tutto il Paese riportavano regolarmente storie di persone a cui era nate donna ma che avevano scelto di vivere come uomini; almeno sessantacinque casi sono apparsi sui giornali statunitensi tra gli anni Settanta e Trenta del Novecento.
Ad esempio, nel 1883, Frank Dubois ottenne l’attenzione nazionale quando fu scoperto il suo “vero sesso“. Anatomicamente femmina (e madre di due bambini), Dubois abbandonò la sua famiglia a Belvidere, nell’Illinois, per iniziare una nuova vita nella piccola città di Waupun, nel Wisconsin.
Una volta a Waupun, Dubois si fece un nome di grande lavoratore, si ambientò rapidamente e sposò una giovane donna di nome Gertrude Fuller. Dubois si inserì così bene nella piccola comunità che i cittadini scoprirono il suo “vero sesso” solo quando il suo ex marito con i suoi due figli arrivarono in città alla ricerca della moglie e madre scomparsa, attirando l’attenzione dei giornali nazionali. […]
Testo originale: Introduction: Harry Gorman’s Buffalo