Per fare pastorale cattolica con le persone LGBT bisogna renderle visibili
Articolo di Jessica Fromm pubblicato sul sito del settimanale Metroactive (Stati Uniti) nel novembre 2009, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Il consiglio pastorale della parrocchia (cattolica) di santa Giulia Billiart (California, Stati Uniti) si è recentemente riunito, sotto la guida di Bob Rucker, per discutere della missione verso le persone LGBT cattoliche. Rucker ha presentato un documento di dieci pagine per spiegare gli obiettivi del nuovo ministero e chiarire la posizione della Chiesa e della diocesi riguardo la pastorale per le persone omosessuali. Il consiglio ha risposto favorevolmente: “Vogliamo fare un passo ulteriore, moltiplicare i nostri sforzi, per poter essere accolti pienamente come esseri umani con famiglia e non semplicemente come persone omosessuali”.
Per Bob Rucker è essenziale rendere pubblica la pastorale, perché anche la sua parrocchia sta attraversando una fase di stanca: “Due giorni fa, alla Messa di padre Jon delle 11.30, ho incontrato una coppia che non conoscevo. Quando due uomini si presentano assieme, è probabile siano una coppia gay. Li ho raggiunti e ho detto ‘Hey, come state? Mi chiamo Bob, oggi faccio io le letture. Il mio compagno si chiama Ben’. I loro occhi si sono illuminati. Hanno cominciato a dirmi ‘Ecco, ci siamo sposati l’anno scorso, abbiamo una famiglia e ci piace qui. È bello che sei venuto a dirci che sei gay anche tu’ e io: ‘Sì, ho confessato la verità. Forte, no?’. Dobbiamo convincere la Chiesa che confessare la verità non ferisce né i sacerdoti, né l’istituzione, né i parrocchiani. […] Forse che entro in chiesa urlando a destra e a manca ‘Sono gay! Sono gay! Sono gaaaaaaay!’? No, certo che no, ma non perdo occasione di parlare della mia famiglia e del mio compagno. Se non ne parlassi, lo disonorerei. Ai gay e alle lesbiche hanno detto per troppo tempo ‘Statevene tranquilli, non parlatene in chiesa e sarete ben accetti’. Ora invece diciamo ‘Parlatene pure, siate aperti’”.
Rucker è andato diverse volte con il suo compagno alla Messa di Emmaus, nella parrocchia di san Martino di Tours, ma ritiene che la diocesi non si stia impegnando abbastanza per assistere le persone omosessuali cattoliche con i loro problemi: “Sono gay e afroamericano, e per me la Messa di Emmaus è un esempio smaccato di ‘separati ma uguali’, lo stesso paradosso che dobbiamo affrontare noi neri: le nostre opportunità sono uguali a quelle dei bianchi, ma in luoghi diversi. Questo è assolutamente anticristiano”.
Il suo compagno non è d’accordo con lui: molti dei loro amici gay e delle loro amiche lesbiche accettano di buon grado la Messa di Emmaus come un’opportunità di rimanere uniti alla fede cattolica: “Io sono cresciuto con un padre che ha marciato con Martin Luther King e penso che ambedue non farebbero certo salti di gioia di fronte a una Chiesa Cattolica che ci getta le briciole e dice ‘Questo vi deve bastare’. No, non ci basta”.
Secondo Rucker, la parrocchia di santa Giulia Billiart è il luogo migliore nella regione di San Francisco per pubblicizzare la missione verso le persone LGBT cattoliche. Il ministero va ancora messo a punto, ma ora è tempo di iniziare e far partire la discussione: “Non facciamoci illusioni: non sarà semplice, né rapido. Forse non vivrò abbastanza per vederne i frutti. Però il 4 novembre scorso [2008], mia madre novantacinquenne ha fatto in tempo ad assistere all’elezione del primo presidente nero. Abbiamo pianto insieme, perché non credevamo sarebbe mai successo. C’è un Dio, e con lui tutte le cose sono possibili. Provare per credere”.
Testo originale: Gay Catholics Come Out