Per i cattolici LGBTQ, essere vulnerabili non è una debolezza
Riflessioni bibliche* di Michael Sennett** pubblicate sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) l’11 luglio 2021, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Nel Vangelo di oggi troviamo varie gradazioni dell’essere in relazione: il legame tra gli Apostoli, quello di Dio con gli esseri umani, e il rapporto con le persone ostili. Le relazioni sono fondamentali quando si segue Cristo, che siano con la famiglia, gli amici, i vicini di casa, Dio, i partner e perfino i nemici, e i rapporti esigono un certo livello di vulnerabilità e fiducia.
Pregare con questo passo delle Scritture non è facile per me. Invece di essere colmo di pace, il mio corpo è scosso dalla rabbia; sento i denti serrati e il battito che accelera, e non riesco a capire il perché di una reazione così intensa.
Poi comprendo. Marco (Mc 6,7-13) racconta di come Gesù manda gli Apostoli due a due per predicare la Buona Novella: questo racconto mi fa sentire nudo, perché molti cattolici sfruttano la vulnerabilità delle persone LGBTQ+, e guardano alle nostre relazioni come fossero qualcosa di immondo.
La proibizione di benedire le coppie dello stesso sesso, emanata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede lo scorso marzo, è solo una delle afflizioni imposte dalla gerarchia cattolica alla comunità LGBTQ+.
Questo documento è stato la causa di molto dolore, nonostante non sia né la prima, né l’ultima volta che alle relazioni queer viene negato ogni valore. Le persone LGBTQ+ cattoliche sono in una posizione vulnerabile, come gli Apostoli nel Vangelo di oggi: nonostante la nostra fiducia in Gesù, abbiamo davanti una Chiesa che non sempre ci accoglie, e che spesso non ci annette valore.
Molti si sono affrettati a far notare come il linguaggio usato non sia niente di nuovo, che questa è da sempre la posizione della Chiesa, ma, a dire la verità, non è stato il linguaggio a turbarmi; sono piuttosto il rifiuto senza mezzi termini e la mancanza di compassione da parte dei vertici cattolici a pesare come un macigno sul mio cuore e la mia mente.
Perché continuano a ribadire l’esclusione? Proprio quando le nostre vecchie ferite si stavano rimarginando, e avevamo abbassato la guardia, ecco che ci pugnalano di nuovo, con un atteggiamento che assomiglia molto a quello di un abusatore.
Ma non sono solo i membri della gerarchia a farci del male: anche i sacerdoti e i laici sottovalutano l’importanza dell’amore e del sesso tra le persone queer. Per esempio, un articolo del [settimanale gesuita] America, intitolato “La Chiesa propone modelli di amore omosessuale casto. Perché pochi cattolici gay li conoscono?”, mi ha colpito molto negativamente.
È erronea l’idea che le persone LGBTQ+ abbiano semplicemente bisogno di amicizia. L’amicizia è importante, e le persone LGBTQ+ cattoliche che praticano il celibato valgono tanto quanto le altre, ma le persone queer cattoliche non dovrebbero rassegnarsi ad avere solo relazioni platoniche, se non vi sono state chiamate da Dio.
Le persone LGBTQ+ cattoliche meritano di vivere la pienezza dell’amore tanto quanto il loro prossimo cisgender ed eterosessuale, e la dottrina della Chiesa dovrebbe riflettere tale realtà.
Sono un po’ imbarazzato nel confessare che speravo nella possibilità di sposarmi di fronte alla Chiesa; una speranza forse ingenua, che però mi ha fatto scorgere un futuro nei giorni in cui ho pensato di farla finita. All’indomani del responsum vaticano, così fuori dalla realtà, New Ways Ministry e [il settimanale] America hanno pubblicato reazioni delle (e per le) persone queer cattoliche.
Ascoltare altre voci LGBTQ+ mi ha confortato, e mi ha aiutato a smaltire il dolore per il responsum, senza contare che teologi, laici, religiose e sacerdoti hanno ribadito il loro impegno per la giustizia dovuta alle persone LGBTQ+. Alcuni sacerdoti sono arrivati a dichiarare pubblicamente che avrebbero continuato a benedire le unioni queer: simili risposte pastorali sono molto potenti nello scacciare i demoni.
Gesù riconosce la vulnerabilità dei suoi Apostoli, non in quanto segno di debolezza, bensì in quanto testimonianza dell’amore di Dio. Noi cattolici LGBTQ+ incontriamo un’immensa ostilità, eppure rimaniamo fedeli servitori di quella medesima Chiesa che una volta di più ci ha rifiutat*.
Scacciat* e inascoltat*, con coraggio scuotiamo la polvere dai nostri piedi rendendo testimonianza contro i nostri nemici, nella speranza di un futuro migliore per noi persone queer.
Il Tempo Ordinario ci invita ad essere discepoli straordinari, e in questo le persone queer cattoliche possono assumere il ruolo di guida.
* Riflessioni nate dalle letture liturgiche per domenica 11 luglio 2021, quindicesima domenica del Tempo Ordinario
Prima lettura: Amos 7:12-15
Salmo responsoriale: Salmo 85:9-10, 11-12, 13-14
Seconda lettura: Efesini 1:3-14 o 1:3-10
Vangelo: Marco 6:7-13
** Michael Sennett è direttore della comunicazione della parrocchia di sant’Ignazio di Loyola a Chestnut Hill, nel Massachusetts. Michael è un uomo trans, si è laureato nel 2018 alla Saint Xavier University e ama ascoltare testimonianze di spiritualità queer. Cerca sempre opportunità per servire ed evangelizzare le persone trans, e in futuro spera di laurearsi in teologia.
Testo originale: For LGBTQ Catholics, Being Vulnerable Is Not a Weakness, But a Testament of God’s Love