Per gli omosessuali nascosti nell’armadio non c’è cristianesimo
Riflessioni di Carlos Osma pubblicate sul blog Homoprotestantes (Spagna) il 25 agosto 2016, liberamente tradotte da Benedetta Protano
Ancora mi sorprende che oggigiorno gli Lgbti cristiani del mio Paese vivano perlopiù nascosti e si “lascino” maltrattare psicologicamente dai discorsi fondamentalisti che trovano nelle loro chiese e nelle loro famiglie cristiane. A volte mi sembra così ripugnante il maltrattamento a cui sono sottomessi che mi risulta difficile comprendere la ragione per cui il fuoco, che secondo la tradizione si riversò su Sodoma, non si riversa davvero su quelle chiese e su quelle famiglie, facendole scomparire per sempre. Il fatto è che è patetico vedere in che modo venga umiliata quella gente, e come venga fatta soffrire tanto crudelmente, mentre si celebra e si predica l’amore di Gesù. Che razza di ipocriti!
Ma mettendo da parte l’atteggiamento di questi presunti seguaci di Gesù, che in realtà non sono altro che un gruppetto di mediocri che amano primeggiare, mi chiedo perché voi lgbt evangelici che appartenete a tutte le chiese evangeliche di questo Paese, non fuggite via da questi campi di concentramento o camere di tortura. Sì, lo so già, so che avete una dipendenza emotiva, e che se avete il coraggio di essere voi stessi o voi stesse, verrete espulsi dall’unico mondo che conoscete e che vi dà sicurezza. Ma quale sicurezza è quella che ti distrugge la vita? Quale sicurezza è quella che ti porta alla disperazione? O quella che ti fa gettare in un fosso la vita felice che potresti avere?
E’ del tutto indubbio che, nella maggior parte delle occasioni, uscire dall’armadio in un ambiente evangelico significa rimanere solo, rimanere sola. E quella è un’esperienza molto difficile, che fa risultare molto chiaro che tipo di Vangelo seguano gli evangelici con i quali siamo cresciuti. Tuttavia, beata solitudine quella che ti permette di tornare a costruirti la tua vita, una vita fatta di verità, e non la vita da cani che hai adesso. E’ un dono divino la solitudine in cui non ascolti più le paternali di quelli che vogliono fare i buoni con te ma in realtà ti fanno del male. Un’opportunità irripetibile, quella di rimanere solo per ricominciare, per aprirti alla speranza di conoscere qualcuno di diverso, per poter respirare e muoverti in libertà. Te lo immagini? Magari è ancora possibile.
E voi lgbt, che vivete nascosti nelle chiese evangeliche, potrete essere pastori, cantanti, diaconi, o insegnanti di una scuola domenicale, ma non siete cristiani, o perlomeno non vivete nel cristianesimo. Perché il percorso di Gesù non ha nulla a che vedere con la finzione a cui avete ridotto la vostra vita. Il percorso di Gesù fa spalancare le gabbie dentro le quali vi hanno messo, ed è possibile che si venga lasciati in mezzo al nulla, ma un nulla dove si può seguire Gesù, il maestro, e non la montagna di ignoranza e superficialità religiose con cui siamo stati educati. Dentro un armadio non c’è fede, non c’è percorso, non c’è amore. Non c’è cristianesimo. E tutta quella sofferenza che provoca repressione, e con cui credi di conquistare il cielo, non serve a nulla… Il cielo si vive proprio qui, seguendo Gesù, e non il piccolo mondo evangelico che ti dice come devi vivere la tua vita per farti accettare.
In certi momenti bisogna farsi valere, dico io! In certi momenti le letture bibliche che hai fatto da quando eri bambino o bambina, e che mostravano persone che affrontavano l’ipocrisia, le convenzioni sociali, perfino la morte… devono chiamarti, devono dirti: “Il Vangelo mi spinge a lasciare la mia vita fatta di menzogna per poter vivere la vita fatta della verità che Dio vuole per me”. In certi momenti, se l’omofobia in cui sei stato educato ha lasciato qualche spiraglio affinché il Vangelo pianti un seme dentro di te, ti dirai: “Voglio davvero seguire Gesù, e devo oppormi all’odio dell’omofobia. La mia fede mi invita a fare questo”. In certi momenti, se non hanno distrutto la tua vita o non ti hanno fatto perdere per sempre la fede, ti dirai: “Voglio essere cristiano”.
Altrimenti, puoi continuare come hai fatto finora, con la tua doppia vita, con il dolore nel petto, con la paura di essere scoperto. Con alti e bassi emotivi, che alla lunga ti porteranno a contrarre una malattia psicologica, se già non l’hai contratta. O con la possibilità di fuggire ogni volta per trovare sollievo, per poi ritornare in gabbia, a guardare male quelli che non sono cristiani buoni come te. Puoi nasconderti dietro cinque versetti o dietro la Bibbia intera, ma sai bene di essere un vigliacco, non un cristiano. Se vuoi esserlo, dovrai ascoltare il maestro, che ti invita a lasciare le reti in cui sei intrappolato, e con cui a volte provi a intrappolare le altre o gli altri, e seguirlo. Questo è il cristianesimo, un salto nel vuoto, non un cambiamento di chiesa. Un salto nel vuoto, diretto verso il nulla, ma con una meta precisa: la felicità, l’amore e la libertà.
Testo originale: Dentro del armario no hay cristianismo